lundi 25 avril 2022

        Gli assurdi bellici   

A fine febbraio, allorché l’Ucraina veniva invasa dalla Russia, si levò unanime una voce a condannarla come una guerra assurda ed insensata. E non furono in pochi a ritenere che Putin avesse cominciato a dare i numeri per essere arrivato ad un simile gesto di scelleratezza. Ma un uomo che da segni di demenza è degno di restare a capo di uno stato come se nulla fosse? Ad un mese di distanza da quelle prime cannonate la guerra è ancora in corso, né si sa per quanto tempo ancora seminerà vittime e distruzione; la mediazione diplomatica che dovrebbe risolverla, infatti, sta quasi consigliando a Biden di farsi i fatti di casa sua e che non è opportuno intromettersi in quelli altrui.

Mi sono sempre chiesto fino a che punto ci si possa avvalere del cosiddetto diritto di legittima difesa e, guarda caso, lo ha spiegato un senatore italiano ospite di “mattino cinque”. Grosso modo ha fatto capire che, se qualcuno viene in casa tua e violenta le tue donne o ammazza i tuoi figli, tu puoi difenderti con la forza sì, ma con le armi no; praticamente niente occhio per occhio, ma voltare l’altra guancia per cercare di mettersi d’accordo a tavolino. Intanto perché in Ucraina vengono mandate le armi sì e le forze fisiche no? Non ha forse ragione Zelensky a dire che si manca di coraggio? A quanto pare la diplomazia deve tener conto degli accordi internazionali anche se questi possono essere causa di efferate ecatombi. Forse cado nell’assurdo, ma va a finire che pure le deportazioni e le foibe della seconda guerra mondiale possano essere messe in parallelo alle tragiche vicende di questi giorni; pure allora dovette essserci gente alla finestra, in diplomatica monitorazione,  per condannare solo verbalmente quegli esodi di massa e quei genocidi senza nulla fare per impedirli: fu prudenza diplomatica o mancanza di coraggio anche quel non intervento? In illo tempore fu puntato il dito anche sul silenzio di  papa Pacelli; premesso che la sua fu la scelta del male minore, che ascolto viene dato oggi alle suppliche dell’odierno Bergoglio che parla con il cuore straziato in mano?

È proprio il caso di chiedersi se la storia insegni qualcosa. Nelle sue pagine scritte leggiamo l’avvicendarsi di fatti e misfatti, di progresso e di regresso in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni campo; e leggiamo pure il riaccadere di tristi momenti che restano nella memoria come episodi ignobili da non ripetersi più. Ecco cosa insegna la storia: ad ignorare ora quello che verrà ricordato dopo! Anche questa inconcepibile guerra in Ucraina omai va catalogata in quelle assurde ingiustizie che vengono combattute per lasciar morire la gente innocente…sulle cui tombe mettere un fiore domani! Tanto per non trascurare il bicchiere mezzo pieno, qualcosa di positivo dobbiamo pur concedergliela a questa sconcertante guerra. Ha fatto passare in second’ordine le preoccupanti problematiche della pandemia e poi, in secondo luogo, ha dato un gusto meno amaro alla ciliegina sulla torta offerta dalla Macedonia all’Italia sportiva: dopo esserci abituati a convivere col virus, sembra che stia divenendo normale anche assistere a dei mondiali senza gli azzurri. Una terza nota positiva l’ho riscontrata nei dibattiti televisivi: niente più scazzottate ed animate polemiche, ma solo interventi concordi e condivisi per deplorare la follia di questa guerra o per delucidare le svolte e risvolte del caso; nonché delle “sagge” precauzioni da prendere onde evitare un terzo conflitto mondiale…quasi quasi che le conseguenze economiche di questa belligeranza in Europa non mettessero a rischio il benessere vitale del mondo intero.

A differenza di fb, invece, dove si riscontrano occhiatacce e musi storti a sostenere l’ideologia del Cremlino o della Casa Bianca & friends e viceversa. Sembra che, come nel film con Benigni, la vita è bella pure sotto i bombardamenti nel mentre che anche sul vero scorre il veleno!

lundi 11 avril 2022

Pasqua col nuovo parroco   

È stato alla messa pomeridiana di domenica 13 marzo 2022 che padre Jean Pierre ci ha letto la lettera che il vescovo di Montreal gli aveva inviato il venerdì precedente. Subito dopo la benedizione finale ha invitato i fedeli a rimettersi seduti ed ha iniziato a leggere la missiva in cui veniva comunicato che la sua missione nella nostra parrocchia era compiuta e che non veniva ancora detto dove lui sarebbe stato trasferito, né chi ne avrebbe preso il posto. Ora, però, sappiamo bene che la guida spirituale della nostra comunità cattolica in RdP è stata affidata a padre Francesco Giordano, a cui porgo una stretta di mano con l’augurio di una buona permanenza  pastorale in mezzo a noi, anche a nome di tutti i parrocchiani.

Intanto, vogliamo ricordarli i pastori evangelici che si sono presi cura, prima di lui, del gregge della Riviera a partire dal 1984? Fu il compianto padre Romano Venturelli che, nel primo lustro degli anni ’80, fondò la parrocchia e fece sorgere la chiesa di Maria Ausuliatrice. Da buon salesiano non poteva fare a meno di intotolare detto edificio sacro all’aspetto della Madre di Dio più caro a Don Bosco! E la nostra “Ausiliatrice” il suo primo aiuto miracoloso lo prodigò proprio in favore dei coniugi Giovanni Palumbo e Anna Saroli: gli architetti che progettarono l’allora nuova missione in terra canadese. I Palumbo, avendo prenotato un biglietto aereo per un viaggio di vacanza, chiesero a padre Romano di consegnargli il progetto della chiesa con qualche settimana di ritardo; poiché il Venturelli fece capir loro che ne aveva urgentemente bisogno, gli ingegneri posteciparono le loro vacanze…l’aereo su cui si sarebbero dovuti imbarcare fu sabotato, si schiantò a terra e nessun passeggero ebbe scampo! A richiamare i fedeli in chiesa è generalmente il suono delle campane; le quattro che invitano i devoti alle funzioni sacre furono regalate alla Missione da Giovanni Venturelli, il papà del pio sacerdote fondatore. Da premettere che dal 1982, anno di fondazione della parrocchia, al 1984, anno di costruzione della chiesa, la messa domenicale veniva celebrata in casa dei coniugi Renzo ed Alda Viero.

A prendere le redini della Missione dopo padre Romano fu padre Giuseppe Costamagna, il “padre però” che cominciò a farci considerare la parrocchia anche come la nostra “casa” spirituale; difatti era solito, durante le sue omelie, paragonare la chiesa ad una comune casa dove la famiglia si riunisce per vivere in armonia e stabilire contatti fraterni con il resto della comunità. Con padre Giuseppe viene ristrutturata la sezione dell’altare e del presbiterio per venire a prendere l’aspetto ampio e luminoso che ancora oggi possiamo ammirare. Per l’occasione la JPMetal America Inc. regalava alla chiesa l’organo che tuttora accompagna con le sue note le funzioni religiose.

Dopo il Venturelli e il Costamagna fu padre Luc De Montagne a dirigere il cammino spirituale dei fedeli della Maria Ausiliatrice e a continuare la gestione salesiana della parrocchia che, con lui, diventa addirittura una famiglia; sì, è proprio questo il ricordo che padre Luc ha lasciato in mezzo a noi: farci sentire in chiesa come in una vera e propria famiglia. Dei padri salesiani di allora resterà sempre impressa nelle nostre menti la presenza di padre Tito Iannaccio, ma soprattutto il suo carisma di grande predicatore dalla parola precisa e profonda che ti entrava nel cuore e non ne usciva mai più.

Ultimamente, dopo i tre appena menzionati, è stata la volta di padre Jean Pierre Couturiere a guidarci sui sentieri della fede. Fatto saliente della gestione Couturiere è la consacrazione della chiesa come testimoniano le apposite croci poste in alto delle stazioni della via crucis e sul frontone della mezzanina che dà sulla navata della chiesa. Dette croci di consacrazione sono state preparate e lavorate, gratia et amore Dei, nella falegnameria della già citata JPMetal della famiglia Paventi. Quei pini che adornano la facciata e danno ossigeno a tutta l’aria d’intorno, da piccoli e teneri che erano appena piantati, sono cresciuti e già gareggiano in altezza con lo stesso edificio; anche i nostri figli sono cresciuti dando un più ampio resipro alla nostra comunità; grazie a loro, infatti, questa si è ingrandita divenendo cosmopolita e multietnica al pari della grande Montreal. Di conseguenza ne va da se che la nostra parrocchia, con padre Jean Pierre Couturiere, non poteva non allargare i suoi orizzonti fino a divenire una piccola comunità aperta ad una costruttiva visuale interculturale e multilingue.

Santa Pasqua 2022: due anni di isolamento prima e tristi giorni di minaccia atomica dopo, il mondo chiede un attimo di pace e di benessere! Come dicevo ad inizio dissertazione, ora sapppiamo chi è il nostro nuovo parroco. Se padre Jean Pierre ha confortato la tristezza dell’isolamento pandemico, adesso sarà padre Francesco a schiarire le nubi provocate dalle bombe in Ucraina e farci andare avanti giubilanti e sereni lungo il cammino della nostra cattolicità. Abbiamo saputo chi era il nostro nuovo parroco alcune settimane fa; e già da allora, non foss’altro che per il nome che porta, è entrato anch’egli nei nostri cuori; in quale cuore cattolico, infatti, non c’è un angolino per papa Francesco o per san Francesco d’Assisi, il santo degli umili e dei poverelli, il santo del “pace e bene”: due valori umani di cui l’uomo sembra essere tornato ad averne fame e sete ancora una volta addirittura in questi primi decenni del ventunesimo secolo? Come segno di buon auspicio, intanto, Domenica 27 marzo nella messa delle cinque pomeridiane, padre Francesco venendo presentato alla comunità italiana, per la distribuzione della Santa Comunione ci ha portato alla procedura pre-covid: non sono stati i ministri di essa a passare banco per banco, ma sono stati i fedeli a recarsi all’altare…così come ai bei tempi di una volta. Ed allora, caro padre Francesco, auguri per il tuo 50mo compleanno festeggiato l’otto marzo scorso e benvenuto in questa nostra comunità religiosa, nella certezza che essa, grazie al tuo apostolato, ben presto diventerà una “cittadella sulla riviera”!

P.S. Ieri, 10 aprile domenica delle palme, finalmente dopo due anni di pandemia chiesa gremita ed organo festoso ad accompagnare i canti della corale.