samedi 5 septembre 2020

GENTE NOSTRA: dal telecomando al voto

La programmazione di Rai International e il voto per gli italiani in Canada, fino a qualche decennio fa, erano due sogni da vera utopia; oggi giorno, intanto, sono due realtà da fiore all’occhiello per tutti noialtri italo-canadesi e non solo. Ormai ci rechiamo alle urne quando il dovere ci chiama ed accendiamo la televisione in lingua italiana come se niente fosse, o meglio come se fossero due prerogative che ci spettano di diritto. Intanto abbiamo dimenticato le battaglie campali che furono affrontate e sostenute affinché divenissero un fatto compiuto. Essendo stato appunto Giovanni Rapanà l’unico paladino, anche se a guerra finita sono stati in tanti a salire sul podio della vittoria, ad avere innalzato la bandiera di questa schietta e «patriottica» italianità, mi fa piacere aggiungere anche il suo profilo nella mia raccolta di «gente nostra».

       Giovanni nasce a Calatone in provincia di Lecce, nel Salento, il 6 novembre del 1957 e, per quel che riguarda il suo curiculum scolastico, frequentò l’università di Genova presso la facoltà di Economia e Commercio. Mentre per la sua carriera professionale nel 1978 entrò al servizio della Marina, sempre nella città di Genova, col grado si sergente: esperienza di vita che lui stesso definisce «una straordinaria esperienza umana, nonché fisica e psicologica»; se posso dire anche la mia, sin da quando l’ho visto per la prima volta il suo naturale portamento mi ha subito dato l’impressione di un graduato militare. Ha solo ventidue anni quando inizia a prestare servizio in una imporante istituzione bancaria che sarà per lui una formazione di base in materia di economia e gli darà la possibilità di spostarsi spesso e di conoscere meglio il suo Paese. Si affaccia per la prima volta in America nel 1986, per una breve visita, dietro invito di una sua conoscenza ed è subito amore a prima vista con New York e con il Quebec innevato. Intanto il Canada è sempre stato «il sogno della sua infanzia dove vivere in piena libertà in una piccola capanna dinanzi ad un immenso lago»; vi ritorna dopo tre anni e si stabilisce definitivamente a Montreal dove apre una modesta importazione di vestiti…che, purtroppo gli andrà male. Ma, essendo uno che «guarda sempre il lato positivo delle cose», non si abbatte anche perché «il ricominciare non gli fa paura».

        Ingrana una nuova marcia, riprende il cammino e si mette al servizio dei valori socio-comunitari della sua etnia. E questo percorso gli darà soddisfazioni morali e riconoscimenti onorifici come Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Grande Ufficiale della Solidarietà Italiana. Intanto le scuole pubbliche del Quebec sono testimoni della sua professione di insegnante e l’italianissimo ospedale Santa Cabrini ha usufruito delle sue capacità amministrative. Ma è come più volte presidente del COMITES e come Vice-Segretario generale del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) che non si è mai risparmiato di scendere in campo a difesa dei valori e dei diritti dei suoi connazionali in terra canadese. È grazie all’impegno preso in mome di questi due Enti che è divenuto «popolare» ed è entrato nel cuore della gente nostra: quella semplice, schietta e sincera di tutti i giorni! È  da svariati anni, ormai, che serve la comunità in veste di consigliere municipale in quel di Rivière des Prairies-Point aux Tremble, la mia municipalità e, quindi, vi prego di credermi quando affermo che il suo interesse per il quartiere e per i suoi cittadini fa parte integrante del suo pane quotidiano!

       L’attuale senatrice Francesca Alderisi, allorché animatrice di Sportello Italia, intervistò l’allora ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia che, a proposito di noialtri emigranti disse: «Me ne sono per sempre innamorato; ed essere innamorato vuol dire sicuramente fare una battaglia fino all’ultimo giorno della propria vita». E la battaglia di cui parlava il Tremaglia era il voto per gli italiani all’estero che senza di lui forse sarebbe ancora un sogno. Intanto bisognava stabilire contatti e trattative pure nelle giuste sedi dei governi canadese e provinciale; ed a fare da ponte tra l’Italia e il Canada a tale riguardo c’è pure il nostro Rapanà. Difatti è appunto a lui che l’allora ministro Pierre Pettigrew, il 24 novembre 2005, annuncia la decisione del governo federale di consentire agli italiani in Canada il diritto di voto alle elezioni politiche in Italia; ed infatti proprio nell’anno successivo lo stesso Tremaglia annunciava che «gli italiani che risiedono in Canada potranno votare ed essere votati nelle prossime consultazioni politiche del 2006 per il parlamento italiano».

       Ormai, telecomando alla mano, è divenuta una giornaliera abitudine sintonizzare la tv sui programmi in lingua italiana 24 ore su 24. Poiché sto parlando di Giovanni, mi fa piacere rendergli onore nel sottolineare i passi che dovette fare e le porte a cui dovette bussare e le tante firme che dovette raccogliere prima di riuscire a farci ottenere questo singolare privilegio. Bisognava convincere la CRTC che «al pari degli altri gruppi etnici del Canada, anche gli italiani hanno il diritto di esigere una programmazione televisiva nella loro lingua». Appunto con in mente quest’altro sogno da far divenire realtà, lottò a spada tratta finanche per cambiare ed addirittura per far creare nuove leggi che ci consentissero di tenerci in contatto con la nostra terra di origine attraverso le moderne vie satellitari. A parte questo, ho conosciuto Giovanni Rapanà sui banchi di scuola del PICAI e quindi non posso non mettere in risalto il suo entusiasmo per l’insegnamento dell’italiano sia nelle scuole del sabato mattina che in quelle pubbliche: se oggi esiste il CESDA è perché è stato proprio lui a fondarlo e consegnarlo alla comunità italiana onde evitare conflitti di interesse col Comites e con il Cgie. Cos’è il CESDA? È il più recente ente comunitario che si prefigge di integrare l’insegnamento della nostra lingua nel maggior numero di scuole pubbliche possibile! Il CESDA quindi è lo stesso avvenire linguistico dei nostri figli; è, di conseguenza, il rilancio della nostra cultura nel futuro: grazie Giovanni per quest‘altro tuo stupendo pensiero proiettato nel nostro domani!