mardi 2 mars 2021

 

Luci, poco chiare, in fondo al tunnel   

          Circa un annetto fa, quando il coronavirus venne a punzecchiare l’orgoglio dell’uomo e a raccomandargli un serio esame di coscienza, onorammo di buon grado i camici bianchi dell’aureola di santità: li definimmo angeli, eroi, buon samaritani del genere umano avvilito ed annientato da un invisibile, letale nemico; ancora adesso stanno facendo miracoli per salvare vite umane insidiate dal covid 19. Nell’omonima parabola raccontata da San Luca, sul cammino del buon samaritano da Gerusalemme a Gerico erano già passati un sacerdote e un levita: due ministri del tempio addetti al servizio dei sacrifici offerti a Dio; due pie personalità di allora che, intanto, si erano limitate entrambe a spostarsi sull’altro lato della strada incuranti, se non proprio infastiditi, dal povero malcapitato ridotto in fin di vita dai briganti. Possiamo quasi affermare che si verificò la stessa cosa che, in questo periodo di covidianità, facciamo spesso anche noi allorché per strada incrociamo qualche nostro simile senza mascherina. È da un anno che stiamo combattendo il nostro comune nemico ed oltre ai camici bianchi, impegnati «sui campi di bataglia», i loro colleghi ricercatori, pazientemente chiusi nei loro laboratori, hanno scoperto per noi un vaccino adatto all’uopo in tempi da record: la scienza medica sembra essersi data amichevolmente la mano per venire incontro all’umanità in modo tempestivo ed altamente professionale, lavorando universalmente uniti e compatti, con lo sguardo fisso verso lo stesso obiettivo e con la generosità disinteressata di chi si mette al servizio dei bisognosi sacrificando gli stessi interessi personali, senza pretendere nulla in cambio, ma solo dando incondizionatamente e senza scopi di lucro…guadagnandosi in tal modo tutta la nostra stima e tutta la nostra riconoscenza. 

          Ben per noi sulla buia strada in cui ci ha incamminati il covid è venuta subito a splendere la luce della solidarietà e della fratellanza umana del buon samaritano che continua impassibile e risoluta a dare coraggio e speranza a chi soffre e a chi combatte con la morte. In appresso, sfortunatamente, sono giunti pure dei «sacerdoti» a fuorviare i soccorsi di cui medici ed infermieri hanno necessitato di avere a quotidiana portata di mano per accomplire alla loro misericordiosa opera di beneficenza. Multinazionali farmaceutiche ed aziende produttrici di vaccini sono  scese sì prontamente in campo per soddisfare il fabbisogno necessario a risolvere la situazione; ma intanto si è verificato pure che la parola da loro data è venuta spesso a cozzare con la tempistica delle promesse da mantenere; né si sa perché non sia stata data libertà di azione anche ad altri competenti in materia onde garantire la necessaria quantità di vaccini, sia per produzione che per distribuzione! Mi sa che il gusto dell’esclusività li abbia invogliati a dare una gomitata alla generosità e un calcio alla carità fraterna, sia dimenticando che ogni ritardo in tal senso è stato sinonimo di morte e sia infischiandosene del sublime gesto di quel gran signore di Albert Sabin. E quel che è peggio è che, nel contesto della nostra malcapitata umanità, non sono mancati nemmeno i «leviti», quegli uomini di poca fede scientifica che, rifiutando il vaccino ne hanno addirittura fatto una scarsa propaganda: hanno osato mettere in dubbio l’efficienza della scienza umana ed incrinare l’iniziale spirito di universale solidarietà. Se il virus scatena i suoi attacchi di massa, perché mai l’uomo non si concentra su di una vaccinazione di gregge? Sembra che gente di  «poca coscienza» manipoli il vaccino per giocare a nascondino col covid sulla pelle del genere umano!

Certo che ad inizio covid l’uomo sembrava essersi quasi rigenerato in Abele; ma ora, nemmeno a distanza di un anno, è tornato a reincarnarsi in Caino. Ma quand’è che «quest’atomo opaco del male» cercherà di divenire un «luminoso gene del bene»…visto che è giunto a non aver più paura nemmeno della morte che lo sta ancora fissando dritto negli occhi?