jeudi 12 décembre 2013


 
 
IL PRIMO NATALE CON PAPA FRANCESCO 
     

      Dire Natale è dire Betlemme; dire Betlemme è dire presepio, è dire Greccio, è dire san Francesco. Dire Fracesco, da marzo a questa parte, è dire ritorno della Chiesa alla vita evangelica del Cristo in terra…incarnato oggigiorno da papa Bergoglio, dal vescovo di Roma, dal primo papa di nome Francesco con cui festeggiamo, quest’anno per la prima volta, il Santo Natale! Papa Francesco: il terzo papa ad essere stato riconosciuto «uomo dell’anno». Ecco ciò che scrissi di lui alcune settimane dopo la sua elezione al sommo Pontificato della Chiesa Cattolica.

 (aprile 2013)        Eccomi a voi con un raggio di italianità che ci arriva, ancora una volta, da lontano. Ad andare a cercarlo lì, in terra argentina, sono stati i porporati di Santa Romana Chiesa, riuniti in conclave per eleggere il 266mo successore di San Pietro e colmare il vuoto della sede vacante lasciato dal papa emerito Benedetto XVI. Martedì 12 marzo di pomeriggio: fumata nera; mercoledì 13 marzo di mattina: fumata nera; mercoledì 13 marzo di pomeriggio: fumata bianca…e l’attesa è divenuta realtà! Una realtà tanto lontana dai pronostici, quanto più vicina al cuore della gente di tutti i giorni e alle speranze dell’intero universo. Un raggio di italianità che viene quasi “dalla fine del mondo”, ma eccolo lì a benedire, per la prima volta, i fedeli gremiti in piazza San Pietro, in via della Conciliazione e in ogni altra parte del globo. É il cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, “qui sibi imposuit nominem Franciscum”: mai nessuno prima di lui aveva scelto il nome del poverello di Assisi; mai nessuno prima di lui aveva scelto il proprio nome in onore della sua terra di origine; mai nessuno prima di lui era venuto da fuori dell’Europa; mai nessuno prima di lui era stato figlio di emigranti; mai nessuno prima di lui si era espresso nella sola lingua italiana; mai nessuno prima di lui aveva avuto la possibilità di vedere un altro papa e di pregare fianco a fianco con lui; ciò premesso  il neo eletto vescovo di Roma, come gli è piaciuto definirsi, possiamo considerarlo anche come il pontefice dei primati.

       «Cari fratelli e sorelle, buona sera!» e  sembra che da quella finestra si sia  già da tempo sempre affacciato; ed immediatamente, col suo sorriso schietto e sincero, è entrato nel cuore di tutti e nelle case di ognuno…più con la sua umanità che nel suo ruolo di pontefice! Proprio con sincero spirito di umiltà il giorno di Pasqua ha dato una mano ai poveri: «Pace al mondo che soffre per troppe ingiustizie. Curare le nuove piaghe che affliggono la terra, come la nuova schiavitù nella tratta delle persone». Senza puntare il dito contro nessuno ha già intonato, sia pure in sordina, la sua antifona verso potenti,  gente senza scrupoli e male intenzionati che, naturalmente, faranno orecchio da mercanti; se sulla terra, infatti, tutto cominciasse finalmente ad andare per il meglio…non morirebbe pure la speranza in un mondo migliore? Ricordate papa Albino Luciani? Sin dal suo primo discorso ebbe a reclamare una «giusta mercede per l’operaio»; sfortunatamente per la classe operaia, lo vedemmo sedere sul trono pontificio solo per 33 giorni! Omne trinum est perfectum: e tre sono state le fumate della sua elezione; e tre sono pure le persone della S.S.Trinità che è sembrato proprio avere aleggiato sul collegio cardinalizio nella scelta  dell’attuale vicario di Cristo. La saggezza umana aveva pronosticato ben 10 papabili, ma tutti e 10 hanno confermato la regola del “chi entra papa esce cardinale”; a nessuno dei pronosticanti era passato per la mente che, nel conclave che solo otto anni fa aveva dato alla Chiesa il papa emerito Benedetto XVI, ad avere più preferenze  subito dopo Ratzinger era stato un certo cardinale Bergoglio! E c’è qualcosa di soprannaturale pure nella scelta del suo nome. Un cardinale, appena constatato che Bergoglio aveva ottenuto il numero di voti necessario all’elezione, avvicinandosi gli aveva consigliato di ricordarsi dei poveri; uno dei tanti in piazza San Pietro, complice uno striscione in eligendo pontifice, suggeriva appunto il nome del poverello d’Assisi; con generale meraviglia a dare la sua prima benedizione Urbi et Orbi non è stato, guarda caso, proprio papa Francesco? Il primo papa che, prima di benedire il mondo intero, chiede una preghiera per lui stesso facendo osservare un attimo di silenzio all’immensa folla sottostante; il papa dal saluto più umano e cordiale che ci sia: buona sera, buon giorno, buon pranzo!

       Jorge Mario Bergoglio si è appena affacciato alla finestra del palazzo apostolico e ha già fatto capire che cerimoniale e protocolli possono benissimo essere messi da parte perché il vero pastore è quello che sta in mezzo alle sue pecorelle, dentro e non fuori dall’ovile; a guisa di un semplice parroco di provincia, dopo la Santa Messa, esce fuori dalla basilica e saluta i suoi parrocchiani uno per uno; percorrendo la piazza saluta, tocca, abbraccia, bacia bambini e gente malata; alcuni pellegrini, suoi compaesani, lo chiamano…scende dalla papa-mobile e va a stringere loro la mano; un papa che col suo spontaneo ed imprevedibile fare si è conquistato una tale carica di simpatia da essere considerato il papa di ogni singola persona; un papa che resta un uomo in veste di grande tenerezza; un papa che ha incoraggiato l’umanità a non perdere la speranza e supplicato i giovani a non lasciarsela rubare; un papa tanto umile e alla buona che così non se ne era mai visto prima; un papa che ringrazia spesso i giornalisti per il loro impegno nella rapida diramazione anche dei suoi impegni pastorali! A questo punto mi permetto di suggerire qualcosa onde rendere ancora più perfetta tanta sua perfezione fin qui descritta; da giornalista privato di articoli inediti, a somiglianza di quell’uno dei tanti della pre-elezione, mi metto ad agitare da questo mio angoletto uno striscione con su scritto in caratteri cubitali il serafico  «PACE E BENE» di francescana memoria. Se uno di questi giorni, in uno dei suoi angelus domenicali, papa Francesco avesse a proferire un simile saluto…ve lo immaginate l’urlo di gioia che in piazza San Pietro saluterebbe colui che è stato definito «il papa del popolo», il sommo pontefice che sin dai suoi primi contatti col mondo intero ha già dato un’impronta di serafica trasparenza all’immagine della Chiesa cattolica?!

p.s. Il papa, che è già entrato nel cuore di tutti gli uomini, riuscirà a toccare anche quello di coloro che regolano le sorti dell’umanità intera con la sua enciclica ‘Evangelii gaudium’?