dimanche 14 février 2021

  

MOLISE IRRIPETIBILE

Un capolavoro sconosciuto del 1587. A Campodipietra la croce di Prospero Eustachio, cavaliere gerosolimitano di Gambatesa.

        Per tutto l’anno la Croce di Campodipietra é tenuta in cassaforte, ma il 12 di agosto viene trasferita nella chiesa parrocchiale di S. Martino e portata solennemente in processione per le vie del paese che in quel giorno, per una anomalia liturgica, celebra S. Michele Arcangelo.

Si tratta di una croce processionale d’argento e rame che, esclusa l’asta di legno, è alta circa 120 centimetri. La base è formata da un imbocco di rame cesellato, tronco-conico, su cui si appoggia la sfera, dello stesso metallo ma dorato, a baccelli contrapposti e separati da un canaletto in cui quattro teste di cherubini di argento si alternano a pietre preziose solitarie incastonate.

Di grande effetto i due bracci della croce costituiti da tralci di vite che si avviluppano tra loro a formare una spirale con decorazioni fitomorfiche.

        Particolarmente curata l’ornamentazione che riproduce racemi dai quali partono rametti potati e grappoli d’uva con foglie tra le quali appaiono uccelletti nell’atto di beccare.

Nulla si conosce di questo personaggio che si definisce cavaliere gerosolimitano inteso come titolo onorifico, come è presumibile, o per aver partecipato attivamente a uno dei sodalizi cristiani che facevano capo all’importante movimento degli antichi crociati.

Invece non vi sono dubbi sulla comunità di provenienza, essendo il cognome Eustachio proprio di Gambatesa da dove venne nel 1557, cioè 30 anni prima della realizzazione della croce, per assumere la funzione di arciprete di S. Martino, come si ricava dai registri parrocchiali.

Il personaggio fondamentale della croce è, ovviamente, il Cristo. Ormai appartengono al passato le immagini piuttosto rigide, quasi geometriche, in cui prevale l’aspetto puramente didascalico per essere sostituito da quello plastico e più realisticamente drammatico.

Sulla testa reclinata sulla spalla destra manca la corona di spine sostituita da una sorta di aureola dentata con un esalfa centrale in forma di fiore a sei petali. Il petto è squarciato nel costato da cui fuoriescono sei vistose gocce di sangue.

    Sul retro è l’immagine della Vergine che regge in braccio il Bambino completamente nudo con il braccio destro atteggiato a benedire. Maria è coperta da un ampio mantello dorato e riccamente decorato a sbalzo sotto il quale appare una tunica che si allarga in basso a coprire interamente i piedi.

 

PER CONOSCERE TUTTI I DETTAGLI DI QUESTA MERAVIGLIA:

https://www.francovalente.it/.../un-capolavoro.../

(pubblicato, così come preso da fb, in omaggio ai campopietresi di Montreal) 


  




lundi 1 février 2021

Luci in fondo al tunnel: il PICAI in rete

Adesso che ci penso un tentativo di insegnamento a distanza l’ho fatto anch’io in seno al PICAI. In un determinato anno fu bandito un concorso che aveva come premio il “patentino” di istitutore per accompagnare dei bimbi di scuole elementari per una vacanza di due settimane a Pestum in provincia di Salerno in Campania. Ci fu pure assegnato un programma da svolgere che, però, poteva essere effettuato in classe solo se tutti gli studenti fossero stati d’accordo; solo pochi alunni si dichiararono interessati e, quindi, dovetti ammainare le vele per la traversata verso “o paese d’o sole”. Notanto, però, un accorato rammarico in quelli che erano favorevoli al progetto, chiesi l’attenzione della scolaresca e feci una proposta: “Sentite ragazzi, visto che non ci sono le condizioni per prepararci in classe posso mettermi a disposizione di chi ne ha voglia via telefono e via e-mail”. E fu così che prese piede quella singolare avventura didattica che, complice il covid, oggigiorno sta divenendo, grazie ai mezzi di informazione odierni, di normale routine in quasi tutte le scuole del globo; e sono alquanto orgoglioso di poter dire che ben due di quei ragazzi da me preparati on line poterono godere di quella stupenda vacanza in Italia. Intanto fu sì una bella esperienza, ma quando il sabato mattina contattavo I miei alunni de visu era tutto molto più socievole e reale perché, detto tra noi, l’habitat naturale dell’educazione e dell’istruzione resterà sempre e soltanto la scuola. Anzi mi chiedo quale ripercussione avrà questo nuovo sistema educativo nell’impatto di quella futura società che da oggi in poi appunto la scuola andrà preparando.

Detto questo, o meglio ho detto questo perché anche il PICAI, in questi momenti di covidianità, ha avuto i suoi piccoli o grandi problemi che siano. Il covid ha obbligato anche il nostro Ente linguistico ad adeguarsi ai tempi che corrono interrompendo i corsi e adattandosi alle norme di igiene sanitaria e di distanziamento sociale. Personalmente è già da anni che non insegno più il sabato mattina, ma mi sento sempre un membro dell’Istituzione ed il mio pensiero non può non seguirne il cammino…anche perché passo spesso dinanzi alla Leonardo da Vinci dove sono stato di casa per oltre un quarto di secolo. Ed allora mi fa piacere farvi partecipi del fatto che, dopo l’oscura pausa dovuta al virus, dal prossimo 30 gennaio le lezioni riprenderanno, anche se con un nuovo palinsesto dovuto al rispetto delle nuove norme educative e dei nuovi sistemi di insegnamento “telematico”; oltre al sabato verranno impartite delle lezioni pure la domenica mattina per venire incontro alle esigenze dei vari studenti. Quindi anche il PICAI si è dovuto inchinare all’insegnamento a distanza tramite le varie piattaforme on rete come per esempio via zoom nel nostro caso specifico. Il presidente Piero Iannuzzi ha accennato pure ad un insegnamento ibrido (in classe e on line) per quanto riguarda il futuro dell’insegnamento della lingua e cultura italiana del sabato mattina. Ne approfitto per sottolineare che lo scorso 29 gennaio, grazie appunto all’applicazione zoom, ha potuto aver luogo la riunione generale dei soci del PICAI; zoom, lo strumento in rete che ha onorato col dono dell’ubiquità pure questi epici missionari della nostra lingua! E sono contento di questo sprazzo di luce e di quest’aria di positività perché è già la seconda volta, in questo terzo millennio, che l’Ente è soggetto a qualche scossone di vitale importanza.

Fortunatamente, mitico tempio della lingua italiana a Montreal, anche stavolta, quasi Fenice, è come rinato dalle ceneri di questa fatale pandemia. Fortunatamente anche stavolta il “carrozzone” si è rimesso in carreggiata per dirigersi con buone speranze incontro alla luce in fondo al tunnel.