dimanche 30 octobre 2022

             San Giovan Battista Scalabrini

Il Santo Padre Francesco Primo ci ha ancora sorpresi; questa volta a tutto onore ed orgoglio di noi, gente emigrante. Difatti, domenica 9 ottobre, ha ufficiato la canonizzazione del beato Giovan Battista Scalabrini; e ciò che è alquanto importante è che lo ha santificato «pro gratia Summi Pontificis»: cioè senza che ci sia stato il secondo miracolo richiesto da norma per detto iter ecclesiastico. È stata la Postulazione Generale dei Missionari di San Carlo a perorare insistentemente la dispensa, ed il papa ne ha accolto la richiesta favorevolmente.

È già da tempo che il Sommo Pontefice condanna eccidi e crimini di guerra, nonché sfruttamento e speculazione sulla pelle dei migranti; nell’omelia di canonizzazione, lo scorso 9 ottobre, ha addirittura definito il Mediterraneo il «cimitero più grande del mondo» e la tratta dei migranti «scandalosa, criminale, schifosa, peccaminosa». È appunto per venire incontro a questo spinoso, ma sempre attuale, problema migratorio che, in occasione del 25mo di beatificazione del fondatore degli scalabriniani, la Postulazione ne ha chiesto ed ottenuto la santificazione in tempi anticipati. Ma cosa ha a che vedere il nostro neo-santo con noialtri emigranti? Beh, ecco cosa disse un giorno facendo scalo alla stazione di Milano: «In Milano, parecchi anni or sono, fui spettatore di una scena che mi lasciò nell’animo un senso di tristezza profonda. Di passaggio dalla stazione vidi la vasta sala, i portici laterali, e la piazza adiacente invasi da tre o quattro centinaia di individui poveramente vestiti, divisi in gruppi diversi. Sulle loro facce abbronzate dal sole, solcate dalle righe precoci che suole imprimervi la privazione, traspariva il tumulto degli affetti che agitavano in quel momento il loro cuore. Erano vecchi curvati dall’età e dalle fatiche, uomini nel fiore della virilità, donne che si traevano dietro o portavano in collo i loro bambini, fanciulli e giovani tutti affratellati da un solo pensiero, tutti indirizzati ad una meta comune. Erano emigranti!».

Nato a Fino Monasco l’8 luglio del 1839, da papà Luigi e da mamma Colomba Trombetta, già da bambino, per gioco, dava spettacolo ai compagni di scuola fingendo di dire messa e fare omelie. Entra in seminario nel 1857 e diviene diacono nel  1862 e sacerdote nel 1863. Insegna nel seminario di Como subito dopo l’ordinazione e ne diviene direttore dal 1868 al 1870 allorché viene nominato parroco della San Bartolomeo a Como. Studioso di catescesi dà vita al Catechismo Cattolico e al Piccolo Catechismo per gli asili d’infanzia. Ricordate quando da piccoli andavamo in parrocchia “alla dottrina” per imparare il catechismo? Ebbene ne fu proprio lui il promotore! Come già detto in precedenza si prodiga subito a fondare associazioni pro emigranti. Nel  1887 fonda la Congregazione dei missionari di San Carlo Borromeo (scalabriniani), l’Istituto di sacerdoti dediti all’assistenza degli emigranti, la Società di San Raffaele per la protezione degli stessi e, nel 1890, le Apostole del Sacro Cuore.  Da sottolineare che da vescovo nelle sue visite pastorali si recò pure negli Stati Uniti e nel Brasile. Intanto morì il giorno dell’Ascenzione il primo giugno del 1905.

Come postilla al tutto vado a sottolineare che qui a Montreal gli scalabriniani ufficiano sia nella parrocchia Madonna di Pompei che nella Madonna del Monte Carmelo, il cui attuale parroco è il mitico padre Rinaldo Vecchiato della «sosta dello spirito» a CFMB. Al termine di questa mia dissertazione sul nuovo santo mi sembra giusto accostare la sua figura a quella di due altre personalità religiose che campeggiano alla grande qui da noi a Montreal. In primis vado a citarvi San Giovanni Bosco: fu lui a raccomandarlo al papa Pio IX affinché lo nominasse vescovo di Piacenza alla sola età di 36 anni. In secundis mi permetto di ricordarvi suor Francesca Saveria Cabrini, la madre degli emigranti: fu Mons. Scalabrini a consigliarle di non recarsi missionaria in Cina, come lei voleva, bensì qui nelle nostre Americhe. Scommetto che adesso, orgogliosi di questa triade di santi che ci protegge, il nostro cammino emigrante abbia un nuovo senso ed un più gustoso interesse.      

samedi 15 octobre 2022

 Musica da brividi

Nel tracciare i profili della “gente nostra” finora ho dato uno sguardo quasi esclusivamente allo specchietto retrovisore del nostro cammino di emigranti; difatti ho parlato sempre o di persone mie coetanee oppure più anziane di me. Penso sia giunto il momento di dare spazio anche al nostro futuro e prendere in considerazione pure qualcuno dei tanti giovani che con il loro talento si impegnano a dare lustro alla nostra gente.

          Ciò premesso, vado subito a mettere in risalto il talento della keyboardista Alessia Priolo figlia di Carmela Bonifacio, una mia amica del Picai, e di Giuseppe Priolo. Nata a Ribera, in provincia di Agrigento, il 19 aprile del 1990 ha studiato musica al Conservatorio Arturo Toscanini nella stessa cittadina nativa. Una volta giunta a Montreal, dove si stabilisce definitivamente nel 2009, ha frequentato l’università Concordia laureandosi in scienze. Oltre ad essere un’artista compositrice è anche presidente della Fondazione non-profit Sincop8ed Noize che si occupa di giovani artisti emergenti particolarmente dotati.    

          Cosa ha rappresentato per voi il confinamento dovuto alla non ancora superata pandemia causata dal coronavirus alcuni annetti fa? Per la nostra giovane Alessia è stato una sorgente di creatività musicale con cui ha valorizzato i momenti difficili di tale periodo dando loro un risvolto di positività; ha saputo riempire il silenzio della covidianità attraverso la produzione di un nuovo album con cui ha compensato la mancaza di concerti con la sua band e di esibizioni dinanzi al pubblico; ha trasformato in rinascita ciò che sembrava sconcerto e depressione. Nella nostalgia degli spettacoli precovid e del suo primo album “Rebirth” prodotto nel 2018 ne ha dato alla luce un secondo intitolato “Echinopsis”; se ha dovuto interrompere spettacoli ed esibizioni ha avuto modo, d’altra parte, di uscire all’aperto con la sua creatività e dimostrare quanta luce si può sprigionare anche in un periodo scuro come quello impostoci dal covid 19. Tanto per farla breve, Echinopsis ha visto la luce a fine settembre ed è l’insieme di quattro tracce: Echinopsis, Confined, Reason e Flow state. Sulla copertina dell’album campeggia un fiore di cactus che per lei ha un significato profondo e ben preciso; è una pianta ricca di spine, ma pure carica di tanti fiori: Alessia infatti con la sua musica intende trasformare qualcosa di difficile in elementi densi di positività; in secondo luogo il cactus le ricorda la sua terra di origine a cui si sente strettamente legata e che non potrà mai dimenticare.

           Alessia Priolo è una compositrice di musica strumentale: niente parole, ma tanto sentimento; solo armonia e brividi a pelle! Il suo strumento principale è il piano con tastiere atipiche che le permette di creare suoni particolari impossibili a prodursi con strumenti tipici e di tradizione; già in Ribirth mette in risalto i suoni con la sua kytar: uno strumento metà piano e metà chitarra che le consente di trasmettere emozioni che, oltre ad echeggiarti nelle orecchie, ti toccano il cuore e ti riscaldano l’animo. Eccovi, intanto per finire, un ultimo ritocco al profilo di Alessia che mi permetto di parteciparvi con una mia traduzione dall’inglese di un bel pensiero espresso su di lei da Lindsay Schoolcraft: «Alessia fa veramente zampillare le sue storie dal cuore. Non hai bisogno di parole per capire cosa le sue emozioni dicono. Il suo nuovissimo EP ti porta in un reale, emozionante e vibrante viaggio da percorrere, e lungo il quale c’è il lavoro di un piano non convenzionale, ma atipico!».

Intanto il suo sito web, se volete consultarlo, è:

www.alessiakeyboardist.com       



jeudi 29 septembre 2022

 

Frank Leo

          Ogni parrochia italiana ha organizzato degli autobus, martedì 12 settembre 2022, per recarsi nella cattedrale Marie Reine du Monde per assistere all’Ordinazione di don Frank Leo a vescovo ausuliare dell’Arcidiocesi di Montreal.

          Io sono giunto a Montreal nel 1967 ed in quei tempi una delle figure religiose che andavano per la maggiore era quella di Mons. Andrea Maria Cimichella: vescovo ausuliare di Montreal di origine italiana. Chi ha la mia età ricorda molto bene la sua onnipresenza in ogni angolo e in ogni luogo e in ogni manifestazione all’italiana sull’isola di Montreal. Detto per inciso, fu  parroco del Monte Carmelo, la prima parrocchia italiana qui da noi e il fondatore delle scuole italiane del sabato mattina. Un degno rappresentante della «gente nostra» in chiesa e fuori della chiesa; dalla sua dipartita in poi di vescovi ausiliari che parlassero  la lingua di Dante non ne abbiamo più avuti.

          Scoraggiati già da due anni dallo sconcerto del covid ecco giunto, almeno nella nostra comunità etnica, un improvviso sprazzo di luce: la nomina di un sacerdote italiano a vescovo ausiliare di Montreal. Come ho già detto si tratta di Frank Leo che ricevette la sua ordinazione sacerdotale il 14 dicembre del 1996, dopo essere entrato, a 19 anni, nel Gran Seminaire di Montreal: figlio di genitori italiani nacque a Montreal nell’anno del Signore 1971. Suo padre (81 anni Calabria) si chiama anche lui Francesco e, a differenza di mamma Rosa Valente (Campania) volata al cielo nel 2008, ha avuto la commovente soddisfazione di assistere alla nomina del suo caro figlio a vescovo ausiliare di Montreal. Il nostro nuovo vescovo ausiliare ha solo 51 anni, ma ha già un nutrito bagaglio culturale ed una lodevole attività apostolica alle spalle. Vanta studi in diritto canonico e una laurea in filosofia conseguiti presso l’università lateranense in Roma, studi in diplomazia e diritto internazionale, un dottorato in teologia con specializzazione in Mariologia, un diploma di studi classici, nonché una laurea in direzione spirituale: culturalmente ben ferrato, a quel che sembra!

          Non da meno la sua missione sacerdotale già svolta fin’ora. Fino al 2006 ha servito in varie parrocchie e nello stesso anno entra nella Pontificia Accademia a Roma, lavorando fino al 2012 nel servizio diplomatico della Santa Sede in varie nunziature apostoliche. In quello stesso 2012 il papa emerito Benedetto XVI gli conferisce il titolo di Monsignore. Al suo rientro in Canada ritorna nel Gran Seminaire, ma questa volta in qualità di professore di teologia e filosofia e come direttore spirituale e accompagnatore dei candidati al sacerdozio. Anche come insegnante si è mosso di qua e di là: Camberra (Australia), Daytona (USA) ed Ottawa, tanto da meritare il riconoscimento di «buon missionario». Per concludere, dal 2015 al 2021 è stato Segretario Generale della conferenza episcopale canadese ed ha al suo attivo la conoscenza di ben quattro lingue: inglese, francese, spagnolo e italiano. 

          Dopo la cerimonia il padre ha detto: È una cosa incredibile; ho provato delle emozioni fortissime e indescrivibili. E mons. Lepine: Sono molto grato a papa Francesco per la nomina di Frank Leo a vescovo ausiliare. Lui conosce la comunità montrealese e svolgerà la sua missione con indubbio contributo apostolico. E l’altro vescovo ausiliare Alain Faubert: Apprendo con cuore pieno di gioia la nomina di Leo. Ringrazio il Signore per questo regalo che attraverso la voce di papa Francesco ha fatto alla sua chiesa di Montreal. Ma ecco pure ciò che ha promesso lui personalemente: Mi sforzerò di lavorare diligentemente per il regno di Cristo assieme a voi tutti fratelli e sorelle nella fede. Ed io, anche a nome vostro, mi permetto di dirgli: Buon apostolato all’italiana in mezzo a noi, da te definiti “gente mia” e…ad maiora, caro neo-Monsignor Frank Leo.   

lundi 12 septembre 2022

 

Le Figlie di Maria Ausiliatrice

Allorché me ne venni ad abitare in RdP, mia figlia per alcuni annetti si impegnò ad insegnare il catechismo nella neo-nata Missione di Maria Ausiliatrice; naturalmente era in diretto contatto con le suore che ancora adesso si dedicano all’educazione dei giovani della parrocchia. Ricordo molto bene della stima che aveva per loro e per l’operato che svolgevano in favore della gioventù; delle suore di allora ricordo anch’io la dinamica suor Francine che dirigeva, fra l’altro, anche la corale. Tra le tante opere di bene fatte da queste nostre caritatevoli Figlie di Maria ricordo una di cui sono stato testimone de visu del loro impegno e della loro buona volontà. Al tempo in questione dovevano preparare dei pacchi regalo da inviare in paesi poveri: e non si trattava di uno o due pacchetti, ma di svariate centinaia di unità. Sempre al tempo in questione lavoravo come magazziniere nella JPMetal, una ditta benefattrice della nostra Missione così come ho già accennato in qualche mio precedente scritto; ebbene il proprietario della fabbrica mise a disposizione delle consorelle, per una intera settimana, lo spazio necessario e tutto l’occorrente richiesto per l’impacchettatura dei doni da spedire.

Ho messo spesso la mia «penna per l’italianità» al servizio della parrocchia, dei suoi parroci e del Centro Salesiano dei giovani, sito poco distante dalla chiesa; poiché domenica 18 settembre sotto l’auspicio del nuovo parroco padre Francesco Giordano e del suo assistente padre Mussie Zerai Yosief, si celebrerà il 150mo anniversario di fondazione dell’Ordine Figlie di Maria Ausiliatrice o delle Suore Salesiane, ho pensato bene di farvi conoscere qualcosa di utile a propostito di quest’Ordine religioso che tanto bene pratica anche nella nostra comunità rivierana. Prima che mi si venga a dire che non è farina del mio sacco vi confesso in tutta sincerità che per scrivere quanto segue sono andato a consultare la relativa Wikipedia su internet; anzi fatelo anche voi e vi aggiornerete su tante altre cose che qui ho tralasciato per via di spazio e di tempo.

Dopo aver fondato la Società Salesiana e dato vita ai molteplici Oratori per giovani ragazzi don Bosco, dietro invito di papa Pio IX, si impegnò ad estendere tale opera anche alle giovani fanciulle attraverso la fondazione di una congregazione religiosa femminile. E fu così che nel 1864 volse l’occhio all’Unione delle Figlie di Maria Immacolata, istituto nato nel 1854 grazie a don Domenico Pestarino. Di tutte quelle giovani «spose del Signore» il suo sguardo fu attratto da una in particolare: suor Maria Domenica Mazzarello a cui decise di affidare la fondazione della nuova congregazione femminile. La cerimonia di vestizione dell’Istituto ebbe luogo ad Acqui, in provincia di Alessandria, ufficiata dal vescovo Giuseppe Maria Sciadra nell’anno del Signore 1872, mentre l’approvazione diocesana delle Figlie di Maria Ausiliatrice veniva concessa nel 1876.

L’attuale madre generale di dette consorelle è l’italiana Chiara Cazzuola e le sue religiose si dedicano principalmente all’educazione della gioventù tramite convitti, oratori, asili, e scuole di ogni grado ed esclusivamente in lingua italiana. Statisticamente parlando nel mondo operano 14306 suore che hanno sede in 82 province religiose dislocate in 92 parti del mondo con 1455 comunità locali…di cui una anche presso la parrocchia Maria Ausiliatrice nella nostra ridente Rivière des Prairies.   

lundi 29 août 2022

         Uno su mille

        «Uno su mille ce la fa», queste parole e le corrispondenti note di una canzone di Gianni Morandi mi suonano spesso all’orechio e di tanto in tanto le canticchio pure sotto la doccia. Intanto, incredibile a dirsi, sono pure delle cifre che trovo bene indicate quale comune denominatore nel campo di un non ben conosciuto handicup cibernetico.

        Sì, proprio così: ormai navighiamo tutti via internet e ci interniamo impavidi nei meandri della digitazione on line, orgogliosi e fieri di noi stessi, nonché rispettosi e riconoscenti ai più moderni ritrovati della scienza. Ma se malcapitatamente il tuo vascello andasse a scontrarsi con imprevisti marosi in rete? Ve l’ho già detto in un mio precedente scritto che il mio computer, improvvisamente e misteriosamente, non è stato più in grado di leggere la mie cassette usb dove, ormai da tempo, registro e custodisco il mio patrimonio scritto. Lascio immaginare a voi il mio sconcerto al pensiero di aver perso , in un batter d’occhio, tutta la mia produzione letteraria, nonché qualche lavoretto fatto per conto di amici o associazioni paesane.

        Fortunatamente un amico tipografo mi si dice disposto a verificare l’accaduto e mi chiede di portargli il computer con le relative cassette usb in questione. Sempre fortunatamente ha un po’ di tempo libero e mette immediatamente le mani in pasta,  facendomi addirittura restare con lui perché non se ne passerà molto per verificare il tutto. E difatti dopo qualche oretta di prova e riprova e di tira e molla,  riporta la mia «biblioteca» on line, proprio come se non fosse successo nulla di grave. Fatto sta purtroppo che i signori di microsoft avevano apportato dei cambiamenti al sistema  e qualcosa non era stato ancora regolato a dovere…e a farne le spese mi ci ero trovato anch'io di mezzo!

        Il mio «salvagente»  è italiano e conosce anche lui la canzone del Morandi; parlando parlando gli faccio: «Hai visto mio caro Jonathan? In questi mari della navigazione internet tu appartieni a quei beati uno su mille che ce la fanno! Io intanto mi trovo tra quei 999 poveracci che, sfortunatamente, rischiano di  affondare!». Sempre sfortunatamente anche questi sono i rischi del progresso; e voi me li chiamate passi avanti quelli che l’umanità va facendo solo a utile di pochi e sempre a svantaggio di tanti?!

mardi 26 juillet 2022

    E se così fosse?

    Man mano che il progresso muove sempre passi più da gigante, parimenti l'uomo va sempre più illudendosi di essere un Padreterno e di potersi sostituire a Lui...magari anche per correggere le imperfezioni del creato, dato e non concesso che ce ne siano. Poiché l'uomo fu fatto ad immagine e somiglianza di Dio dovrebbe essere tanto perfetto da non potersi immaginare meglio di così com'è; e appunto così dovrebbe mantenersi e conservarsi per essere ben riconoscibile quando nel giorno del giudizio finale si presenterà a Lui per essere destinato alla destra oppure alla sinistra.

    Intanto siamo in un'epoca in cui è tale e tanto il permessivismo che ognuno mette in discussione e questo e quello e tutto e tutti arrivando persino a volersi rifare "migliore" di  come fu fatto, senza rendersi conto che, così comportandosi, va disprezzando i disegni del Creatore. E si ricorre a palestre, lifting, silicone, rifacimenti plastici per "aggiornare" quegli stupendi lineamenti dentro cui fummo inquadrati per realmente identificarci nell'immagine di Dio: muscoli sviluppati, labbra ingrossate, seni rifatti, corpi dipinti, solo per apparire e mai per essere. E che dire di quei tanti pircing finanche sulla lingua e di quei mostruosi tatuaggi che soffocano la nostra pelle?

    Che ne sarà di noi, così conciati, in "dies ille"? Come ci fu assegnato un luogo in cui vivere in questo mondo terreno, così ci sarà riservato un posto in quello celeste: ma esattamente a noi così come Lui ci aveva abbozzati in "illo tempore" della creazione; di conseguenza così conciati rischiamo di non essere riconosciuti ed il posto riservatoci  non potrà più assegnarcelo perché il destinatario originale lo abbiamo diseredato...alterandolo a causa di un insensato capriccio di orgoglio o di vanagloria.


P.S. Scritto direttamente in rete a causa di un problema che rischia di mandare a monte tutte le cassette usb dove sono registrati tutti i miei scritti: la mia bacheca, in questo mondo di tanto progresso rischia di prendere fuoco e non penso sia a causa del mio handicup cibernetico...perché di punto in bianco il mio pc non me le apre più. Se qualcuno portebbe "imviarmi un salvagente" lo ringrazio di cuore; comunque il mio prossimo articolo che vergherò direttamente in on line tratterà appunto di questo argomento...seguitemi!



vendredi 1 juillet 2022

 Parco Ermanno La Riccia

Un’altra goccia di Mediterraneo azzurro è andata a scorrere nelle acque del San Lorenzo, proprio qui nella multietnica Montreal ed esattamente sulla strada Philias-Gagnon, all’angolo della strada Sagnay nei pressi di una lussuosa zona residenziale nell’italianissima cittadina di San Leonardo. Il 29 giugno 2022, infatti, è stato inaugurato un parco dedicato al nostro Ermanno La Riccia da me definito, a suo tempo, un esempio di vita emigrante e un maestro di italianità! Era già da tempo che l’idea aleggiava nell’aria ed ecco che finalmente il sogno è divenuto realtà allietando un altro angolo della Bella Provincia con il sereno sorriso di un italiano DOC; e la targa commemorativa dell’insigne connazionale è stata scoperta, guarda caso, a cavallo della festa nazionale del Quebec e quella del Canada, e per giunta in un parco dove anche tanti bimbi possono conoscerlo e tramandarne la memoria nel tempo!

Ermanno un simile riconoscimento se lo meritava proprio perché è stato uno di quegli italo emigranti che ha saputo vivere tra la sua gente in maniera semplice ed umile senza reclamare applausi o riconoscimenti di sorta; è stato quella solita goccia che scava la pietra non con la sua forza, ma con il suo lento cadere. Conoscete il PICAI, la CFMB, il COMITES? Sono solo alcuni di quegli Enti comunitari che anche Ermanno ha tenuto a battesimo solo perché Istituzioni ad utilità del popolo e non per interessi personali; è stato sempre al servizio della comunità senza mai servirsi di essa! E potrei anche fermarmi qui senza aggiungere altro; ma, prima di concludere, vorrei soffermarmi su qualche punto saliente della sua attività sociale.

Di professione ingegnere ha dedicato buona parte del suo tempo alla scrittura e allo spettacolo; ha scritto, infatti, tre romanzi ed alcune raccolte di poesie. Fondatore del Coro Alpino mise su una compagna teatrale che, su nel tempo, allietò tanti nostri fine settimana dopo sette giorni di duro lavoro…da bravi emigranti chi dimenticherà mai il mitico paesello di “Schiaccianocelle”? E che dire della sua religiosità? Fu uno strenuo “messaggero” di Sant’Antonio in lungo e in largo per il vasto Canada. Ci serviva proprio una testimonianza di lui in un quartiere di Montreal: grazie al Comune di San Leonardo per averci regalato il ricordo della sua sorridente serietà in un parco Cittadino!    

mercredi 15 juin 2022

             Nel frattempo       

Fu già nell’Eden che venero a crearsi due ideologie divergenti che ebbero come capostipiti Abele e Caino. Detto contrasto avrà un analogo riscontro anche alla fine dei tempi, nel giorno del Giudizio Universale allorché i buoni verranno riniti a destra e i cattivi verranno relegati a sinistra. Nel frattempo l’uomo resta sempre ad osservare  tutto ciò che accade inesorabilmente come da una finestra che da sul mondo. E, da lì affacciato, commenta l’avvicendarsi dei corsi e ricorsi storici oppure il ripetersi delle vicende umane, a volte in contrasto tra loro, con cui viene scritta quella storia che racconta sempre tutto senza mai insegnare niente. Nel frattempo mentre l’uomo cammina sulla facia della terra vive il terrore di quelle vicende che non dovrebbero mai ripetersi e che intanto ritornano alla ribalta con eccidi, genocidi, stermini di massa, foibe da insabbiare con salme umane, ecc. ecc.: orrori da brividi che degradano la stirpe umana solo perché ogni tanto arriva un IO  a sostituirsi a Dio!

Nel frattempo Egli è lì che aspetta tutti per giudicarci; e tutti saremo lì davanti a Lui per essere assolti o condannati. E tutti saremo lì a ripercorrere, come nella seguenza di un video, il  nostro vissuto e spuntare le opere buone, fatte per meritarci la destra oppure sottolineare le nostre malefatte che ci scaraventeranno a sinistra: riusciranno le spuntature a sopraffare le sottolineature? In un mondo globalizzato e computarizzato chi ormai non ha dimestichezza con face book? Ne abbiamo e ne abbiamo di amici “stimati e cari” in questa rete virtuale. Ma come mai, poi, nella vita reale portiamo il muso a qualcuno? Ai tempi di oggi vorremmo tutti che l’invasione dell’Ucraina finisse in un accordo diplomatico. Se, malauguratamente, finissimo in qualche litigio di sorta noi personalmente, saremmo portati a metterci una pietra sopra e dimenticare tutto…o anche il nostro orecchio diventerebbe da mercante come quello putiniano? Siamo portati spesso a sentenziare che il mondo va male; ma il mondo non comincia da me che scrivo e da te che mi leggi per poi allargarsi lontano lontano nel tempo e nello spazio?

Nel frattempo, guarda caso, l’attuale IO a terrorizzare il genere umano risponde appunto al nome di Putin. Spesso mi trovo a soppesare un’accorata supplica di papa Francesco a riguardo dell’attacco in Ucraina: “In nome di Dio, fermate la Guerra!”. Si è espresso al plurale; non si è indirizzato ad una sola persona; si è rivolto a tanti responsabili ugualmente colpevoli di quei misfatti che ormai vengono addebitati ad un solo “scellerato”. Non sono scellerati anche coloro che fomentano la corsa agli armamenti? Non fu scellerato anche colui che, sfruttando la disintegrazione dell’atomo, ideò la bomba atomica? Non sono scellerati anche quegli sciacalli che si avvalgono dei disastri della guerra e della miseria della gente come fonti di spuderati lucri e  vergognosi guadagni? Non sono scellerati anche i tanti capi di stato che sfruttano situazioni belliche per fini politici?

Nel frattempo pure questa pagina di storia odierna lascerà il tempo che ha trovato senza insegnare niente. Anche questo corso storico troverà un similare ricorso lungo il cammino dei tempi, perché, come dicevano i nostri padri, nihil sub sole novi e quindi l’eredità che pesa sulle nostre spalle di Caino ed Abele dall’Eden dei primordi ce la porteremo addosso fino al giorno in cui si apriranno le porte del Paradiso e suoneranno  le trombe del Giudizio Universale.   

samedi 7 mai 2022

 Pace con Francesco

PApa FRAncesco: PAce FRAtelli, e anche bene, a voi tutti su terra sembra invocare il pontefice  per ogni uomo al mondo, già solo con le prime sillabe del suo nome. Tutti indistintamente pensammo subito alla pace appena il camerlengo pontificio, quel 13/03/2013 (omne trinum est perfectum), annunziò con grade gaudio che “sibi nominem imposuit Franciscum”. E lo ha dimostrato cercando di riportare i passi della Chiesa sul cammino del vangelo; e lo ha messo in pratica andando a stringere la mano ai pastori delle altre Chiese per cercare punti di incontro e di pacifica convivenza; passeggiando solo soletto in Piazza San Pietro, quei primi giorni del covid, confortò la solitudine dell’umanità in sommessa meditazione; e sta strenuamente predicando la pace sopratutto adesso in mezzo allo sconcerto dilaniante degli eccidi in Ucraina.

Alla spada dell’invasione sguainata inconscientemente da Putin non ebbe paura a rintuzzarla con la Croce del Golgota…del perdono e della misericordia; vorrebbe finanche andare a dirglielo in faccia, dall’altra parte di quel lungo tavolo ovale del Cremlino, di fermarsi e di lasciare in pace la povera gente…ci riuscirà? Non ha avuto mezzi termini neanche col Patriarca Kiril: in una diretta via zoom gli ha detto chiaro e tondo che non capisce nulla dei suoi principi religiosi; gli ha fatto capire esplicitamente che i preti non sono i chierici dello Stato e che un Patriarca non può trasformarsi in un chierichetto di Putin.  Nel tira e molla di questa stupida carneficina in piena Europa non ha conceso a nessuno di divenire quel “terzo a godere tra i due litiganti”: ha avuto il diplomatico coraggio  di rinfacciare il fatto suo pure alla Nato, responsabile di aver stuzzicato l’ira del Cremlino abbaiando alle porte della Russia. Se effettivamente non sono dei mastini che si facciano anch’essi il loro bravo esame di coscienza; il papa da parte sua ha saputo mettere il dito nella piaga di ogni responsabile!

In questa mia breve dissertazione ho parlato di pace. Ma in quale cuore questo anelato sentimento ha la sua sede fissa? Naturalmente nel cuore di una mamma di cui oggi celebriamo la festa! Eccovi una  poesia ad hoc che dedico al mondo intero in questa festa delle mamme 2022:

Sorgente di pace

Madre:

fonte di amore,

sorgente di pace!

Che tu non abbia non c’è bellezza

e che ti eguagli non c’è grandezza.

Tanta in te di bontà si raduna

che pure Iddio volle averne una!


lundi 25 avril 2022

        Gli assurdi bellici   

A fine febbraio, allorché l’Ucraina veniva invasa dalla Russia, si levò unanime una voce a condannarla come una guerra assurda ed insensata. E non furono in pochi a ritenere che Putin avesse cominciato a dare i numeri per essere arrivato ad un simile gesto di scelleratezza. Ma un uomo che da segni di demenza è degno di restare a capo di uno stato come se nulla fosse? Ad un mese di distanza da quelle prime cannonate la guerra è ancora in corso, né si sa per quanto tempo ancora seminerà vittime e distruzione; la mediazione diplomatica che dovrebbe risolverla, infatti, sta quasi consigliando a Biden di farsi i fatti di casa sua e che non è opportuno intromettersi in quelli altrui.

Mi sono sempre chiesto fino a che punto ci si possa avvalere del cosiddetto diritto di legittima difesa e, guarda caso, lo ha spiegato un senatore italiano ospite di “mattino cinque”. Grosso modo ha fatto capire che, se qualcuno viene in casa tua e violenta le tue donne o ammazza i tuoi figli, tu puoi difenderti con la forza sì, ma con le armi no; praticamente niente occhio per occhio, ma voltare l’altra guancia per cercare di mettersi d’accordo a tavolino. Intanto perché in Ucraina vengono mandate le armi sì e le forze fisiche no? Non ha forse ragione Zelensky a dire che si manca di coraggio? A quanto pare la diplomazia deve tener conto degli accordi internazionali anche se questi possono essere causa di efferate ecatombi. Forse cado nell’assurdo, ma va a finire che pure le deportazioni e le foibe della seconda guerra mondiale possano essere messe in parallelo alle tragiche vicende di questi giorni; pure allora dovette essserci gente alla finestra, in diplomatica monitorazione,  per condannare solo verbalmente quegli esodi di massa e quei genocidi senza nulla fare per impedirli: fu prudenza diplomatica o mancanza di coraggio anche quel non intervento? In illo tempore fu puntato il dito anche sul silenzio di  papa Pacelli; premesso che la sua fu la scelta del male minore, che ascolto viene dato oggi alle suppliche dell’odierno Bergoglio che parla con il cuore straziato in mano?

È proprio il caso di chiedersi se la storia insegni qualcosa. Nelle sue pagine scritte leggiamo l’avvicendarsi di fatti e misfatti, di progresso e di regresso in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni campo; e leggiamo pure il riaccadere di tristi momenti che restano nella memoria come episodi ignobili da non ripetersi più. Ecco cosa insegna la storia: ad ignorare ora quello che verrà ricordato dopo! Anche questa inconcepibile guerra in Ucraina omai va catalogata in quelle assurde ingiustizie che vengono combattute per lasciar morire la gente innocente…sulle cui tombe mettere un fiore domani! Tanto per non trascurare il bicchiere mezzo pieno, qualcosa di positivo dobbiamo pur concedergliela a questa sconcertante guerra. Ha fatto passare in second’ordine le preoccupanti problematiche della pandemia e poi, in secondo luogo, ha dato un gusto meno amaro alla ciliegina sulla torta offerta dalla Macedonia all’Italia sportiva: dopo esserci abituati a convivere col virus, sembra che stia divenendo normale anche assistere a dei mondiali senza gli azzurri. Una terza nota positiva l’ho riscontrata nei dibattiti televisivi: niente più scazzottate ed animate polemiche, ma solo interventi concordi e condivisi per deplorare la follia di questa guerra o per delucidare le svolte e risvolte del caso; nonché delle “sagge” precauzioni da prendere onde evitare un terzo conflitto mondiale…quasi quasi che le conseguenze economiche di questa belligeranza in Europa non mettessero a rischio il benessere vitale del mondo intero.

A differenza di fb, invece, dove si riscontrano occhiatacce e musi storti a sostenere l’ideologia del Cremlino o della Casa Bianca & friends e viceversa. Sembra che, come nel film con Benigni, la vita è bella pure sotto i bombardamenti nel mentre che anche sul vero scorre il veleno!

lundi 11 avril 2022

Pasqua col nuovo parroco   

È stato alla messa pomeridiana di domenica 13 marzo 2022 che padre Jean Pierre ci ha letto la lettera che il vescovo di Montreal gli aveva inviato il venerdì precedente. Subito dopo la benedizione finale ha invitato i fedeli a rimettersi seduti ed ha iniziato a leggere la missiva in cui veniva comunicato che la sua missione nella nostra parrocchia era compiuta e che non veniva ancora detto dove lui sarebbe stato trasferito, né chi ne avrebbe preso il posto. Ora, però, sappiamo bene che la guida spirituale della nostra comunità cattolica in RdP è stata affidata a padre Francesco Giordano, a cui porgo una stretta di mano con l’augurio di una buona permanenza  pastorale in mezzo a noi, anche a nome di tutti i parrocchiani.

Intanto, vogliamo ricordarli i pastori evangelici che si sono presi cura, prima di lui, del gregge della Riviera a partire dal 1984? Fu il compianto padre Romano Venturelli che, nel primo lustro degli anni ’80, fondò la parrocchia e fece sorgere la chiesa di Maria Ausuliatrice. Da buon salesiano non poteva fare a meno di intotolare detto edificio sacro all’aspetto della Madre di Dio più caro a Don Bosco! E la nostra “Ausiliatrice” il suo primo aiuto miracoloso lo prodigò proprio in favore dei coniugi Giovanni Palumbo e Anna Saroli: gli architetti che progettarono l’allora nuova missione in terra canadese. I Palumbo, avendo prenotato un biglietto aereo per un viaggio di vacanza, chiesero a padre Romano di consegnargli il progetto della chiesa con qualche settimana di ritardo; poiché il Venturelli fece capir loro che ne aveva urgentemente bisogno, gli ingegneri posteciparono le loro vacanze…l’aereo su cui si sarebbero dovuti imbarcare fu sabotato, si schiantò a terra e nessun passeggero ebbe scampo! A richiamare i fedeli in chiesa è generalmente il suono delle campane; le quattro che invitano i devoti alle funzioni sacre furono regalate alla Missione da Giovanni Venturelli, il papà del pio sacerdote fondatore. Da premettere che dal 1982, anno di fondazione della parrocchia, al 1984, anno di costruzione della chiesa, la messa domenicale veniva celebrata in casa dei coniugi Renzo ed Alda Viero.

A prendere le redini della Missione dopo padre Romano fu padre Giuseppe Costamagna, il “padre però” che cominciò a farci considerare la parrocchia anche come la nostra “casa” spirituale; difatti era solito, durante le sue omelie, paragonare la chiesa ad una comune casa dove la famiglia si riunisce per vivere in armonia e stabilire contatti fraterni con il resto della comunità. Con padre Giuseppe viene ristrutturata la sezione dell’altare e del presbiterio per venire a prendere l’aspetto ampio e luminoso che ancora oggi possiamo ammirare. Per l’occasione la JPMetal America Inc. regalava alla chiesa l’organo che tuttora accompagna con le sue note le funzioni religiose.

Dopo il Venturelli e il Costamagna fu padre Luc De Montagne a dirigere il cammino spirituale dei fedeli della Maria Ausiliatrice e a continuare la gestione salesiana della parrocchia che, con lui, diventa addirittura una famiglia; sì, è proprio questo il ricordo che padre Luc ha lasciato in mezzo a noi: farci sentire in chiesa come in una vera e propria famiglia. Dei padri salesiani di allora resterà sempre impressa nelle nostre menti la presenza di padre Tito Iannaccio, ma soprattutto il suo carisma di grande predicatore dalla parola precisa e profonda che ti entrava nel cuore e non ne usciva mai più.

Ultimamente, dopo i tre appena menzionati, è stata la volta di padre Jean Pierre Couturiere a guidarci sui sentieri della fede. Fatto saliente della gestione Couturiere è la consacrazione della chiesa come testimoniano le apposite croci poste in alto delle stazioni della via crucis e sul frontone della mezzanina che dà sulla navata della chiesa. Dette croci di consacrazione sono state preparate e lavorate, gratia et amore Dei, nella falegnameria della già citata JPMetal della famiglia Paventi. Quei pini che adornano la facciata e danno ossigeno a tutta l’aria d’intorno, da piccoli e teneri che erano appena piantati, sono cresciuti e già gareggiano in altezza con lo stesso edificio; anche i nostri figli sono cresciuti dando un più ampio resipro alla nostra comunità; grazie a loro, infatti, questa si è ingrandita divenendo cosmopolita e multietnica al pari della grande Montreal. Di conseguenza ne va da se che la nostra parrocchia, con padre Jean Pierre Couturiere, non poteva non allargare i suoi orizzonti fino a divenire una piccola comunità aperta ad una costruttiva visuale interculturale e multilingue.

Santa Pasqua 2022: due anni di isolamento prima e tristi giorni di minaccia atomica dopo, il mondo chiede un attimo di pace e di benessere! Come dicevo ad inizio dissertazione, ora sapppiamo chi è il nostro nuovo parroco. Se padre Jean Pierre ha confortato la tristezza dell’isolamento pandemico, adesso sarà padre Francesco a schiarire le nubi provocate dalle bombe in Ucraina e farci andare avanti giubilanti e sereni lungo il cammino della nostra cattolicità. Abbiamo saputo chi era il nostro nuovo parroco alcune settimane fa; e già da allora, non foss’altro che per il nome che porta, è entrato anch’egli nei nostri cuori; in quale cuore cattolico, infatti, non c’è un angolino per papa Francesco o per san Francesco d’Assisi, il santo degli umili e dei poverelli, il santo del “pace e bene”: due valori umani di cui l’uomo sembra essere tornato ad averne fame e sete ancora una volta addirittura in questi primi decenni del ventunesimo secolo? Come segno di buon auspicio, intanto, Domenica 27 marzo nella messa delle cinque pomeridiane, padre Francesco venendo presentato alla comunità italiana, per la distribuzione della Santa Comunione ci ha portato alla procedura pre-covid: non sono stati i ministri di essa a passare banco per banco, ma sono stati i fedeli a recarsi all’altare…così come ai bei tempi di una volta. Ed allora, caro padre Francesco, auguri per il tuo 50mo compleanno festeggiato l’otto marzo scorso e benvenuto in questa nostra comunità religiosa, nella certezza che essa, grazie al tuo apostolato, ben presto diventerà una “cittadella sulla riviera”!

P.S. Ieri, 10 aprile domenica delle palme, finalmente dopo due anni di pandemia chiesa gremita ed organo festoso ad accompagnare i canti della corale.

dimanche 27 mars 2022

 

Mio povero portafoglio

Che pena che mi fai, mio caro portafoglio, in quest’assurdo mondo politico-economico: alquanto povero e scarno quello dei tanti e tanti, abbastanza a pieno mantice quello dei ben pochi nati con la camicia. Se ne sono svuotati ben parecchi in questi passati due anni di covidianità, e la possibilità di una eventuale ripresa è più un miraggio che un’utopia. Con il lavoro che è andato sempre più scarseggiando le fonti di lucro hanno chiuso i rubinetti pressoché a zero. Si era appena proiettata all’orizzonte la speranza di una rinascita che la botta in testa dell’attacco russo in Ucraina ha decretato il tracollo di ogni istituto bancario in lungo e in largo per il vasto suolo di madre terra. Sanzioni di qua, ripicche di là, importazioni ed esportazioni ad armi corte ed eccoci al collasso economico con il carovita alle stelle…a torto o a dritta che sia.

Nel mio quartiere un grande emporio con vendite al dettaglio, con stazione di servizio annessa, è già da parecchi mesi che ha trasclocato in una zona con più ampi spazi a disposizione. Nella vecchia sede è rimasto solo il distributore di benzina aperto, naturalmente per ridurre a zero le ultime provviste fatte. Ne va da sé che è da svariati e svariati mesi che la ditta non ha fatto rifornimento di carburante; il prezzo della benzina, intanto, per rispondere all’andamento delle borse lo ha messo varie e varie volte al rialzo benché il costo d’acquisto fosse stato quello fatto in precedenza ad un basso valore. Ed ecco come i portafogli dei mille e mille clienti si sono andati alleggerendo, nel mentre che quello suo da industriale invece si sia andato appesantendo. Detto discorso di compra-vendita, idem per idem, va fatto pure per tutti gli altri esercizi e commerci che sono da mattina a sera al servizio di una più o meno vasta clientela. Difatti per suddetta politica commerciale, causa pandemia prima e causa guerra dopo, è già da parecchio tempo che il prezzo della mercanzia, ovunque ti giri ti giri, sale sempre e poi sempre e…vi pareva che, di detta strafottente speculazione, non fosse “pantalone” a  farne  le spese?

Durante la pandemia si è sentito spesso imprecare contro i governi per le misure “indigeste” che prendevano, guarda caso per proteggere la nostra salute; per i frastuoni dei clacson dei camion ci sono stati addirittura delle manifestazioni di piazza; spesso e volentieri si organizzano rimostranze e  sfilate di protesta per questa o quell’altra legiferazione poco gradita. Tanto per farla breve, a volte ce lo prendiamo lo sfogo di far sentire la nostra voce per non essere messi sotto i piedi o per reclamare i nostri diritti. E adesso, per il rialzo sconsiderato del carovita, perché nessuno parla? È un qualcosa che rasenta l’ingiustizia e lo sfruttamento; eppure nessuno alza un dito e sembra che tutti siano d’accordo con questa presa per i fondelli; non è una specie di omertà che non gioca affatto a nostro favore ed interesse? Non c’è nessun Masaniello a guidare una rivoluzione di piazza in difesa del nostro benessere?

È quasi istintivo per l’uomo chiedersi, in occasione di cataclismi o sciagure naturali, “ma dov’è Dio? Perché permette tutto questo?”. Ebbene adesso sono io a chiedermi e a chiedervi “ dove sono i governanti? Perché non mostrano il pugno fermo contro questi magnati del lucro che succhiano il sangue dei loro simili?”. Non è forse il caso di supporre che siano proprio loro stessi, indugiando a reclamare trattative diplomatiche o compromessi similari, a pianificare guerre di interessi sempre a scapito della povera gente? Avete visto anche in quest’altro esacrando eccidio ucraino di cosa si parla “affacciati alla finestra”? Di chi ci guadagnerà di più dopo questa guerra: sarà l’Ucraina, sarà la Russia, saranno gli Stati Uniti, sarà la Cina; ognuno è interessato al proprio guadagno e nessuno ha tempo di pensare a che fine farà il genere umano! 

lundi 21 mars 2022

 

Cabala o non cabala     

Cabala o non cabala, alcuni avvenimenti analoghi possono ripetersi sistematicamente nel corso del tempo. Il Sanremo 2020 è stato il primo dell’era Amadeus; detto festival, purtroppo, è passato alla storia come quello anticovid perché solo alcune settimane dopo il mondo intero veniva ammantato dalle tenebre della covidianità, che ancora adesso, nonostante tutto, continua a farla da padrona. Lì in Italia fu l’ultima manifestazione musicale di entusiasmo e di spensieratezza con pubblico presente a tutto spiano. Difatti subito dopo si piombava nelle misure sanitarie dell’isolamento più assoluto. Le attività umane venivano paralizzate e la vita di ogni essere umano veniva messa a dura prova: ed è già da ben due anni che il morale dell'universo intero è ancora in fase calante.

Dopo il festival successivo del 2021, purtroppo “a porte chiuse”, quest’anno si è quasi tornati alla normalità con quello 2022 ricco di buona musica e con pubblico vivo e vegeto ad applaudire. Intanto subito dopo, cabala o non cabala, il mondo intero è di nuovo ritornato sotto schoc per un’altra improvvisa botta in testa provocato dai missili russi in Ucraina: sul cotto della pandemia, l’acqua bollente della guerra!  È già da quasi un mese che le bombe tuonano e l’aria non sembra affatto rasserenarsi; unica nota meno dolente in tanta tristezza è che il serpeggiare del covid sembra passato in second’ordine o addirittura scomparso dai nostri incubi. I siluri squarciano i cieli, i corridoi umani vengono sbarrati, le sommosse vengono represse e le informazioni stampa suffocate; e il tutto per una sola mente esaltata che non vuole piegarsi a razionali trattative di pace.

Ho letto da qualche parte, intanto, che ad Ama è stata già proposta la conduzione della kermesse sanremese anche per gli anni 2023 e 2024. Ottima come idea e che si proceda pure in tal senso: mica male un’era Ama della durata di un intero lustro! In tanta lieta atmosfera musicale io, però, terrei in considerazione di nuovo la cabala: il virus dopo il suo primo festival, la guerra dopo il suo terzo…che altra sorpresa potrebbe riservarci qualcuno dei prossimi due!? Ma procediamo con ordine e con spensierato ottimismo: prima vediamo se sarà lui il direttore artistico delle prossime due edizioni e dopo si vedrà se il bicchiere avrà pure il suo mezzo vuoto oppure se sarà completamente pieno. Intanto, buona primavera 2022 a tutti e così sia!                                                                                                                                                                                                                              

samedi 12 mars 2022

 

Dal Colle alla Riviera Ligure 

L’ultima di gennaio e la prima di febbraio sono state le due settimane che, sotto un certo aspetto, possiamo definire come quelle “nazionali” del nostro Stivale. Anche i nostri occhi di emigranti sono stati rivolti in Patria con emozione, commozione e nostalgia.

Procedendo con ordine, è stato il Colle a polarizzare l’attenzione in attesa della nomina del nuovo presidente della Repubblica Italiana. Ed anche questa volta sono stati i politici a mandare avanti il Paese facendolo rimanere fermo lì dov’è da sempre; hanno cercato, come al solito, di fare un passo avanti senza avanzare affatto, in quell’eppur si muove che fa da sfondo statico nel cosmo politico nel Paese del “bel sì che suona”. Si trattava di dare una nuova guida alla terra che ha prestato al nostro vessillo il verde dei prati, il bianco dei monti e il rosso del sangue dei caduti ieri in guerra ed oggi e sempre stesi a terra da governanti senza scrupoli. Come se non sapessero che detto momento sarebbe giunto, hanno atteso l’ultimo minuto per decidersi a scegliere il giusto candidato. Uno dei papabili più indicati era Draghi; ma chi mettere a capo del Consiglio al posto suo? Indirettamente hanno fatto capire che nessuno di loro era adatto a sostituirlo! Che ci stanno a fare, allora, lì a Palazzo…per intrallazzo? E manco a dirlo, pure per la salita al Quirinale, tolto Draghi e Mattarella, nessun altro aveva i requisiti per una buona scalata. Ed è così che nessun pezzo degli scacchi è stato mosso e tutto è andato avanti come prima; ed a missione compiuta eccoli ritornati ad alzare la cresta nel pollaio di Montecitorio, senza immaginare di venir poi derisi dai cugini d’oltralpe: i veri  galli di un tempo!

Ci ha pensato San Remo, la settimana successiva, a mettere su di morale il popolo italiano: quello in Patria e quello sparso ovunque nel mondo! Ed è stato veramente all’insegna della buona musica il primo festival del post-covid; quello che mi piace definire dell’unicità, anche se arricchito pure dai soliti contrasti e divergenze di look e di vedute. Alquanto all’altezza della situazione i più giovani e ancora piena di carisma anche la vecchia guardia: non a caso l’eterno ragazzo Morandi metteva in risalto la presenza sul podio di ben tre generazioni di cantanti. Sì, di musica ce n’è stata tanta anche quest’anno sul palco dell’Ariston: di alta qualità, di vario genere e densa di messaggi. E solo per questo già lo ritengo degno di un quarto e pure di un quinto mandato il tandem Ama-Fiore. Ci avete fatto caso alla simpatica  unicità proprio di Amadeus in quest’itala manifestazione? Ha messo alla berlina, per la terza volta, l’incallita esterofilia dei suoi predecessori nell’arricchire il festival con ospiti stranieri, avvalendosi come spalla unicamente del gentil sesso nostrano. Delle cinque esimie co-conduttrici di quest’anno è stata la solare esibizione della giovane foggiana Giannetta (and company) a farla da padrona, surclassando addirittura la mitica Muti e la stupenda Ferilli; laddove è stata la Drusilla a scandire la vera nota dell’unicità, unitamente all’accorata testimonianza della Cesarini che sono state entrambe giustamente fonti di commozione e di umana comprensione. Da parte mia mi vado ancora domandando come mai l’osannato Mahmood non abbia mai chiesto un applauso per il non razzismo italiano nei suoi confronti; che stupenda l’ispana Ana Mena, che ha accettato la sua bocciatura con solare serenità. Visto che anche l’occhio vuole la sua parte, permessivismo a tutto trend in quanto a moda e abbigliamento: dallo spacco al nudo completo, dal provocante all’indecente. Ragion per cui tanto di cappello alle scelte di gusto e di buon senso di giacca e cravatta, nonché di abiti di circostanza…mosche quasi sempre più rare dell’alta moda!

Intanto San Remo è sempre San Remo e questo ne è stato uno dei tanti, uguale e diverso dai precedenti e forse anche dai successivi, quello che per la prima volta si è visto incorporato il fantasanremo…un’altra gioiosa unicità nell’unicità! San Remo: lo specchio dell’odierna italianità, e magari pure dell’intera umanità, che in un non ancora nuvoloso passato sogna un post-covid più sereno.   

mardi 1 mars 2022

 

Lettera a Putin

Gent.mo Signor Putin, ammesso e non concesso che tu possa essere un gran signore, lo sai che, per quanto riguarda noialtri quebecchesi, ci stai quasi facendo passare la voglia di gustare in pace una delle più prelibate pietanze nostrane che, guarda caso, manco a farlo apposta si chiama “putine”? Non allarmatevi ristoratori della Belle Province, sapremo resistere alla tentazione e respingere “l’immaginario” attacco sovietico. Ma cosa mai ti passa per la testa illustre Vladimir? Ma stai perdendo completamente il cervello sfidando altezzosamente quasi tutti gli altri stati del mondo? Io penso che abbia ragione chi avanza l’ipotesi che questa tua demenza non sia frutto della vecchiaia, come ad esempio l’alzheimer, bensì un effetto collaterale del nostro diversamente amico coronavirus che ancora non si decide, nemmeno lui, a lasciarci in pace. Se veramente così fosse vuol dire che comincia a serpeggiare in mezzo a noi con un’ennesima ulteriore variante: il tocco di testa degli illusi!

Ma ce l’hai un cuore nel petto? Come si fa ad essere così privi di sensibilità tanto da terrorizzare senza ritegno mezzo mondo? Non dicono niente alla tua coscienza quei volti imploranti di bimbi spauriti con lo sguardo nel vuoto? E quelle famiglie decimate e straziate dal dolore non dicono niente al tuo essere padre? Quelle colonne di profughi  in cerca di una mano pietosa che regali loro un tozzo di pane per sfamarsi e un giaciglio per riposare, non suggeriscono nulla al tuo essere un capo di stato? Ti sono proprio indifferenti quelle sfilate di protesta che contestano, in ogni strada e piazza del globo terrestre, il tuo operato? Invece di infuriarti e reprimere sommosse,  finanche nella tua stessa Mosca, poni orecchio a quegl’inni di libertà di giovani e intellettuali innalzanti cartelli di “NO ALLA GUERRA”. Non sporcarti ancora le mani di sangue innocente; non gettare il tuo Paese nel degrado più completo; ammaina le vele prima che sia troppo tardi. Ogni gente ha diritto a ideali di libertà, ogni popolo ha diritto ad un pezzo di terra dove coltivare sogni di fraterna convivenza e di giustizia. Non ti vergogni di disonorare la politica perestrojka del tuo insigne predecessore Gorbaciov? Lui sì che fu un grande statista per il tuo secolare Paese e per il mondo intero. Fu così disposto a stabilire rapporti di vita pacifica tra le genti da consentire visite e strette di mano con il pontefice, vostro mezzo compaesano, san Giovanni Paolo II. E che dire di quello attuale di cui hai profondamente rattristato il cuore: papa Francesco I? Hai visto il grande gesto che ha fatto recandosi a perorare la pace nel mondo presso la tua ambasciata in Vaticano? Sei fortunato che la Santa Sede di oggi abbia declinato ogni potere temporale per dedicarsi esclusivamente ai valori spirituali ed eterni; se fosse  ancora “come te” ancorata al Medio Evo…una crociata te l’avrebbe già bella ed allestita!

Con una mentalità stralunata come la tua bisognerebbe applicare per davvero la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente; senza mettere in second’ordine il diritto alla legittima difesa. Beato te che gli altri governanti non la pensino, almeno fino ad ora, secondo il canone da me esposto. La mia Italia, per esempio, “ripudia la guerra” addirittura costituzionalmente parlando; e il resto dei potenti della terra, a parte qualche altra capacalda come la tua, cercano di farti mettere la testa a posto con i mezzi di un saggio colloquio e di trattative pacifiche. Non ingalluzzirti, però, perché loro non sono mica santi come i papi; sono esseri umani come te ed anche la loro pazienza ha un limite. Ritira i tuoi carrarmati dall’Ucraina, metti dei fiori nei loro cannoni, zittisci le sirene dei coprifuoco, purifica i cieli europei dalla minaccia nucleare, interrompi i borbardamenti su caseggiati e gente innocente, fa che tutti respirino aria pura e che tutti abbiano una dimora dove vivere in pace. Abbassa umilmente la testa e non tirare troppo la corda perché potrebbe spezzarsi ed allora sì che vedresti che male che fa quel suo capo spezzato che viene a sbatterti in faccia!

Caro Vladimir, non volermene per questo mio “dipinto quasi da Guernica”, fatto più da te che da me; al contrario cerca di prendere in considerazione, per il tuo e nostro bene, tutti questi bei consigli che mi sono permesso  di darti anche a nome di ogni altro essere umano sulla faccia della terra. Ascoltami e vedrai che, così come in una favola a lieto fine, vivremo tutti felici e contenti…in questo beneamato pianeta azzurro. E che, francescanamente fratelli, pace e bene sia a te che a tutti!    

 

dimanche 13 février 2022

 

             San Valentino

          Il mese di febbraio è il mese dell’amore, quel nobile sentimento che uno dei più preziosi granelli di saggezza vuole che sia la cosa più bella che la vita può offrirci e che, in cambio, anch’esso la ridona a sua volta tramite l’unione di un uomo con una donna; ed allora riscaldiamoci gli animi parlando della San Valentino che festeggiamo giusto al mezzo del mese più corto dell’anno.  Ma, detto per inciso, è anche la festa dei gay, dei travestiti e degli invertiti? A voi l’ardua sentenza! Da parte mia mi impegno a parlarvi della festa di tutti coloro nel cui cuore arde la fiamma dell’Amore, con la A maiuscola...anche nel rispetto di ogni giusto accomodamento ragionevole (ammesso che ce ne possa essere).

Venendo a bomba la San Valentino è un raggio di luce squisitamente italiana che affonda il suo primo riverbero su nel tempo, sin dai giorni dei nostri padri latini della Roma eterna. In quella notte dei tempi erano soliti festeggiare il dio Lupercus con un rito tutto speciale. Un bimbo sceglieva il nome di alcune donne e di altrettanti uomini che avrebbero vissuto in intimità di coppia per tutto l’anno onde assicurare la fertilità della popolazione. In seguito, col propagarsi del cristianesimo, si cercò di sostituire le ricorrenze lupercali con una festività religiosa ad esclusivo indirizzo degli innamorati. Naturalmente ci voleva un santo adatto allo scopo e la scelta cadde su San Valentino sia perchè la sua festa coincideva con il periodo delle lupercali, sia perchè nella sua vita si era dedicato a far nascere amore nei cuori giovanili o a rimettere in equilibrio gli amori vacillanti o in pericolo di sfasciamento.

Tanto per cominciare, è dovuta proprio a lui la frase conclusiva, «dal tuo caro...», di tante missive, specialmente se sono lettere d’amore; ed eccone il perché. Durante la sua prigionia si era molto affezionato alla figlia cieca del suo carceriere Asterius. Allorché venne portato alla decapitazione mandò un pensiero d’addio alla fanciulla...e detto messaggio terminava, appunto, con la formula, divenuta in seguito quella formale di ogni scritto del genere che si rispetti, «dal tuo caro Valentino».  Si narra, poi, che, vedendo due fidanzati litigare, offrì  loro una rosa con la raccomandazione di tenerla stretta fra le loro mani unite...ed essi si riconciliarono. Ma eccovi anche un’altra delle sue «trovate» che ha lasciato una profonda traccia nella terminologia amorosa. Per far rinascere l’amore negli animi di un’altra coppia, che si stava «scoppiando», fece volare al di sopra delle loro teste alcune coppie di colombi che svolazzando a festa si scambiavano effusioni d’affetto. E da dove può avere avuto origine l’espressione «tubare come piccioncini» o “tubare come colombe”, se non proprio da questa geniale intercessione pro-amore prettamente sanvalentiniana? A proposito di trovate, posso aggiungerne una che ho sentito dire un lontano giorno dal compianto Luigi Di Vito  e che mi è rimasta impressa nella mente? San Valentino, in questo benedetto mondo ormai tutto motorizzato, può essere considerato addirittura il protettore dell’automobilista prudente, di quello cioè che «va...lentino».

mardi 1 février 2022

 

 La signora Gaudio

Venerdì 21 gennaio 2022 seguendo via fb, dalla parrocchia Madonna di Pompei, la cerimonia funebre in suffragio dell’anima di Pia Maria Gaudio mi è passato per la mente il pensiero di rammarico che nella mia raccolta di profili intitolata “Gente nostra” manca il ritratto di colei che fu per svariati anni presidentessa (all’epoca la grammatica italiana consentiva ancora detta espressione a riguardo di una donna) dell’Ente PICAI.

Vengo subito a colmare questo vuoto sottolineando un suo primato “presidenziale”. È da poche settimane che siamo stati chiamati “virtualmente” alle urne per il rinnovo del Consiglio dei COMITES. Allorché negli anni ottanta detto organismo venne istituito, qui a Montreal fu un avvenimento epocale e, soprattutto noialtri insegnanti del sabato mattina, accorremmo in massa a sostenere la candidatura della Gaudio che venne eletta e passò alla storia come la prima presidentessa del neonato Ente creato apposta per gli italiani all’estero. Senza contare che ha al suo attivo anche l’onorifico titolo di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Allorché il presidente Oscar Luigi Scalfaro venne a far visita a noi emigranti residenti qui in Canada, tra i rappresentanti della nostra comunità andati a dargli una “stretta di mano” figurava pure lei in quanto presidente del PICAI; ad un certo punto della cerimonia, la Gaudio si fece largo tra i presenti e si recò a perorare la causa del nostro Ente scolastico vis-à-vis col presidente che disse alla figlia, per l’occasione anche sua segretaria, di prendere nota di tale richiesta!

Ma queste sono solo piccole chicche del suo forte carattere che vi ho raccontato alla svelta, quasi en passant. Difatti il suo pregio più grande è stato quello di dedicarsi anima e corpo e con amore disinteressato a valorizzare e a dare un più ampio respiro alla lingua e alla cultura italiana  tramite l’insegnamento del PELO e del PICAI: dare un futuro alla nostra meravigliosa lingua mettendola sulla bocca e nel cuore dei nostri figli nati in terra canadese. Essere presidente di un Ente non sempre comporta il soffiar del vento a tuo favore; specialmente se sei uno dal pugno fermo e che non si risparmia di dare pane al pane e vino al vino…ebbene è proprio allora che il tuo “spuntino” risulta indigesto. Eccovi pertanto un’esperienza vissuta sulla mia stessa pelle. Allorché sul settimanale Insieme curavo la rubrica “Sabato mattina all’italiana” mi trovai a bacchettare un gruppetto di insegnanti che erano venuti meno a degli ordini dati dall’alto. Involontariamente avevo imbrattato l’immagine del PICAI; e la signora Gaudio giustamente si premurò di venirmelo a dire di persona…ed io promisi pentito che non si sarebbe più ripetuto. A fine anno scolastico mi pervenne a casa la seguente lettera che custodisco come un prezioso regalo più unico che raro: “Caro Giuseppe, seguo da tempo la Sua rubrica sul settimanale Insieme e ne apprezzo lo spirito e i contenuti. Ella contribuisce non poco, mediante la puntuale ed opportuna valorizzazione della produzione linguistica dei ragazzi dei nostri corsi, ad una efficace azione di propaganda dell’attività che il PICAI svolge a vantaggio dei giovani di origine italiana. Voglio, pertanto, esprimerLe tutto il mio apprezzamento e tutta la mia gratitudine per quello che Ella fa, aggiungendo, in pari tempo, che il PICAI si onora di annoverare tra le sue fila collaboratori come Lei dalla rara sensibiltà professionale.

      Con amicizia, Pia Maria Gaudio

        Non pensate anche voi che, essendo stata in grado di “dare pane al pane e vino al vino”, possa essere annoverata in quella fascia di persone da apprezzare veramente perché degne di essere chiamate “giuste”? Per terminare in bellezza, eccovi un acrostico che le dedicai un po’ di tempo fa:  Lingua meravigliosa

Meravigliosa la lingua italiana!

Affinché il nostro sì

Risuoni forte pure

In questi cieli forestieri, molto

Anche tu hai ben dato attraverso l’Ente

Picai, di cui ne sei la presidente.

Il sabato mattina tante scuole

Aprono i battenti per poter dare

Giusta assistenza agli italo immigrati;

A questo e altro vai pensando per dare

Uno sprone ai giovani nei riguardi

Della lingua e della cultura Patria:

Interessante ideale, grazie al quale

Onori la tua terra e la sua gente!