vendredi 31 juillet 2020

 

In paziente covidianità

Ben per noi il coronavirus ci sta distogliendo dalla frettolosità della vita per immetterci in una nuova quotidianità, fatta di calma e pazienza come, per esempio, all’ingresso di vari esercizi pubblici e soprattutto supermercati. Che ci crediate o no queste lunghe attese prima dell’entrata le trasformo in un tranquillo luogo dove approfittare per mettere nero su bianco.

Avendo il privilegio di essere uno della veneranda età, utilizzo spesso il mattino presto per andare a fare la spesa nel supermercato del quartiere che dà agli attempati il  gradito vantaggio di aprire di buon’ora espressamente per loro. Ed eccomi lì, carta e penna in mano, col carrello che mi fa da tavolino, mettere giù appunti per le mie cose scritte. Mascherina in faccia, debito distanziamento sociale, un passo dopo l’altro scrivo qualcosa mentre avanti e dietro a me chi parla, chi digita cellulari, chi verifica o manda messaggi virtuali…mentre tu, virus infame, nascosto in qualche parte ci sbirci e forse godi e deridi beffardo i nuovi comportamenti sociali a cui ci hai costretti! Una buona mezz’oretta di attesa mi dà la possibilità di trascorrere il tempo in maniera interessante e in solitaria compagnia: scrivendo ed anche pensando a voi che adesso mi state leggendo. Non mi era  mai capitato prima di scrivere all’aperto intorno alle sette del mattino, con un fresco venticello che carezza il volto, quello fuori dalla mascherina, che mette il bella mostra la squadra del mio cuore…quella dei diavoli rosso-neri, quelli buoni, bravi e degni di rispetto naturalmente.

A tratti alzando gli occhi noto vari sguardi interrogativi nei miei confronti; comunque non faccio nulla di male, me ne infischio di loro e continuo a ingannare il tempo sfruttando il mio hobby preferito, cioè quello di scrivere. Del resto gli altri pure fanno qualcosa che non hanno mai fatto; c’è chi parlotta, chi si guarda distrattamente intorno, chi magari borbotta scocciato da quel tempo di attesa. Appena arrivato mi sono messo in fila e davanti a me c’erano, e ci sono ancora, una diecina di persone; trascorre del tempo, che ho passato a scrivere, e, rialzando gli occhi e voltandomi indietro, noto che la fila d’attesa si è fatta chilometrica; mentre io, fortunatamente, sarò tra i primi ad antrare!

Finalmente scocca l'ora di apertura e i carrelli, scattanti e frettolosi, vanno a riempirsi di spesa e a dare una pennellata di verde alle tasche dei nostri pantaloni.

 

Pensieri in quarantena

Ondeggia calma, l’acqua, nel laghetto

del parco La Fontaine.

La natura d’intorno la colora

di un bel verde: quel verde di speranza.

Affidandosi alle onde, una nidiata

di anatroccoli delizia la vista:

va onorando la vita

quel grappolo di pennuti, protetto

e guidato da sua mamma chioccia.

Volge, il giorno, al tramonto,

e i cauti assembramenti sotto gli alberi

sembrano far cadere nell’ombra

ogni timore di coronavirus.

Caduto il sole penserà la luna

a custodire i sogni

di adattarsi alle nuove abitudini

di una diversa normalità.

mercredi 15 juillet 2020

Carissimo coronavirus        

Eccomi di nuovo a te, spuderato covid 19 per quest’altra ramanzina. Certo che è una bella faccia tosta quella tua: dopo averci rattristato il sorridente arrivo della primavera, eccoti ancora qui tra noi ad annuvolarci pure il sereno della soleggiata estate. Ed, infatti, insidiosamente appostato in un qualsiasi angoletto di strada, hai già impedito a noialtri nordamericani di sventolare alla grande, come da nostra tradizione, sia la bandiera blu gigliata della Bella Provincia che quella rosso acerata del vasto Canada. Era costume per noi preparare con largo anticipo queste ricorrenze nazionali, questi festeggiamenti di folclore capaci di coinvolgere gente di ogni razza e colore, di ogni cultura e ceto sociale, gente comune e gente colta, uomini e donne degni di essere chiamato popolo canadese in generale e quebecchese in particolare. Quest’anno, intanto, ha serpeggiato sulle nostre teste lo spauracchio della tua letale presenza e quindi: parchi vuoti, piazze deserte, niente assembramenti, niente bandiere colorate sui volti, ma solo mascherine in faccia quasi a mozzare il fiato…fonte di vita unica ed essenziale; sporco razzista, non ti accorgi che non possiamo respirare?!

Intanto grazie per darci la possibilità di valorizzare la nostra casetta in Canada pure dal punto di vista vacanziero. È da una vita che lavoriamo e ci sacrifichiamo per pagarcela e tenerla in buono stato e poi, nelle rinomate vacanze della costruzione ce ne siamo andati in riva al mare a far sì che anche gli albergatori di quei posti potessero pagare i loro alberghi a varie stelle. Detto per inciso, prima le vacanze si prendevano solo a luglio, ma ultimamente si è arrivati a prenderle quando e come meglio si vuole…addirittura anche se non si può! Meno male che quest’anno il tuo silente stare in mezzo a noi ci ha «costretti» a mettere in pratica un tuo saggio consiglio: «Godetevi le modeste spiagge di balcon-ville e back-la-yard beach: risparmierete soldi ed alloggerete gratis!». Estate: stagione di pin-nic, feste campestri e patronali, periodo della settimana italiana! Ed anche in queste ecco pure te, come il prezzemolo, a condizionare suddette celebrazioni di carattere ancestrale; ragion per cui anche qui: niente riunioni sui prati, niente combriccole festaiole, niente processioni e messe all’aperto, niente moda sotto le stelle, niente concerti e niente esibizioni dei nostri giovani artisti; e nessuno sprazzo di luci pirotecniche a rischiarare l’oscurità dei nostri cuori!   

Ma chi l’ha detto che queste celebrazioni estive non possono essere benefiche anche quest’anno? Sia pure senza contati fisici e a debito distanziamento sociale, grazie ai mezzi della tecnica moderna «virtualmente» si può dare ugualmente libero sfogo al nostro spirito festaiolo: ci stai permettendo, caro coronavirus, di arricchire i nostri animi di buone «virtù»; come ti ho detto già nella mia precedente lettera, questa tua bastonata, che ci ha fatto abbassare la testa a terra, ci ha permesso di alzare gli occhi al cielo e di diventare veramente «virtuosi»; penso proprio che tu  abbia proprio voglia di mettere sul nostro capo l’aureola dei santi! Metto fine a questo mio scritto augurando, pur se non lo meriti, una buona estate anche a te dandoti appuntamento al prossimo autunno con il rientro a scuola e con il lieto evento di Halloween…che mascherina indosserai tu in occasione di quella movimentata notte?