samedi 15 août 2020

In riflessiva covidianità

          La vita continua, bisogna andare avanti e ci si deve adattare a convivere col nemico. Alcuni giorni fa, dopo vari mesi che siamo rimasti su, al terzo piano del nostro condominio, mia figlia per telefono quasi quasi ci ha imposto: “Domani fatevi trovare pronti per le undici che ce ne andiamo alla spiaggia!”; “Ahò, ma che sei matta? Alla spiaggia col virus che sta in giro?!”. “E che c’è di male -risponde mia moglie- vuol dire che prenderemo le debite precauzioni!”. Difatti a lei basta che le dai l’occasione di stare come lucertola al sole e te la sei fatta amica per la pelle. E perciò io, un pò per accontentarle e un pò per non sembrare all’antica, acconsento ed un bel giovedì ce ne andiamo in quel di Ste Adèle.

            Intanto, però, che ordine, e che disciplina, e che reciproco rispetto e senso civico in quella paziente coda alla biglietteria; che debito distanziamento, mascherine al volto o sventolanti al gomito mentre un vistoso cartello fa notare che la sosta in spiaggia non può durare più di tre ore; bah, omai ci siamo e chi si accontenta gode. Proprio di rimpetto all’entrata c’è un piccolo spazio, un pò distante dall’acqua, con tavolino, qualche comoda sedia e degli alberi che ti danno ombra. Lì comunque non c’è limite di tempo e vi ci accampiamo immediatamente; deponiamo le vettovaglie sul tavolo, apriamo le nostre sedie sotto un albero e vi restiamo in santa pace quasi fino al tramonto. Le sedie, guarda caso, sono due nere e una rossa: ancora una volta i colori della  mia squadra del cuore, quella che in campo sportivo sembra aver preso la stessa piega del suo ex presidente in politica! Intanto in quel piccolo fazzoletto d’erba ci godiamo appieno la nostra prima, conscia o inconscia che sia, postcovidiana escursione fuori porta tra il verde degli alberi e il profumo della rigogliosa natura intorno ad un suggestivo laghetto quasi incantato. A tratti Andiamo nell’acqua, a volte ci aggiriamo tra i gruppetti, ben separati l’uno dall’altro, dei bagnanti e, naturalmente, mascherina obbligatoria al volto, si fa anche una capatina al bagno. Che pulizia su quella spiaggetta, che igiene in quelle toilette; ma come mai prima del coronavirus non si aveva tanto senso civico, tanta collaborazione, tanta comprensione, tanta accortezza per gli altri, tanta voglia di essere più prossimi, più vicini gli uni agli altri, essere quelli che ognuno dovrebbe essere: uomini e basta? Mi sa mi sa che questo covid 19 ci abbia messo proprio la testa a posto; mi sa che forse mi sono sbagliato anch’io nel definirlo un poco di buono sin dalla mia prima lettera che gli ho scritto. Qui mi sa che bisogna rivalutare il suo affacciarsi su terra e rimettere in discussione tutto il suo operato in mezzo a noi, poveri comuni mortali; d’ora in poi mi sa che devo onorarmi di chiamarlo il nostro caro nemico…diversamente amico!

            Come ho già detto, in quel piccolo paradiso per un giorno si giunse al tramonto e si decise di consumare una pizza lì stesso per non perdere tempo a preparare la cena al ritorno a casa. Ed ecco pure al ristorante il covidiano rispetto delle igieniche sante regole: disinfettarsi le mani prima di entrare, mascherina al volto se ti alzi dal tavolo a te riservato, seguire la direzione delle frecce se ti sposti o esci dal locale…grazie virus per questi esemplari comportamenti a cui ci stai abituando! Comunque, mani lavate o mani pulite che fossero, non ci fu pizza per nessuno quella sera, in quanto mia figlia optò per le farfalle alla bolognese e mia moglie scelse tagliatelle alla vegetariana per il semplice fatto che il mio occhio, appena aperto il menu, si posò sul termine “all’arrabbiata”; mi ricordai dello scrittore inquieto Ugo Foscolo e fui tentato di ordinare delle buone penne all’arrabbiata…per l’appunto!

Diversamente amico           

Grazie perché:

mi hai fatto sentire l’uomo che sono,

hai saputo umiliare il mio orgoglio,

mi hai fatto tendere la mano al prossimo,

hai messo a nudo la mia nullità,

mi hai insegnato a vivere da essere umano.

Tutto questo grazie a te,

coronavirus,

mio caro diversamente amico!

Grazie perché:

mi hai suggerito di amare la terra,

mi hai consigliato di rispettare il creato,

mi hai intimato di curare la natura,

mi hai ordinato di obbedire alle sue leggi,

mi hai fatto capire di non essere il suo padrone.

Tutto questo grazie a te,

coronavirus,

mio caro diversamente amico!

Adesso fa sì:

che la mia memoria non dimentichi la tua lezione,

che la mia mente si ricordi a lungo dei tuoi disastri,

che il mio cuore si rifaccia bambino,

che la mia coscienza si muova a contrizione,

che il mio operato si illumini di saggezza.

Tutto questo

ancora in attesa del sereno,

coronavirus,

mio caro diversamente amico!