L A C O V I D I A N I T À
Benché umiliato dalla pandemia, l’uomo
ne è uscito ben
più rigalluzzito!
In orante covidianità settembre
2020
Causa
virus i luoghi di culto sono stati tra i primi a chiudere le porte e tra gli
ultimi a riaprirle; tutto questo ci ha portati a tenerci in contatto con l’Alto
in modo, è veramente il caso di dirlo, completamente «virtuale».
È stato solo qualche mese fa che
anch’io, al richiamo delle sue campane, mi sono recato nella Maria Ausiliatrice
per il mio primo ingresso post-covid in chiesa: per il momento preferisco
andare a messa a quella meno affollata delle cinque pomeridiane. Precluse da cordoncini colorati,
in molte file di banchi è vietato sedersi per la nuova moda del distanziamento
sociale; nonostante questo la presenza in chiesa, al pari del peso sulla luna,
è ancora la metà della metà: cosa ti prende, mia cara gente? Hai paura del
contagio anche nella casa di Dio? Suvvia, coraggio: penso che il Signore,
almeno la Sua dimora, la tenga ben disinfettata! Entro,
prendo posto e, mascherina al volto come tutti glioranti, mi guardo intorno. In alto, su due mensole ai lati
del presbiterio, la Madonna da un lato e dall’altro san Giuseppe: la mamma e il
papà di Gesù; tutt’intorno alla vasta navata, sui mosaici delle vetrate, i
fatti salienti del passaggio del Cristo in terra; alla sinistra di chi guarda
un vistoso crocifisso; ma lo sguardo viene immediatamente attratto dal Risorto
illuminato dai potenti raggi di un sole radioso! Le braccia protese agli
astanti il Figlio prediletto sembra dire: «Io sono la via, la verità e la
vita».
Ma
cosa ha fatto l’umanità da duemila e rotti anni a questa parte? Quali momenti e quali azioni del figlio dell’uomo ha preso ad esempio per
rendersi meritevole del regno promesso? Per comodo o per convenienza si è
menata subito per la scorciatoia; ha scartato le rinunce ed i sacrifici e si è
messa orgogliosamente sul cammino che porta alla gloria; ha scansato le ombre e
si è immerae nella luce; senza passare dal Golgota ha scalato repentinamente il
Tabor non considerando che tale corsa poteva costarle cara: ha fissato lo
splendore, ma l’improvviso bagliore l’ha accecata! La vista abbagliata, ha
perso il controllo delle sue cose e non ha più Saputo gestire i tempi del suo operato;
è caduta in confusione e, dinanzi alle provette del suo laboratorio, invece di
schiacciare il bottone della vita ha digitato quello della morte, dando la
colpa al covid per le tenebre che sono venute ad oscurare il cielo sul suo
capo.
Nella Maria Ausiliatrice, dopo l’ite missa est, non
si esce più dall’entrata pricipale, ma bisogna farlo da quelle laterali che
danno nel parcheggio; seguendo le frecce per l’uscita sulla sinistra bisogna
passare sotto il crocifisso e attraversare la cappella delle mamme coi bambini:
non sarà che per diventare buona, l’umanità, debba pentirsi e ritornare
bambina?
Ma non dimentichiamo che l’umanità non è un
termine astratto: l’umanità siamo ognuno di noi!
In
danzante covidianità novembre 2020
Uno
dei settori più frustrati dalla pandemia è quello dello spettacolo e della
cultura; purtroppo proprio quelli che hanno a che vedere con il sacrosanto
riposo settimanale, nonché per un giusto nutrimento mentale. Fortunatamente in
«campo sportivo» c’è stata una certa ripresa delle manifestazioni anche se, per
precauzioni antivirus, a porte chiuse. Intanto sembra che la maggiore
problematica adesso sia legata alle «piste da ballo»: discoteche e danze
sociali…giovani da una parte ed anziani dall’altra. Sono questi i luoghi
ancora più soggetti a rischio e ancora maggiormente penalizzati…purtroppo!
Punto fermo della covidianità è stato, sin
dall’inizio, l’isolamento e il distanziamento sociale; questo è l’antidoto e
non ci sono se e non ci sono ma che tengano: se si vuol sopravvivere bisogna
evitare i contatti stretti e tenersi lontani il più possibile, a parte
tutte le altre sante regole di igiene personale e pubblica. Poiché centri d’age
d’or e discoteche comportano assembramenti di una certa portata, gestire queste
attività e conciliare detti punti in contrasto è risultato difficile ed ha
richiesto un compromesso di saggia dose di buon senso civico non indifferente.
Difatti, come fa l’uomo, questo animale socievole, a tenersi alla larga dai
suoi simili e non concedersi il godimento di sani svaghi ricreativi e di relax?
Come fa la nostra terza età a privarsi di quegli incontri «ballerini» che
ripagano sacrifici e rinunzie in una vita intera? È una vera tortura a cui
si è cercato di sfuggire anche sfidando i divieti di circostanza o facendo
finta che il covid fosse già qualcosa del passato. Non me ne vogliano neanche i
giovani, ma sembra proprio questo l’attuale andazzo pure degli amanti della discoteca.
Ciò
premesso, cari voi negli anni verdi e cari voi dai capelli d’argento, mi
permetto di farvi presente che nella filosofia scolastica l’uomo è definito
come «animalis rationalis». Non pensate che sia appunto questo il caso di saper
fare uso di questa umana facoltà razionale? C’erano
buone speranze di una ripresa; ma sembra che siano state distrutte dal
comportamento impulsivo cui ho appena accennato. La prevista seconda ondata,
infatti, si è verificata e, guarda caso, ha preso di mira pure i giovani che
sembravano aver quasi dimenticata la presenza in mezzo a noi del covid.
Fortunatamente in questa ricaduta la medicina è pronta all’assalto e sa cosa
fare; ma noi umani cosa abbiamo appreso dalla lezione del coronavirus? Se non
vogliamo veramente cadere nel baratro, cerchiamo di uniformarci alle nuove
norme che il governo ha dovuto imporci almeno per questo colorato mese di
ottobre, cercando, una tantum e almeno quando è nel nostro interese, di agire
da «animalis rationalis»!