mercredi 3 septembre 2014


AVE  CESARE

Mi diceva una volta una persona di straordinaria saggezza che il vero valore di un regalo non è tanto nella sua utilità o nel bisogno che ne hai, bensì nel fatto che ti fa realizzare di quanto sei ben voluto ed apprezzato; ed è appunto questo che te lo rende caro e prezioso. Detto questo, ad ogni ricorrenza ricordevole mia figlia non manca mai di farmi regali culturali o «scolastici»; ho virgolettato scolastici perché non alludevo alla corrente filosofica medioevale, ma semplicemente alla loro utilità per la mia professione di insegnante. Tempo fa mi regalò un libro intitolato «Rome, de ses origines à la capitale d’Italie»; l’ultimo capitolo di detto libro, che tratta «l’eritage de Rome au Quebec»,  l’ho trovato abbastanza interessante perché mette in risalto il modo in cui l’antico impero abbia condizionato pure la vita socio-culturale della Bella Provincia che ci ospita; ed è appunto per questo che ho deciso di parlarvene.

Eccovi allora per sommi capi quel che ho letto. Sono tre le città del continente antico che hanno dettato leggi nella società quebecchese: Londra, Parigi e Roma…per le ovvie ragione che noi tutti emigranti ben conosciamo. Per quanto riguarda quest’ultima, la sua influenza l’ha esercitata sia come capitale dell’impero romano, che come centro del cristianesimo; sia come caput mundi, che come Urbi et Orbi; sia come antica Roma, che come Roma pontificale. Da sottolineare che è proprio questa seconda a traghettare la prima sulle onde dell’andar dei secoli. Il retaggio romano in nordamerica si è materializzato attraverso vestigia architettoniche, come pure tramite concetti e terminologie legate alle istituzioni del suo impero: forum, arena, colisée. Comunque sono tre gli assi che hanno fatto da collegamento in uno scambio interculturale Roma-Quebec: l’educazione, la cultura giuridica e il sentimento religioso. Già nel 1600 le comunità religiose indirizzavano i loro alunni agli studi classici e all’apprendimento del greco e del latino: il greco come concezione del pensiero e della scienza, il latino come concezione dell’ordine giuridico e il cristianesimo come concezione di Dio e dell’uomo. Gli studi classici garantivano pure un metodo ben presciso nell’agire e una continuità e costanza nelle idee. Per quanto riguarda la cultura giuridica, un movimento di idee politiche, prefiguranti gli stati moderni, prende vita nella metà dell’800. Anche le grandi correnti che vi si annidano: liberalismo, nazionalismo, socialismo ed altre, trovano una solida base nella concezione romana della legge. La comprensione di detta concezione, che nella sua evoluzione viene ad interessare pure il Quebec, può essere acquisita solo attraverso la conoscenza stessa delle istituzioni del diritto romano. Il concetto religioso, infine, è quello che ha marcato maggiormente la presenza di Roma un pò dovunque nel mondo sia per l’apostolato dei padri missionari, e grazie pure agli emigranti che questo intimo sentimento l’hanno portato in tutte le terre dove sono andati a costruirsi un avvenire.

Ecco fatto, la città dei sette colli, che su nel tempo aveva allungato la sua mano a toccare ogni terra allora conosciuta, oggi giorno sembra allungare il suo zampino, quasi come virtuale rivincita, anche su queste terre d’America che, in suddetti giorni, erano «inesistenti» alla visuale umana. In questo mondo, oltre ogni dire sempre più globalizzato, le aquile romane sembrano aver raggiunto in volo ed essere venute a prendere sotto le loro ali protettrici pure i potenti e gloriosi Stati Uniti d’America! No, non sto dando i numeri: è la pura e semplice realtà dei fatti che, purtroppo, passa quasi inosservata a tutti in quanto viene considerata come scontata e del tutto in sintonia con l’andar dei tempi e delle vicende umane. Se continuate a leggermi capirete dove voglio andare a parare. Nel mese di agosto siamo stati per qualche settimana ad Atlantic City ed ho alloggiato in una suite dello Sheraton Hotel: quello in cui tutto parla di Miss America e dalla A alla Z di questo evento annuale! E ne ho viste di dette celesti creature, dalla prima all’ultima, che dalle loro nicchie illuminate mandano sorrisi di soddisfazione; là proprio nel piazzale davanti all’entrata il primo organizzatore della kermesse che, con la corona in mano, invita il gentil sesso a “sognarsi” miss America e farsi scattare una foto con lui. E non vi dico il sorpreso entusiasmo di mia moglie e mia figlia allorché, toccando con la testa la corona, partiva un canto: «Here you are…Miss America». A parte quest’inciso, saliamo in camera al 15mo piano, disfaciamo le valige, ci mettiamo a nostro agio; mi affaccio alla finestra e, udite udite, subito esclamo: “Ave Cesare!”. E sì, ero andato lì anche per togliermi lo sfizio di lasciare qualche soldino nel casinò dei “Caesars”, ma non mi aspettavo che me lo sarei trovato lì dinanzi a me a primo colpo; intanto il saluto glie lo rivolgevo ben volentieri la mattina alzandomi e la sera andando a nanna. Di ritorno a Montreal ho decantato la suddetta imponenza romana lì vista con amici di lavoro ed uno mi ha fatto: “Eh, si vede, mio caro Joe che non hai ancora visto il “Caesars” di Las Vegas! Quello sì che ti mette paura”.

A questo punto penso sia giunto l’ora di scoprire la morale della favola. Gli imperatori romani, non avendo potuto conquistare le Americhe perché a quei tempi non si trovavano ancora sulle cartine geografiche, lo stanno facendo ora in maniera del tutto moderna e consona alle odierne mentalità. Non stanno più sottomettendo i popoli con le armi, ma lo stanno facendo semplicemente invitando le genti a dare i loro tributi all’SPQR con volontaria euforia nelle moderne sedi delle gabelle, meglio conosciute col nome di casinò. Grande Roma; da educatore dell’italianità mi associo ad Antonelli Venditti per dirti  anch’io «grazie Roma» …città eterna!