dimanche 5 février 2023

             Posso dire la mia?

Nella quotidianità che incalza giornalmente e la veridicità storica che si afferma col tempo il giornalismo di oggi diventa storia domani e, spesso e volentieri, in sorprendente contrasto tra loro. Siamo di nuovo a febbraio e, mentre il cuore si apre all’amore per la San Valentino, l’occhio e la mente spaziano nella Riviera Ligure  per la tanto attesa,  quanto altrettanto controversa, kermesse canora della musica leggera italiana del San Remo che è sempre San Remo.

Come si sa la conduzione delle cinque serate di musica e spettacolo è di nuovo nelle mani di Amadeus con ulteriore conferma anche per il 2024: l’anno prossimo quindi il grande Ama uguaglierà il record delle 5 conduzioni consecutive dei suoi due incontestati colleghi Mike e Pippo! Dopo Deodato, Maneskin, e Mohamood-Blanco chi vincerà la quarta edizione del festival diretta da Amadeus? Sarà solo la buona musica a trionfare oppure il tutto sarà influenzato pure dall’insoddisfazione giovanile o dallo sfogo di una sconsiderata ribellione sociale che porta sconvenientemente ad esibizioni sconce, «vestite» da abbigliamenti  indegni di persone normali…ma che intanto dilagano a macchia d’olio?  

È appunto come spettacolo, come ascolto e come gradimento del tutto che San Remo è sempre San Remo: l’annuale denominatore commune dello scontento sociale. Ogni anno si disprezza il festival appena andato in onda e intanto già si comincia ad aspettare il prossimo e a ricordare con nostalgia i “vecchi San Remo” di una volta. Ma quanti di noi sappiamo o ricordiamo cosa mise in giro, sconcertatamente delusa, la stampa di allora all’idomani del “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno? Qualche giornale scrisse che “È meglio che i cantanti facciano i cantanti e i compositori facciano i compositori”. E qualche altro sentenziò addirittura che quello dell’emergente Mimmo era “un canto da carrettiere”. Ma ci pensate a quelle  bestemmie giornalistiche smentite poi, col tempo, dalla storia della musica leggera italiana?

Per non commettere gli stessi peccati dei «provetti» giornalisti di quei tempi, godiamoci il San Remo in tutta pace e rilassatezza senza esprimere giudizi affrettati e impulsivi; filtriamolo con saggezza  il probabile sudiciume del malcostume propinatoci da genti fuori di testa; diamo un «do di petto» alle belle note dell’annuale contesto canoro e lasciamo ai posteri l’onere e l’onore dell’ardua sentenza anche su questo San Remo che resterà anch’esso, come è giusto che sia, sempre San Remo!