lundi 16 novembre 2020

 

In danzante covidianità

          Uno dei settori più frustrati dalla pandemia è quello dello spettacolo e della cultura; purtroppo proprio quelli che hanno a che vedere con il sacrosanto riposo settimanale, nonché per un giusto nutrimento mentale. Fortunatamente in «campo sportivo» c’è stata una certa ripresa delle manifestazioni anche se, per precauzioni antivirus, a porte chiuse. Intanto sembra che la maggiore problematica adesso sia legata alle «piste da ballo»: discoteche e danze sociali…giovani da una parte ed anziani dall’altra. Sono questi i luoghi ancora più soggetti a rischio e ancora maggiormente penalizzati…purtroppo!

        Punto fermo della covidianità è stato, sin dall’inizio, l’isolamento e il distanziamento sociale; questo è l’antidoto e non ci sono se e non ci sono ma che tengano: se si vuol sopravvivere bisogna evitare i contatti stretti e tenersi lontani il più possibile, a parte tutte le altre sante regole di igiene personale e pubblica. Poiché centri d’age d’or e discoteche comportano assembramenti di una certa portata, gestire queste attività e conciliare detti punti in contrasto è risultato difficile ed ha richiesto un compromesso di saggia dose di buon senso civico non indifferente. Difatti, come fa l’uomo, questo animale socievole, a tenersi alla larga dai suoi simili e non concedersi il godimento di sani svaghi ricreativi e di relax? Come fa la nostra terza età a privarsi di quegli incontri «ballerini» che ripagano sacrifici e rinunzie in una vita intera? È una vera tortura a cui si è cercato di sfuggire anche sfidando i divieti di circostanza o facendo finta che il covid fosse già qualcosa del passato. Non me ne vogliano neanche i giovani, ma sembra proprio questo l’attuale andazzo pure degli amanti della discoteca.

       Ciò premesso, cari voi negli anni verdi e cari voi dai capelli d’argento, mi permetto di farvi presente che nella filosofia scolastica l’uomo è definito come «animalis rationalis». Non pensate che sia appunto questo il caso di saper fare uso di questa umana facoltà razionale? C’erano buone speranze di una ripresa; ma sembra che siano state distrutte dal comportamento impulsivo cui ho appena accennato. La prevista seconda ondata, infatti, si è verificata e, guarda caso, ha preso di mira pure i giovani che sembravano aver quasi dimenticata la presenza in mezzo a noi del covid. Fortunatamente in questa ricaduta la medicina è pronta all’assalto e sa cosa fare; ma noi umani cosa abbiamo appreso dalla lezione del coronavirus? Se non vogliamo veramente cadere nel baratro, cerchiamo di uniformarci alle nuove norme che il governo ha dovuto imporci a partire dal colorato mese di ottobre, cercando, una tantum e almeno quando è nel nostro interesse, di agire da «animalis rationalis»!