vendredi 7 mars 2014


GENTE   NOSTRA

     Qual’è il ricordo più bello della vostra vita di italo emigranti? A parte quello indimenticabile del giorno in cui mia moglie ed io convolammo a nozze, vado a raccontarvi uno dei miei e vi assicuro che il calamaio in cui ho intinto la mia penna questa volta è uno di quelli dove si trova ancora inchiostro doc, ovverosia di una italianità verace. Detto ricordo è legato ad una persona che ha fatto brillare un forte raggio di italianità nella mia mente allorché ero ancora un fresco emigrante. É un raggio di italianità che continua ad illuminare il mio cammino di italocanadese e cerco di trasmetterlo a mia volta, da buon insegnante, anche nell’animo dei miei studenti…particolarmente, per ovvie ragioni, in quelli di quinta media che, con una lacrimuccia di commiato, saluto con questo consiglio: «Siate sempre fieri di essere dei canadesi di origine italiana!». 

     Ma ecco come si svolsero i fatti. Nel 1976 mia moglie ed io decidemmo di prendere la cittadinanza canadese..per poter partecipare attivamente a tutti gli obblighi politico-sociali di questo paese che avevamo scelto come seconda Patria. Ne facemmo domanda presso gli uffici competenti, ci furono consegnati degli opuscoli da studiare e ci fu dato appuntamento per la tale data e ad una determinata ora presso lo studio di un giudice di pace. E fu così che, nel giorno e all’ora stabilita, ci recammo puntuali al desiderato incontro. Venimmo ricevuti da una distinta signora che sin dal primo sguardo ci ispirò fiducia e simpatia; ci accolse con un bel sorriso di benvenuto e ci invitò a sederci dinanzi a lei. Cominciò ad esaminarci e, di tanto in tanto che lei si fermava per prendere appunti, noi esaminandi parlottavamo tra noi in italiano. Finito l’interrogatorio, svoltosi naturalmente in lingua francese, ci fece mettere una firma sui documenti dovuti e, congratulandosi con noi, si disse soddisfatta di essere stata proprio lei a conferirci la cittadinanza canadese. A quel punto ci stavamo alzando per andarcene...quando lei: «Oh no, -ci disse in lingua italiana- restate pure seduti. Adesso, che la prassi è finita, nessuno ci impedisce di scambiarci due parole nella nostra lingua madre!». E ci intrattenne per una buona mezz’oretta a parlare del più e del meno e di questo e di quest’altro; e da dove venivamo e quali fossero le nostre esperienze di vita o professionali; e di cosa facevamo e quali fossero i nostri progetti qui in terra canadese. Dopo di che, accompagnandoci alla porta del suo studio e accommiatandosi da noi, soggiunse: «Anche  se ora siete divenuti cittadini canadesi, continuate ad essere sempre fieri di essere italiani!».

     Suppongo che non fummo i soli italiani a passare per quel suo ufficio per ottenere la cittadinanza o per altri motivi; e immagino pure che quel patrio consiglio l’abbia seminato, quasi raggio di italianità, nella mente e nel cuore di molti di noialtri italiani all’estero. Questa insigne signora della comunità italiana di Montreal purtroppo non l’ho più rivista, ma sono sempre rimasto affezionato a quella sua singolare raccomandazione. Dirò di più, man mano che gli anni sono passati il pensiero di poterla incontrare di nuovo si è sempre più impossessato di me fino a divenire quasi una specie di «speranza in una carrambata». Questo mio sogno, purtroppo, l’ho dovuto chiudere definitivamente a chiave nel cassetto alcuni anni fa quando, attraverso la CFMB e i settimanali in lingua italiana di Montreal, venni a sapere che era deceduta, in veneranda età, una certa signora Maria Marelli, benemerita della Casa d’Italia; era morta Maria Marelli che nel corso della sua vita aveva esercitato pure la professione di «giudice di pace». Era dunque lei la distinta signora che in quel lontano 1976 diede un indirizzo ben preciso alla mia vita di italo emigrante!

     Non sarà che, forse, anche ciascuno di noi diventi, a volte, una magica bussola di orientamento per chi ci sta intorno? Attenti quindi a ciò che diciamo e a ciò che facciamo, cercando di non parlare bene e razzolare male! Ciò premesso mi permetto di condividere con voi una  massima che partecipo immancabilmente ogni anno, da buon educatore della loro italianità, ai miei «nipotini del sabato mattina»: «Molte persone entreranno ed usciranno dalla tua vita; ma solo un vero amico lascerà una traccia nel tuo cuore»…ed aggiungo che per ognuno di loro, e a questo punto anche per ognuno di voi, mi auguro di essere una di queste preziose persone che illuminano inconsapevolmente il cammino di chi, magari segretamente,  li ammira al punto da considerarli modelli da seguire, se non addirittura maestri di vita!