samedi 14 juin 2014


GENTE  NOSTRA

Quando un emigrante partiva per l’estero, in un angolino della sua valigia di cartone, riponeva istintivamente l’amore per il suo paesello e la fede in Dio che lì gli avevano inculcato. Due valori forti dove attingere forza e coraggio per affrontare e superare le avversità di una vita verso l’incerto. Due  sentimenti profondi che, pur custoditi gelosamente nel cuore, è riuscito a trapiantare anche nelle terre da lui scelte come sua nuova Patria. Ecco il perché dei vari festeggiamenti e dei tanti pellegrinaggi in onore di questo o quell’altro santo patrono; ed è anche questo il perché delle numerose associazioni paesane messe su, lungo gli anni, dalla gente emigrante. Festeggiamenti, pellegrinaggi e sodalizi che, al tempo stesso che matenevano vivi i contatti con la Madre Patria, arricchivano di nuove vedute sociali anche quella adottiva. Oggi sono all’ordine del giorno e, forse, sanno pure di antico; comunque, su nel tempo, è soprattutto in tal modo che noi italiani abbiamo interagito in quello scambio interculturale, pacifico e costruttivo, con tutte le altre etnie venutesi a stabilire al nostro fianco in terra canadese: è quell’associazionismo che ha cambiato l’aspetto storico, politico e sociale di quelle terre dove gli emigranti sono andati a stabilirsi! Abbiamo mai pensato a ringraziare degnamente questi ignoti organizzatori di pellegrinaggi e feste patronali, nonché questi  fondatori di associazioni paesane? Eccovi, in questo contesto, il profilo biografico di uno che è stato capace di coinvolgersi con brillante risultato nel suddetto nostalgico trittico di sagre paesane: naturalmente è il profilo di uno dei tanti sconosciuti a cui voglio dare un filo di notorietà attraverso questo mio angoletto…altrettanto sconosciuto! Vi dico in partenza che ho pensato di dare spazio ad un compaesano che ammiro di cuore per il suo senso di responsabità e che vedo prodigarsi, ancora oggi, in queste attività paesane con lo stesso volenteroso entusiasmo dei tempi che furono. E lo faccio ben volentieri per il motivo che in questo 2014 l’associazione da lui fondata compie i suoi  primi 40 anni di vita.

       Questo solito-ignoto risponde al nome di Lino; è Campodipietra, un paesetto del Molise in provincia di Campobasso, a vederlo nascere il 20 giugno del 1934 da Giuseppina Cefaratti e Francesco Lamenta. Halifax, intanto, nel freddo febbraio del 1953 lo vede sbarcare dopo una lunga traversata transoceanica dalla nave Saturnia e prendere un treno alla volta di Montreal. Giunto in Canada alla giovane età di soli 19 anni gli è difficile staccarsi col pensiero dal paesello nativo dove pertanto è rimasta una piccola parte del suo cuore…cioè quella sinceramente legata alla sua amata Filomena: la dolce speranza dei suoi sogni! Vi ritorna dopo sette anni e il 18 luglio del 1960 coronano il loro sogno d’amore nella Basilica di Pompei presso Napoli. Dopo la parentesi matrimoniale e la rituale luna di miele il ritorno in Canada che, fatto in amorevole compagnia, risulta molto più confortante e pieno di speranze. E queste non tardano a divenire realtà perché nel 1962 arriva Frank ad allietare il loro focolare; in appresso, nel 1967 due stupende gemelle, Josephine e Lina vengono a completare il felice nucleo familiare. Ma se una volta si lasciava la terra natale per recarsi altrove, lo si faceva per trovare un buon lavoro onde sopperire alle necessità economiche personali e di famiglia. E Lino trova soddisfazione a questo suo bisogno presso la manifattura Standard Desk dove svolge la lusinghiera mansione di caporeparto: un significativo lavoro che gli permette di sbarcare il lunario in modo orgogliosamente decoroso e incoraggiante.

       Questo per quanto riguarda l’ambito domestico; ma per quel che concerne le vedute sociocomunitarie? E a tale proposito rientrano in gioco la nostalgia e il ricordo delle tradizioni e dei costumi di paese. Perché tante usanze di ricordevole sapore paesano non trapiantarle pure qui in terra forestiera e non condividerle con le nuove genti qui incontrate? A Campodipietra ogni anno si organizzava un pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo sul Gargano in onore di San Michele Arcangelo protettore del paese. Perché mai, assieme a tutti i compaesani, non ripristinare  pure qui la pratica di una così sentita devozione? La stupenda idea diventa fatto vissuto il 5 settembre del 1971. Lino, coadiuvato dai compaesani Carmine Ritone e Mario Geronimo, mette in atto questo caro sogno presso il santuario Marie Reine des Cœurs nei pressi di St. Callixte, con soddisfacente afflusso di paesani e simpatizzanti. E quel giorno dovette essere stato abbastanza commovente sentirsi uniti alla Madre Patria nonché incoraggiati, appunto perché tutti insieme, ad affrontare l’avvenire con maggior sicurezza. Ed oggi che quell’avvenire non è altro che il ben superato passato, non mette un fremito al cuore e un nodo alla gola un così grande e bel ricordo?

In quegli anni 50 e 60 il problema dell’integrazione sociale era uno di quelli abbastaza delicati e sentiti; soli, spaesati e senza una conoscenza delle lingue locali era un po’ difficile sfondare nell’impatto multietnico in cui si era venuti a vivere. Perché dunque non mettere su un’associazione per riunire i compaesani, darsi un colpo di mano per meglio far breccia sul lavoro e in società, e soprattutto mantenere vivi i contatti con la Madre Patria? Nelle vedute di Lino  balena un improvviso raggio di luce: allargare il cerchio di azione del pellegrinaggio del 5 settembre dando vita appunto ad un’associazione campopietrese. É il 13 settembre di quello stesso anno allorché contatta i seguenti compaesani: Giuseppe Cefaratti, Michele Perrotta, Francesco Lamenta, Michele Lamenta e Angelo Di Maio per partecipare loro il suo progetto; i cinque amici ne accettano l’idea e tutti insieme danno il via ufficioso a quella che, ancora oggi, è l’Associazione Culturale di Campodipietra a Montreal, che nascerà ufficialmente nel febbraio del 1974 e verrà iscritta nei registri provinciali il 7 giugno dello stesso anno.

Il 12 agosto al paese è festa grande, si festeggia il prottetore San Michele Arcangelo. É un altro momento in cui si rivolge accoratamente lo sguardo al paesetto lasciato per rivivere, nel ricordo dei tempi giovani, la solennità di quella sagra paesana. Non è, questa pure, un’altra festività da celebrare anche qui…tutti i compaesani riuniti? Detto fatto: se ne parla in seno alla neonata Associazione Culturale e si decide di organizzare l’avvenimento la seconda domenica di agosto, in unione di spirito e in sintonia con quella al paese: correva l’anno 1976…ed a tutt’oggi la tradizione è sempre più in auge!

       Nel tessuto sociale canadese queste «storie di tutti i giorni di noi brava gente»  hanno avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo sia dei paesi di provenienza che di quelli ospitanti. Il corso storico di essi  è andato trasformandosi, la mentalità sociale si è andata evolvendo, l’andamento economico è andato migliorando, il pensiero politico si è andato globalmente aggiornando. Tutto ciò anche perché ci sono stati uomini come questi fondatori di sodalizi e organizatori di sagre paesane che, magari senza una specifica istruzione ma dotati di «caparbie» iniziative, lentamente nel tempo ma giorno dopo giorno, hanno permesso pure alla gente comune e normale di porre la sua piccola firma in fondo al grande libro della cultura italiana in terra emigrante. Un pensiero di riconoscente gratitudine, dunque, a tutte queste piccole-grandi personalità che hanno saputo ingranare una marcia in più per far estendere a macchia d’olio la trasparenza della nostra italianità…che ci auguriamo di cuore che venga presa in considerazione, nonché allargata nel tempo e nello spazio anche in appresso. A voi giovani, dunque, questo nobile compito!