vendredi 8 janvier 2016

ANCHE  QUESTA  È  AMERICA ©
(I racconti di Giuseppe scritti dal Maestro Cuore)
IL SOGNO PROIBITO
       Dalla caffettiera, ancora sborbottante sul fornello appena spento, si versò una tazzina di caffè e la sorseggiò lentamente, come per assaporarne il gusto fino all’ultima goccia. Era un lunedì di festa, ma Angela, sua moglie, per un imprevisto contrattempo si era dovuta recare al lavoro pure quel giorno. Cosa avrebbe fatto Giuseppe, solo soletto, tutta la santa giornata in casa ? Uscì, prese l’auto e partì senza sapere nemmeno lui dove andare. Ad una fermata d’autobus, poco lontano, la sua attenzione fu attratta da una sagoma di donna. Più si avvicinava, più si rendeva conto che era proprio lei, Clara la moglie del suo migliore amico. Lei pure lo riconobbe e non ci fu bisogno né di invito, né di richiesta per un passaggio in macchina. Dopo i convenevoli, fu lui a rompere il ghiaccio: “E allora, come stai, Clara? Non mi dire che stai andando a lavorare!”. E lei: “Oh no, oggi lavora solo Franco. Per non restarmene tutta sola in casa, ho pensato di andare a curiosare un po’ a Place Versailles!”. Al che lui soggiunse: “Bene, allora ti accompagno. Anche mia moglie lavora e io pure me ne sono uscito per non annoiarmi in casa!”.
       A dire il vero, quell’imprevisto incontro mattutino aveva fatto piacere a entrambi. Nutrivano dentro, infatti, una reciproca simpatia che erano sempre riusciti a tenere ognuno per sé, senza mai lasciarla trapelare a nessuno. Tutto sommato, tra le loro famiglie ogni cosa era sempre andata liscio come l’olio. I mariti erano amici per la pelle, le mogli sembravano più che sorelle; perché dunque incrinare quel limpido specchio di rara amicizia familiare? Quel giorno più che mai, entrando e uscendo dalle buotiques, girovagando di qua e gironzolando di là, il tarlo della loro segreta attrazione dovette avere un bel daffare per starsene rintanato nei loro cuori e non uscire allo scoperto. Così vicini l’uno all’altra come non lo erano mai stati prima, tanto uniti che solo la mancata mano nella mano poteva far pensare che non erano marito e moglie, dovette di sicuro essere passato più di qualche volta nella loro mente lo stesso pensiero: “Ma perché non ci siamo conosciuti prima?”.
       Fu verso mezzogiorno, quando erano seduti a uno snak bar, che decisero di fare un salto allo chalet di campagna dove lui aveva qualcosa da sistemare. Un lavoretto da poco che avrebbe permesso loro di essere nuovamente in città prima dell’ora di chiusura delle fabbriche. E così, regolato il conto, eccoli subito in macchina per andarsi a prendere una boccata d’aria pura in piena campagna; e la giornata era proprio una di quelle ideali per trascorrere qualche oretta all’aperto. Imboccando l’autostrada verso il nord lui disse: “Ecco, mentre io eseguo le mie riparazioni, tu puoi approfittare del bel tempo per fare bicicletta!”. Poiché non c’era troppo traffico in una mezz’oretta, a velocità sostenuta, avrebbero raggiunto la meta. A tratti fischiettando, a tratti discorrendo con lei era quasi giunto in fondo al rettilineo che porta alla curva prima dell’uscita da prendere; sul contromano, proprio da quella curva, sbucò una macchina rossa che attirò subito la loro attenzione. Era appena sfrecciata al di là dello spartitraffico che lei esclamò: “Ma quella non era la macchina di tua moglie?”. E lui: “Ma non era tuo marito quello accanto a lei?”.  “Hai capito i due? -commentò lei a mezza voce- Stupidia io che ho represso i miei sentimenti per sensi di scrupolo!”. Al che lui, rallentando, sussurrò: “Cosa hai detto? Allora anche tu…?”. E, guardandola negli occhi, vi lesse  il suo stesso desiderio! Le poggiò una mano sulla spalla e la lasciò scivolare giù dal suo braccio fino a prenderne la sua. Se le strinsero e se le tennero serrate sin quando lui non parcheggiò la macchina dinanzi alla porta dello chalet. Ansiosi, quasi tremanti, aprirono ed entrarono. Cingendosi l’un l’altra i fianchi, si avviarono direttamente verso la camera da letto. Ma sì, a quel punto lì era più che giusto realizzare quel sogno custodito da anni in fondo ai loro cuori. Lui aveva già iniziato a sbottonarle la blusa quando lei, respingendolo con scrupolosa delicatezza fuori dalla stanza, quasi parlando a sé stessa disse: “E se per caso non erano loro? E se, pur essendolo, fossero venuti qui così come lo stiamo facendo noi…in tutta amicizia?”.
       Allorché Giuseppe rientrò in casa, Angela stava già apparecchiando per la cena. “E la macchina?” chiese lui dopo averle dato un bacio sulla fronte, come era solito fare rincasando. E lei spiegò: “Ti ho telefonato tutta la giornata per dirti che stamattina, recandomi al lavoro ho avuto un incidente, ma non ti ho mai trovato. Stasera mi ha riaccompagnata il marito di Clara. E dire che pure lei oggi era introvabile. Ma tu, a proposito, dove sei stato?”.  “Proprio assieme a lei; -rispose lui sinceramente- l’ho incontrata per caso e siamo andati in campagna. Mentre lei faceva bicicletta, io ne ho approfittato per aggiustare la porta del salotto.”…e, fortunatamente, continuarono a vivere  tutti  felici e contenti!

P.S. Al tempo in cui avvennero i fatti il cellulare non era tanto in voga così come oggi.