samedi 12 mars 2022

 

Dal Colle alla Riviera Ligure 

L’ultima di gennaio e la prima di febbraio sono state le due settimane che, sotto un certo aspetto, possiamo definire come quelle “nazionali” del nostro Stivale. Anche i nostri occhi di emigranti sono stati rivolti in Patria con emozione, commozione e nostalgia.

Procedendo con ordine, è stato il Colle a polarizzare l’attenzione in attesa della nomina del nuovo presidente della Repubblica Italiana. Ed anche questa volta sono stati i politici a mandare avanti il Paese facendolo rimanere fermo lì dov’è da sempre; hanno cercato, come al solito, di fare un passo avanti senza avanzare affatto, in quell’eppur si muove che fa da sfondo statico nel cosmo politico nel Paese del “bel sì che suona”. Si trattava di dare una nuova guida alla terra che ha prestato al nostro vessillo il verde dei prati, il bianco dei monti e il rosso del sangue dei caduti ieri in guerra ed oggi e sempre stesi a terra da governanti senza scrupoli. Come se non sapessero che detto momento sarebbe giunto, hanno atteso l’ultimo minuto per decidersi a scegliere il giusto candidato. Uno dei papabili più indicati era Draghi; ma chi mettere a capo del Consiglio al posto suo? Indirettamente hanno fatto capire che nessuno di loro era adatto a sostituirlo! Che ci stanno a fare, allora, lì a Palazzo…per intrallazzo? E manco a dirlo, pure per la salita al Quirinale, tolto Draghi e Mattarella, nessun altro aveva i requisiti per una buona scalata. Ed è così che nessun pezzo degli scacchi è stato mosso e tutto è andato avanti come prima; ed a missione compiuta eccoli ritornati ad alzare la cresta nel pollaio di Montecitorio, senza immaginare di venir poi derisi dai cugini d’oltralpe: i veri  galli di un tempo!

Ci ha pensato San Remo, la settimana successiva, a mettere su di morale il popolo italiano: quello in Patria e quello sparso ovunque nel mondo! Ed è stato veramente all’insegna della buona musica il primo festival del post-covid; quello che mi piace definire dell’unicità, anche se arricchito pure dai soliti contrasti e divergenze di look e di vedute. Alquanto all’altezza della situazione i più giovani e ancora piena di carisma anche la vecchia guardia: non a caso l’eterno ragazzo Morandi metteva in risalto la presenza sul podio di ben tre generazioni di cantanti. Sì, di musica ce n’è stata tanta anche quest’anno sul palco dell’Ariston: di alta qualità, di vario genere e densa di messaggi. E solo per questo già lo ritengo degno di un quarto e pure di un quinto mandato il tandem Ama-Fiore. Ci avete fatto caso alla simpatica  unicità proprio di Amadeus in quest’itala manifestazione? Ha messo alla berlina, per la terza volta, l’incallita esterofilia dei suoi predecessori nell’arricchire il festival con ospiti stranieri, avvalendosi come spalla unicamente del gentil sesso nostrano. Delle cinque esimie co-conduttrici di quest’anno è stata la solare esibizione della giovane foggiana Giannetta (and company) a farla da padrona, surclassando addirittura la mitica Muti e la stupenda Ferilli; laddove è stata la Drusilla a scandire la vera nota dell’unicità, unitamente all’accorata testimonianza della Cesarini che sono state entrambe giustamente fonti di commozione e di umana comprensione. Da parte mia mi vado ancora domandando come mai l’osannato Mahmood non abbia mai chiesto un applauso per il non razzismo italiano nei suoi confronti; che stupenda l’ispana Ana Mena, che ha accettato la sua bocciatura con solare serenità. Visto che anche l’occhio vuole la sua parte, permessivismo a tutto trend in quanto a moda e abbigliamento: dallo spacco al nudo completo, dal provocante all’indecente. Ragion per cui tanto di cappello alle scelte di gusto e di buon senso di giacca e cravatta, nonché di abiti di circostanza…mosche quasi sempre più rare dell’alta moda!

Intanto San Remo è sempre San Remo e questo ne è stato uno dei tanti, uguale e diverso dai precedenti e forse anche dai successivi, quello che per la prima volta si è visto incorporato il fantasanremo…un’altra gioiosa unicità nell’unicità! San Remo: lo specchio dell’odierna italianità, e magari pure dell’intera umanità, che in un non ancora nuvoloso passato sogna un post-covid più sereno.   

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