vendredi 22 mai 2015


ANCHE QUESTA È AMERICA ©              

Prefazione                                                                                                                                                                  

      Chi prima e chi poi, chi più e chi meno, chi bene e chi male l’abbiamo fatta tutti l’America noialtri emigranti. Ci venimmo, infatti, e vi ci siamo pure rimasti. Fare l’America è stato sempre sinonimo di riuscita, di sfondamento, di successo. Noi italiani residenti a Montreal scegliemmo il Canada come paese di adozione e in esso, oltre a trapiantarvi le nostre radici, vi ci abbiamo costruito addirittura un nuovo avvenire. Per molti di noi questo paese è stato realmente un suolo dove fare soldi a palate; per alcuni, purtroppo, si è rivelato come una terra dove le loro speranze sono rimaste pietrificate tra cemento e asfalto.

      Intanto anche questa è America. Pure quella di tanti poveracci che possono solo simulare di averla fatta; in cuor loro, infatti, vanno rimpiangendo di esserci venuti o rammaricandosi di non aver saputo cogliere per tempo questa o quell’altra occasione che avrebbe cambiato da così a così la loro vita o che avrebbe fatto pure di essi della gente fortunata. Dissesti finanziari, dissapori familiari, delusioni sentimentali, progetti non realizzati, sogni rimasti in un cassetto. Vascelli in balia delle onde, corse senza traguardi, vette mai toccate, gare sempre perse. Fatti di gente ordinaria, episodi di uomini dappoco, gesta di persone incapaci o forse ostacolate oppure scavalcate. Vicende di ieri e di oggi, avvenimenti di sempre, cose del semplice quotidiano, segreti spesso repressi, confidenze fatte soltanto a pochi, fatterelli forse di nessuno ma tenuti insieme dal comune subcosciente di tutti.

      Sì, anche questa è America. Pure quella racchiusa nelle storielle di poco conto che andrete leggendo in questi miei racconti non necessariamente autobiografici; è molto più facile, infatti, narrare con una certa verosimiglianza letteraria i fatti degli altri anziché i propri. Come mai, allora, il protagonista della maggior parte di questi porta il nome di Giuseppe? Beh perché, trattandosi generalmente di un povero spiantato, ho preferito dargli il mio nome di battesimo anziché uno dei vostri. Sarete in parecchi, comunque, voi che mi leggete a trovare pure la vostra immagine riflessa in questo modesto specchio di vita emigrante.

Sì, anche questa è America. Pure quella fatta da tanta gente insignificante, ma grazie a cui non pochi sono divenuti grandi. Pure quella fatta da tanta gente senza un nome  e priva di un volto, ma alle cui spalle non sono stati in pochi a mettersi in luce e a divenire illustri. Essere egregio, infatti, vuol dire appunto staccarsi dal gregge, uscire dalla massa…distinguendosi però, naturalmente.