vendredi 19 septembre 2014


GENTE NOSTRA

«Settembre poi verrà e sulla spiaggia più niente resterà», ma si riempiranno di gioia e di armonia le aule delle scuole, i loro corridoi e cortili, nonché tutte le vie d’intorno; in ogni quartiere della grande Montreal si sentirà echeggiare il dolce sì che suona. Romanticismo e reminiscenze scolastiche a parte, si sono riaperte le scuole di lingua e cultura italiana del sabato mattina, gestite dal Picai. Furono volute, nel 1958, da Mons. Cimichella per garantire un futuro alla nostra lingua; e questa continuerà il suo cammino nel tempo così come lo ha sempre fatto nel passato, nonostante gli immancabili scettici e i soliti insoddisfatti brontoloni che se è bianco dicono nero e viceversa. A loro dispetto e a nostro vantaggio, la parlata della Divina Commedia, dei Promessi Sposi e del Gattopardo qui da noi si trasformerà in italianese, italiese, italiense che dir si voglia…ma sfiderà il tempo e le sue intemperie così come già fu e così come ancor sempre sarà; resterà una lingua in continuo cammino nel suo essere e nel suo divenire, a somiglianza di ogni altra creatura vivente che cambia e si trasforma pur restando sempre sé stessa. A garantire questo suo processo lento e continuo c’è gente, di ieri e di oggi, a dare buone speranze in merito. Eccovi per ora qualcuno di ieri, la prossima volta vi parlerò di qualcuno di oggi.

Accennavo prima a Mons. Cimichella; ebbene una volta parlò di suo padre come uno di quelli che provano il gusto di essere italiani e che scelse per i suoi figli una scuola dove c’era la possibilità di apprendere questa lingua. E lui stesso degno figlio di tanto padre, divenuto grande ed ancora semplice sacerdote, pensò di istituire le scuole del sabato mattina per permettere un familiare dialogo tra i genitori e i loro figli che il giorno frequentavano la scuola nelle lingue locali. Personalmente è già da 21 anni che insegno per conto del Picai e spesso sono stato convocato pure per la giornata delle iscrizioni. In quei giorni lì ho avuto modo di conoscere un altro grande esempio di italianità che, anno dopo anno ho sempre più ammirato per il suo alto spirito Patrio, nonché per il suo attaccamento e rispetto per la nostra madre lingua. Arrivava sempre verso l’ultima mezz’ora delle iscrizioni; se c’era gente si metteva in un angolino ed aspettava; quando non c’era più nessuno si avvicinava, iscriveva chi doveva iscrivere e poi si intratteneva a parlare con noi insegnanti e col direttore. Seduto davanti a noi si informava circa l’andamento dei corsi del sabato; esprimeva i suoi pareri, i suoi pro ed i suoi contro; dava anche dei consigli, ma soprattutto si rammaricava per quelle famiglie che non prendevano a cuore la causa del sabato mattina…che per lui rappresenta una priorità nel volere affidare il passato al futuro consegnando oggi il testimone in questa nostra staffetta culturale. E non è mai mancato a nessun incontro con gli insegnanti e non ha mai mancato uno spettacolo di fine anno scolastico dove è sempre stato presente anche con sua moglie. E se questo non è un convincente modello di italianità…che cos’è? Durante i miei anni di insegnamento ho avuto sui miei banchi di scuola ben tre delle sue quattro figlie e tutte e tre sono state delle studentesse diligenti e ben motivate: ricordo di aver pubblicato, a suo tempo sull’Insieme, molte loro cose scritte che ora si possono consultare sul sito web del Picai nella pagina del Sabatino. E non è finita qui perché proprio l’anno scorso ho avuto nella mia classe una sua nipotina e in qualche classe delle elementari c’era anche una sorellina di questa; e spesso ad accompagnarle a scuola il mattino e a venirle a riprendere a mezzogiorno era ancora nonno  Cosimo Tropiano.

Dopo questo sprazzo di luce tutta tricolore, potrei anche fermarmi qui; ma mi sembra doveroso e giusto continuare per presentarvelo meglio dicendo qualcosa anche sulla sua vita di emigrante. Nato a Superiora Salve, in provincia di Reggio Calabria; il  18 settembre del 1971, nella chiesa di Porto Salvo, si sposava con Maria Gullone, nata a Siderna Marina sempre in provincia di Reggio Calabria. Il  9 aprile del 1972 emigravano a Montreal dove vi giungevano con un volo della compagnia di bandiera Alitalia. Nel corso della sua vita emigrante Cosimo si  è guadagnato onostamente il suo pane quotidiano, come tanti altri italiani emigrati a Montreal in quegli anni di boom migratorio, nella Eastern Code Paper. Permettetemi di terminare con una nota gioiosa che è risuonata in casa sua il 6 settembre scorso. Alcune settimane fa, via e-mail chiesi a Cinzia, la sua ultima figlia che ho avuto sui miei banchi di scuola a suo tempo, delle informazioni su suo padre per poter mettere giù quest’articolo; non avendo ricevuto risposta, dopo alcuni giorni le chiedevo spiegazioni circa il suo silenzio; mi rispondeva dicendomi: «Non sono in Canada» e mi dava il numero di telefono di casa sua…senza dirmi il motivo della sua assenza da Montreal. Dopo qualche giorno un’altra mia ex alunna, sua amica, mi manda su face book le foto dello…sposalizio di Cinzia Tropiano che, quindi, era fuori  i confini nazionali  per trascorrere la sua luna di miele!  Congratulazioni Cinzia e Chad: che la contentezza di questi momenti accompagni ogni passo del vostro cammino in due, che vi auguro lungo e sereno! E non mancare di essere una maestra di italianità a somiglianza di tuo padre.

 

 

 

 

 

 

 

mercredi 3 septembre 2014


AVE  CESARE

Mi diceva una volta una persona di straordinaria saggezza che il vero valore di un regalo non è tanto nella sua utilità o nel bisogno che ne hai, bensì nel fatto che ti fa realizzare di quanto sei ben voluto ed apprezzato; ed è appunto questo che te lo rende caro e prezioso. Detto questo, ad ogni ricorrenza ricordevole mia figlia non manca mai di farmi regali culturali o «scolastici»; ho virgolettato scolastici perché non alludevo alla corrente filosofica medioevale, ma semplicemente alla loro utilità per la mia professione di insegnante. Tempo fa mi regalò un libro intitolato «Rome, de ses origines à la capitale d’Italie»; l’ultimo capitolo di detto libro, che tratta «l’eritage de Rome au Quebec»,  l’ho trovato abbastanza interessante perché mette in risalto il modo in cui l’antico impero abbia condizionato pure la vita socio-culturale della Bella Provincia che ci ospita; ed è appunto per questo che ho deciso di parlarvene.

Eccovi allora per sommi capi quel che ho letto. Sono tre le città del continente antico che hanno dettato leggi nella società quebecchese: Londra, Parigi e Roma…per le ovvie ragione che noi tutti emigranti ben conosciamo. Per quanto riguarda quest’ultima, la sua influenza l’ha esercitata sia come capitale dell’impero romano, che come centro del cristianesimo; sia come caput mundi, che come Urbi et Orbi; sia come antica Roma, che come Roma pontificale. Da sottolineare che è proprio questa seconda a traghettare la prima sulle onde dell’andar dei secoli. Il retaggio romano in nordamerica si è materializzato attraverso vestigia architettoniche, come pure tramite concetti e terminologie legate alle istituzioni del suo impero: forum, arena, colisée. Comunque sono tre gli assi che hanno fatto da collegamento in uno scambio interculturale Roma-Quebec: l’educazione, la cultura giuridica e il sentimento religioso. Già nel 1600 le comunità religiose indirizzavano i loro alunni agli studi classici e all’apprendimento del greco e del latino: il greco come concezione del pensiero e della scienza, il latino come concezione dell’ordine giuridico e il cristianesimo come concezione di Dio e dell’uomo. Gli studi classici garantivano pure un metodo ben presciso nell’agire e una continuità e costanza nelle idee. Per quanto riguarda la cultura giuridica, un movimento di idee politiche, prefiguranti gli stati moderni, prende vita nella metà dell’800. Anche le grandi correnti che vi si annidano: liberalismo, nazionalismo, socialismo ed altre, trovano una solida base nella concezione romana della legge. La comprensione di detta concezione, che nella sua evoluzione viene ad interessare pure il Quebec, può essere acquisita solo attraverso la conoscenza stessa delle istituzioni del diritto romano. Il concetto religioso, infine, è quello che ha marcato maggiormente la presenza di Roma un pò dovunque nel mondo sia per l’apostolato dei padri missionari, e grazie pure agli emigranti che questo intimo sentimento l’hanno portato in tutte le terre dove sono andati a costruirsi un avvenire.

Ecco fatto, la città dei sette colli, che su nel tempo aveva allungato la sua mano a toccare ogni terra allora conosciuta, oggi giorno sembra allungare il suo zampino, quasi come virtuale rivincita, anche su queste terre d’America che, in suddetti giorni, erano «inesistenti» alla visuale umana. In questo mondo, oltre ogni dire sempre più globalizzato, le aquile romane sembrano aver raggiunto in volo ed essere venute a prendere sotto le loro ali protettrici pure i potenti e gloriosi Stati Uniti d’America! No, non sto dando i numeri: è la pura e semplice realtà dei fatti che, purtroppo, passa quasi inosservata a tutti in quanto viene considerata come scontata e del tutto in sintonia con l’andar dei tempi e delle vicende umane. Se continuate a leggermi capirete dove voglio andare a parare. Nel mese di agosto siamo stati per qualche settimana ad Atlantic City ed ho alloggiato in una suite dello Sheraton Hotel: quello in cui tutto parla di Miss America e dalla A alla Z di questo evento annuale! E ne ho viste di dette celesti creature, dalla prima all’ultima, che dalle loro nicchie illuminate mandano sorrisi di soddisfazione; là proprio nel piazzale davanti all’entrata il primo organizzatore della kermesse che, con la corona in mano, invita il gentil sesso a “sognarsi” miss America e farsi scattare una foto con lui. E non vi dico il sorpreso entusiasmo di mia moglie e mia figlia allorché, toccando con la testa la corona, partiva un canto: «Here you are…Miss America». A parte quest’inciso, saliamo in camera al 15mo piano, disfaciamo le valige, ci mettiamo a nostro agio; mi affaccio alla finestra e, udite udite, subito esclamo: “Ave Cesare!”. E sì, ero andato lì anche per togliermi lo sfizio di lasciare qualche soldino nel casinò dei “Caesars”, ma non mi aspettavo che me lo sarei trovato lì dinanzi a me a primo colpo; intanto il saluto glie lo rivolgevo ben volentieri la mattina alzandomi e la sera andando a nanna. Di ritorno a Montreal ho decantato la suddetta imponenza romana lì vista con amici di lavoro ed uno mi ha fatto: “Eh, si vede, mio caro Joe che non hai ancora visto il “Caesars” di Las Vegas! Quello sì che ti mette paura”.

A questo punto penso sia giunto l’ora di scoprire la morale della favola. Gli imperatori romani, non avendo potuto conquistare le Americhe perché a quei tempi non si trovavano ancora sulle cartine geografiche, lo stanno facendo ora in maniera del tutto moderna e consona alle odierne mentalità. Non stanno più sottomettendo i popoli con le armi, ma lo stanno facendo semplicemente invitando le genti a dare i loro tributi all’SPQR con volontaria euforia nelle moderne sedi delle gabelle, meglio conosciute col nome di casinò. Grande Roma; da educatore dell’italianità mi associo ad Antonelli Venditti per dirti  anch’io «grazie Roma» …città eterna!