vendredi 28 août 2020

In interrogativa covidianità

            Una delle tante cose che ci chiediamo in questo periodo di pandemia è questa: «Cosa ricorderanno i nostri figli, una volta grandi, di questo scombussolamento covidiano?». Vi rispondo subito con un’altra domanda: «Cosa ricordiamo noi, attuali nonnini, di quei catastrofici scombussolamenti causati dalle due guerre mondiali?». Di bombardamenti e di coprifuoco non ricordo niente anche perché, forse, vivevo in un piccolo paesino di provincia; ma di soldati, soprattutto americani, me ne ricordo eccome ed anche molto bene. Mio zio era proprietario di un mulino ad acqua e quindi si affacciavano spesso da quelle parti per scroccare qualche pranzo. Personalmente ricordo che, quando sentivo il motore delle loro jeep, subito scappavo ai bordi della strada e loro mi gettavano scatolette di corn-beef o blocchetti di cioccolata; e ricordo pure che all’asilo infantile ci davano la «farinallatte» bianca e appiccicosa alle labbra: tutto sommato…quasi dei cari ricordi! Noi, piccoli di allora, la guerra non l’abbiamo vissuta direttamente sulla nostra pelle, ma le conseguenze di quelle «nuove abitudini», da essa provocate e a cui dovevamo adattarci, ci hanno spinto sin qui in quest’America lontana: in un Nuovo Mondo!

          Ed allora oggi giorno, in questa nuova covidiana realtà, cosa stanno vivendo i nostri figli? Di cosa ci sentono continuamente parlottare? Immagino che quest’obbligatorio uso della mascherina sarà di certo il ricordo più simpatico e caratteristico che si porteranno dietro con più affetto e nostalgia. Ricordo che quand’ero piccolo io, appena entrati in classe, i maestri come prima cosa ispezionavano le nostre mani e soprattutto le unghie per accertarsi che fossero pulite. E ricordo pure che nei luoghi pubblici e nelle strade passavano sistematicamente degli impiegati comunali per una disinfettazione a base del famoso DDT (diclorodifeniltricloroetano), popolarmente detto «u flit». E voi volete che i nostri figli non si ricordino di questo accurato lavarsi spesso le mani e di questa scrupolosa pratica dell’igiene personale? E scommetto che anch’essi tutte queste cose,  che oggi vivono con gli occhi dell’innocenza, domani, forse, le rivedranno come in un alone di nostalgico sogno! Naturalmente nel nastro della loro memoria resteranno pure le tante «chiacchiere» dette e ridette, scritte e riscritte, lette e rilette virtualmente on line o sentite attraverso radio, televisione ed altri mezzi moderni di comunicazione…chacchiere dei soliti sapientoni di occasione che, anziché allontanare il contagio, diffondono panico e confusione. Tanto per non andare troppo per le lunghe, un’ultima domanda me la faccio io personalmente che mi chiedo cosa penseranno i nostri figli, una volta grandi, degli abituali litigi e polemiche tra virologi e politici ed anche tra virologi e virologi nonché tra politici e politici per cercare di dare una giusta soluzione a questo benedetto covid 19. Non sarà che, soffocati da tanto fumo e niente arrosto, non se ne vadano a cercar fortuna sulla luna o su di un altro pianeta? Appena spuntato, il coronavirus dall’est, tutto il globo si è dato la mano per un esemplare girotondo di pace e di benessere; ma già sembra che ognuno abbia dimenticato questo saggio proposito e che, anche in tema di pandemia «passata la festa, gabbato lo santo». Ah scusate, visto che sto parlando dei nostri figli, c’è ancora un altro interrogativo che mi pongo. Possibile che non si trovi un giusto compromesso e non si  opti per un comune accordo almeno per questo già iniziato rientro a scuola, facendo in modo che almeno una volta l’opposizione non intralci il partito al potere? È mai possibile che col virus ancora in giro, e quindi ancora a tu per tu con la morte in faccia, non si sappia prendere una decisione giusta ed unanime nemmeno quando sono in gioco gli albori stessi della vita?

          Riuscirà, qualche sciagura naturale o qualche sventura umana, a rendere l’uomo più buono? Non penso perché, se così fosse, ci sarebbe riuscita a farlo la peste di Atene che, guarda caso, spazzò via, con buona parte della sua famiglia, anche il grande Pericle, colui che aveva portato all’apogeo la Grecia del quinto secolo avanti Cristo. Penso che l’uomo resterà in eterno o figlio di Caino o figlio di Abele…che piova o che splenda il sole: per diventare buono dovrebbe «sapersi» fare un buon esame di coscienza!

samedi 15 août 2020

In riflessiva covidianità

          La vita continua, bisogna andare avanti e ci si deve adattare a convivere col nemico. Alcuni giorni fa, dopo vari mesi che siamo rimasti su, al terzo piano del nostro condominio, mia figlia per telefono quasi quasi ci ha imposto: “Domani fatevi trovare pronti per le undici che ce ne andiamo alla spiaggia!”; “Ahò, ma che sei matta? Alla spiaggia col virus che sta in giro?!”. “E che c’è di male -risponde mia moglie- vuol dire che prenderemo le debite precauzioni!”. Difatti a lei basta che le dai l’occasione di stare come lucertola al sole e te la sei fatta amica per la pelle. E perciò io, un pò per accontentarle e un pò per non sembrare all’antica, acconsento ed un bel giovedì ce ne andiamo in quel di Ste Adèle.

            Intanto, però, che ordine, e che disciplina, e che reciproco rispetto e senso civico in quella paziente coda alla biglietteria; che debito distanziamento, mascherine al volto o sventolanti al gomito mentre un vistoso cartello fa notare che la sosta in spiaggia non può durare più di tre ore; bah, omai ci siamo e chi si accontenta gode. Proprio di rimpetto all’entrata c’è un piccolo spazio, un pò distante dall’acqua, con tavolino, qualche comoda sedia e degli alberi che ti danno ombra. Lì comunque non c’è limite di tempo e vi ci accampiamo immediatamente; deponiamo le vettovaglie sul tavolo, apriamo le nostre sedie sotto un albero e vi restiamo in santa pace quasi fino al tramonto. Le sedie, guarda caso, sono due nere e una rossa: ancora una volta i colori della  mia squadra del cuore, quella che in campo sportivo sembra aver preso la stessa piega del suo ex presidente in politica! Intanto in quel piccolo fazzoletto d’erba ci godiamo appieno la nostra prima, conscia o inconscia che sia, postcovidiana escursione fuori porta tra il verde degli alberi e il profumo della rigogliosa natura intorno ad un suggestivo laghetto quasi incantato. A tratti Andiamo nell’acqua, a volte ci aggiriamo tra i gruppetti, ben separati l’uno dall’altro, dei bagnanti e, naturalmente, mascherina obbligatoria al volto, si fa anche una capatina al bagno. Che pulizia su quella spiaggetta, che igiene in quelle toilette; ma come mai prima del coronavirus non si aveva tanto senso civico, tanta collaborazione, tanta comprensione, tanta accortezza per gli altri, tanta voglia di essere più prossimi, più vicini gli uni agli altri, essere quelli che ognuno dovrebbe essere: uomini e basta? Mi sa mi sa che questo covid 19 ci abbia messo proprio la testa a posto; mi sa che forse mi sono sbagliato anch’io nel definirlo un poco di buono sin dalla mia prima lettera che gli ho scritto. Qui mi sa che bisogna rivalutare il suo affacciarsi su terra e rimettere in discussione tutto il suo operato in mezzo a noi, poveri comuni mortali; d’ora in poi mi sa che devo onorarmi di chiamarlo il nostro caro nemico…diversamente amico!

            Come ho già detto, in quel piccolo paradiso per un giorno si giunse al tramonto e si decise di consumare una pizza lì stesso per non perdere tempo a preparare la cena al ritorno a casa. Ed ecco pure al ristorante il covidiano rispetto delle igieniche sante regole: disinfettarsi le mani prima di entrare, mascherina al volto se ti alzi dal tavolo a te riservato, seguire la direzione delle frecce se ti sposti o esci dal locale…grazie virus per questi esemplari comportamenti a cui ci stai abituando! Comunque, mani lavate o mani pulite che fossero, non ci fu pizza per nessuno quella sera, in quanto mia figlia optò per le farfalle alla bolognese e mia moglie scelse tagliatelle alla vegetariana per il semplice fatto che il mio occhio, appena aperto il menu, si posò sul termine “all’arrabbiata”; mi ricordai dello scrittore inquieto Ugo Foscolo e fui tentato di ordinare delle buone penne all’arrabbiata…per l’appunto!

Diversamente amico           

Grazie perché:

mi hai fatto sentire l’uomo che sono,

hai saputo umiliare il mio orgoglio,

mi hai fatto tendere la mano al prossimo,

hai messo a nudo la mia nullità,

mi hai insegnato a vivere da essere umano.

Tutto questo grazie a te,

coronavirus,

mio caro diversamente amico!

Grazie perché:

mi hai suggerito di amare la terra,

mi hai consigliato di rispettare il creato,

mi hai intimato di curare la natura,

mi hai ordinato di obbedire alle sue leggi,

mi hai fatto capire di non essere il suo padrone.

Tutto questo grazie a te,

coronavirus,

mio caro diversamente amico!

Adesso fa sì:

che la mia memoria non dimentichi la tua lezione,

che la mia mente si ricordi a lungo dei tuoi disastri,

che il mio cuore si rifaccia bambino,

che la mia coscienza si muova a contrizione,

che il mio operato si illumini di saggezza.

Tutto questo

ancora in attesa del sereno,

coronavirus,

mio caro diversamente amico!