lundi 3 juillet 2023

  Il fascio

Nella quotidianità che incalza giornalmente e la veridicità storica che si assesta nel tempo, il giornalismo di oggi diventerà storia domani e, spesso e volentieri, ci si interroga sul come certi fatti siano potuti accadere. Uno dei momenti più controversi della storia italiana, per esempio, è il fascismo; c’è chi lo esalta e chi lo deplora, chi ne parla bene e chi ne parla male. Intanto in quel tempo era giornalismo e nessuno poté fermare il suo cammino che divenendo storia, è andato ad issare sui suoi passi varie pietre miliari…ben messe o mal messe che si voglia!

Anche qui a Montreal ci sono tracce di quel fascio littorio che il contrastato Benito prese in prestito dai nontri antichi padri romani e che portò in giro per il vasto mondo. Nel 1936 venne eretta la casa d’Italia e lì su di essa spicca in tutta la sua austera semplicità proprio il fascio littorio appena menzionato. Ancor prima, nel 1919 veniva consacrata la chiesa Madonna della Difesa, passata alla storia come la «chiesa a Dante». Ebbene nella cupola sovrastante l’altare maggiore spicca pure Mussolini a cavallo vicino a Pio XI; nel corso degli anni la sua presenza lì  su quella volta santa non ha mai dato fastido a nessuno, oggi intanto ci si va sempre più chiedendo cosa ci faccia quel Tizio e Caio lassù!

Una volta il popolo emigrante non era troppo calcolato; è da subito dopo i due conflitti mondiali che è divenuto un fenomeno consistente e degno di rilievo che anche i governi vanno sempre più prendendo in considerazione. Infatti si parla quasi giornalmente di emigrazione: in particolar modo di quella di ritorno! Il ritorno di chi? Di quelle braccia che nell’immediato dopo guerra dovettero lasciare, per fame, le zolle native o quella dei cervelli a cui l’attuale Stato italiano non riesce a dare una sistemazione? Da questa mia dissertazione risulta chiaro che se oggi si vuole sfruttare l’emigrazione di ritorno (dei portafogli riempiti all’estero) ieri, invece, il governo di allora favorì l’emigrazione di partenza con utili sovvenzioni che permisero  la costruzione di solenni baluardi che resteranno a parlare italiano per molti anni ancora nel tempo.

Concludendo mi sa che gli italiani di allora, attraverso il pennello del Ningheri, abbiano voluto sdebitarsi della generosità del governo di allora che si prendeva cura di loro…al di là dal fatto che quella presenza lì è un doveroso ricordo dei Patti Lateranensi