dimanche 5 janvier 2014


LA  CASA  D’ITALIA

 
       Non sarei un «italiano vero», né questi miei scritti sull’italianità sarebbero completi, se non ne dedicassi uno alla Casa d’Italia! Inaugurata il primo novembre del 1936 è ancora lì, sulla Jean Talon, a parlare del nostro passato, a vivere il nostro presente, a sperare un futuro con chi verrà dopo di noi. Eretta lì nella Piccola Italia, la culla storica della nostra comunità, diviene la secondogenita della nostra gente in terra canadese. Di conseguenza si affianca alla Madonna della Difesa come seconda pietra miliare lungo il nostro cammino emigrante qui a Montreal; baluardo di solenne maestosità è ferma lì a testimoniare negli anni e nei secoli l’impronta laboriosa della nostra etnia in un Paese a sfondo altamente cosmopolita.

Il taglio del nastro inaugurale della sua apertura avvenne nel giorno di Ognisanti di 78 anni fa. I nostri padri ne fecero subito la loro «casa» ed essa divenne immediatamente la «casa di tutti gli italiani», nonché la sede di incontri ed attività socio-comunitarie: feste, banchetti, matrimoni, riunioni, esposizioni, ritrovo per balli, cinema ed altro ancora. Ne va da sé che, soprattutto a quei tempi di prime ondate migratorie, la  Casa d’Italia giocava un ruolo importantissimo nel consentire i legami con la Madre Patria e nel favorire un giusto inserimento in quella adottiva; fungeva pure da centro di assistenza per gli immigrati e dava un appoggio a persone e famiglie in cerca di un lavoro. La sua progettazione, costruzione ed inaugurazione avvenne nel 1936: del periodo storico che fece da sfondo ai suoi natali ne fa fede un fascio littorio sul frontespizio di questo superbo edificio che, al tempo, fu un faro di attracco nonché di varo…di tanti sogni! La Casa d’Italia, oggi come oggi, ha cambiato volto, si è ringiovanita, è stata rinnovata, è stata ambliata, le sono state assegnate nuove mansioni, è stata messa…al passo coi tempi; è stata anche ribattezzata col nome di «Centro Comunitario della Petite Italie-Casa d’Italia»! É stata presentata nella sua struttura aggiornata alcuni anni fa in occasione del suo 75mo anniversario di fondazione che coincideva, giusto sottolinearlo, con il 150mo «compleanno» dell’Unità d’Italia.  Ma vogliamo dare  uno sguardo alla funzione che è stata programmata per i suoi vari settori in conseguenza della suddetta ristrutturazione? Giù nel sottosuolo archivio e biblioteca, centro per corsi di culinaria, sale per corsi di lingua e cultura, piccolo teatro per assistere a proiezioni e conferenze. Al primo piano, dove si può accedere anche da un ingresso aperto sulla strada Berri, là dove prima si davano feste e banchetti, ora c’è un grande teatro per cerimonie ufficiali e spettacoli; uno spazio «eco museo»; una sala della memoria; uno spazio, con pavimento decorato da significativi medaglioni, per esposizioni di un certo rilievo. Sul pavimento dell’atrio dinanzi alle due porte del grande teatro, una scritta recita: «Va il pensiero alla terra degli avi, alla terra esalante i miei sudori, segnataria di un malvagio destino. Un treno mi strappò via lontano, una nave mi battezzò d’angoscie e gettò l’ancora della mia miseria su questa terra di solitudine. Ma per la forza donde mi nutristi, ai miei fedeli rampolli trasmetto il mio nome e della Patria i valori. Mia terra, erede dei tuoi successi, ormai da te per sempre lontano, del tuo popolo e del tuo passato in questa casa l’orgoglioso testimone rimango». Tornando alle esposizioni, sapete quale è stata la prima esposizione avutasi nella così rinnovata Casa d’Italia? Le traglie della «Sagra del grano» della Sant’Anna di Ielsi! Sempre lì a poca distanza, e sempre nel cuore della Piccola Italia come già detto, c’è pure la Madonna della Difesa; e chi furono a darle proprio questo nome? Guarda caso…ancora dei molisani, questa volta  di Casacalenda! Il piano superiore, infine, è stato adibito ad uffici: sia della stessa Casa e sia di Associozioni ed Enti vari. A richiesta delle Associazioni Molisane del Canada, non c’è due senza tre, la Fonderia Pontificia Marinelli di Agnone ha dedicato una campana a «quanti, con coraggio e sacrificio, nei primi anni del ‘900, si sono allontanati da affetti e radici per intraprendere il duro cammino dell’emigrazione». Detta campana emetterà i suoi nostalgici rintocchi dalla Casa d’Italia a cui è stata donata; ha un diametro di 35 cm e si fregia di un logo dei 75 anni della Casa e di uno dei 150 anni dell’Unità d’Italia; essa ricorda pure i 50 anni della Lega Agnonese e, intorno alla base, reca le sigle di tutte le regioni del nostro stivale.

Dire futuro vuol dire, in un certo qual senso, rivolgersi ai giovani; ed è appunto con essi che intende «dialogare» la Casa d’Italia ora che si è data una nuova veste, ora che si è assunta una diversa missione da svolgere, ora che ha pure una campana per scandire le ore di un tempo passato…e trasmetterne i rintocchi in uno a venire.   Stando a quanto detto da alcuni responsabili dello stabile, «La Casa d’Italia vuole essere il luogo della memoria della nostra comunità, il luogo dove ritrovare e conservare l’essenza, le radici della comunità italiana di Montreal». Ed inoltre: «Abbiamo un obbligo verso le generazioni future: quello di conservare una massa critica di documenti, foto, lettere, oggetti particolari affinché questi possano essere utili agli studenti, ai ricercatori, ai turisti, alla comunità, alle istituzioni, a ciascuno di noi, per conservare i momenti e le vicende della nostra integrazione anche se a volte difficile e penosa».  La nostra Casa d’Italia è cresciuta e si è ingrandita per adeguarsi alle mentalità sociali che vanno sistematicamente cambiando; ma rimane sempre lì a darci orgoglio, ad inculcare emozioni, a raccontare una lunga e gloriosa storia che appartiene anche a te e a me e che pure i tuoi e miei figli continueranno a scrivere! Con un rombo metallico simile a quello delle trombe  di quei bastimenti che dai porti italiani salpavano alla volta di Halifax, la Casa d’Italia, in occasione del gala del suo 76mo -personalità della serata, la leggenda della musica, Frank Pavan-, ha intrapreso un nuovo cammino «a bordo» della memoria in un viaggio tra i ricordi del passato. Nel 2012 ha ricordato la «partenza», nel 2013 l’«arrivo», in questo 2014 l’«integrazione» e poi altro ancora…di tutto quello che come gruppo comunitario abbiamo edificato a Montreal noialtri italiani dai primissimi tempi dell’emigrazione ai giorni nostri.  Che emozionante nodo alla gola dovette essere la rievocazione di quelle partenze per il «ragazzino» di 105 anni –anche lui lì presente come ospite d’onore- Michele Lanese che quel rombo di tromba, forse, lo portava stretto nel cuore da circa un secolo! Dal 2012 un’altra pietra è giunta a consolidare la nostra casa; al suo ingresso, infatti, si potrà ammirare d’ora in poi una scultura, opera del casacalendese Egidio Vincelli, in memoria degli italo-canadesi internati nei campi di concentramento di Petawawa, in Ontario, durante la seconda guerra mondiale.

P.S. Purtroppo Michele Lanese è scomparso qualche anno fa.