dimanche 27 mars 2022

 

Mio povero portafoglio

Che pena che mi fai, mio caro portafoglio, in quest’assurdo mondo politico-economico: alquanto povero e scarno quello dei tanti e tanti, abbastanza a pieno mantice quello dei ben pochi nati con la camicia. Se ne sono svuotati ben parecchi in questi passati due anni di covidianità, e la possibilità di una eventuale ripresa è più un miraggio che un’utopia. Con il lavoro che è andato sempre più scarseggiando le fonti di lucro hanno chiuso i rubinetti pressoché a zero. Si era appena proiettata all’orizzonte la speranza di una rinascita che la botta in testa dell’attacco russo in Ucraina ha decretato il tracollo di ogni istituto bancario in lungo e in largo per il vasto suolo di madre terra. Sanzioni di qua, ripicche di là, importazioni ed esportazioni ad armi corte ed eccoci al collasso economico con il carovita alle stelle…a torto o a dritta che sia.

Nel mio quartiere un grande emporio con vendite al dettaglio, con stazione di servizio annessa, è già da parecchi mesi che ha trasclocato in una zona con più ampi spazi a disposizione. Nella vecchia sede è rimasto solo il distributore di benzina aperto, naturalmente per ridurre a zero le ultime provviste fatte. Ne va da sé che è da svariati e svariati mesi che la ditta non ha fatto rifornimento di carburante; il prezzo della benzina, intanto, per rispondere all’andamento delle borse lo ha messo varie e varie volte al rialzo benché il costo d’acquisto fosse stato quello fatto in precedenza ad un basso valore. Ed ecco come i portafogli dei mille e mille clienti si sono andati alleggerendo, nel mentre che quello suo da industriale invece si sia andato appesantendo. Detto discorso di compra-vendita, idem per idem, va fatto pure per tutti gli altri esercizi e commerci che sono da mattina a sera al servizio di una più o meno vasta clientela. Difatti per suddetta politica commerciale, causa pandemia prima e causa guerra dopo, è già da parecchio tempo che il prezzo della mercanzia, ovunque ti giri ti giri, sale sempre e poi sempre e…vi pareva che, di detta strafottente speculazione, non fosse “pantalone” a  farne  le spese?

Durante la pandemia si è sentito spesso imprecare contro i governi per le misure “indigeste” che prendevano, guarda caso per proteggere la nostra salute; per i frastuoni dei clacson dei camion ci sono stati addirittura delle manifestazioni di piazza; spesso e volentieri si organizzano rimostranze e  sfilate di protesta per questa o quell’altra legiferazione poco gradita. Tanto per farla breve, a volte ce lo prendiamo lo sfogo di far sentire la nostra voce per non essere messi sotto i piedi o per reclamare i nostri diritti. E adesso, per il rialzo sconsiderato del carovita, perché nessuno parla? È un qualcosa che rasenta l’ingiustizia e lo sfruttamento; eppure nessuno alza un dito e sembra che tutti siano d’accordo con questa presa per i fondelli; non è una specie di omertà che non gioca affatto a nostro favore ed interesse? Non c’è nessun Masaniello a guidare una rivoluzione di piazza in difesa del nostro benessere?

È quasi istintivo per l’uomo chiedersi, in occasione di cataclismi o sciagure naturali, “ma dov’è Dio? Perché permette tutto questo?”. Ebbene adesso sono io a chiedermi e a chiedervi “ dove sono i governanti? Perché non mostrano il pugno fermo contro questi magnati del lucro che succhiano il sangue dei loro simili?”. Non è forse il caso di supporre che siano proprio loro stessi, indugiando a reclamare trattative diplomatiche o compromessi similari, a pianificare guerre di interessi sempre a scapito della povera gente? Avete visto anche in quest’altro esacrando eccidio ucraino di cosa si parla “affacciati alla finestra”? Di chi ci guadagnerà di più dopo questa guerra: sarà l’Ucraina, sarà la Russia, saranno gli Stati Uniti, sarà la Cina; ognuno è interessato al proprio guadagno e nessuno ha tempo di pensare a che fine farà il genere umano! 

lundi 21 mars 2022

 

Cabala o non cabala     

Cabala o non cabala, alcuni avvenimenti analoghi possono ripetersi sistematicamente nel corso del tempo. Il Sanremo 2020 è stato il primo dell’era Amadeus; detto festival, purtroppo, è passato alla storia come quello anticovid perché solo alcune settimane dopo il mondo intero veniva ammantato dalle tenebre della covidianità, che ancora adesso, nonostante tutto, continua a farla da padrona. Lì in Italia fu l’ultima manifestazione musicale di entusiasmo e di spensieratezza con pubblico presente a tutto spiano. Difatti subito dopo si piombava nelle misure sanitarie dell’isolamento più assoluto. Le attività umane venivano paralizzate e la vita di ogni essere umano veniva messa a dura prova: ed è già da ben due anni che il morale dell'universo intero è ancora in fase calante.

Dopo il festival successivo del 2021, purtroppo “a porte chiuse”, quest’anno si è quasi tornati alla normalità con quello 2022 ricco di buona musica e con pubblico vivo e vegeto ad applaudire. Intanto subito dopo, cabala o non cabala, il mondo intero è di nuovo ritornato sotto schoc per un’altra improvvisa botta in testa provocato dai missili russi in Ucraina: sul cotto della pandemia, l’acqua bollente della guerra!  È già da quasi un mese che le bombe tuonano e l’aria non sembra affatto rasserenarsi; unica nota meno dolente in tanta tristezza è che il serpeggiare del covid sembra passato in second’ordine o addirittura scomparso dai nostri incubi. I siluri squarciano i cieli, i corridoi umani vengono sbarrati, le sommosse vengono represse e le informazioni stampa suffocate; e il tutto per una sola mente esaltata che non vuole piegarsi a razionali trattative di pace.

Ho letto da qualche parte, intanto, che ad Ama è stata già proposta la conduzione della kermesse sanremese anche per gli anni 2023 e 2024. Ottima come idea e che si proceda pure in tal senso: mica male un’era Ama della durata di un intero lustro! In tanta lieta atmosfera musicale io, però, terrei in considerazione di nuovo la cabala: il virus dopo il suo primo festival, la guerra dopo il suo terzo…che altra sorpresa potrebbe riservarci qualcuno dei prossimi due!? Ma procediamo con ordine e con spensierato ottimismo: prima vediamo se sarà lui il direttore artistico delle prossime due edizioni e dopo si vedrà se il bicchiere avrà pure il suo mezzo vuoto oppure se sarà completamente pieno. Intanto, buona primavera 2022 a tutti e così sia!                                                                                                                                                                                                                              

samedi 12 mars 2022

 

Dal Colle alla Riviera Ligure 

L’ultima di gennaio e la prima di febbraio sono state le due settimane che, sotto un certo aspetto, possiamo definire come quelle “nazionali” del nostro Stivale. Anche i nostri occhi di emigranti sono stati rivolti in Patria con emozione, commozione e nostalgia.

Procedendo con ordine, è stato il Colle a polarizzare l’attenzione in attesa della nomina del nuovo presidente della Repubblica Italiana. Ed anche questa volta sono stati i politici a mandare avanti il Paese facendolo rimanere fermo lì dov’è da sempre; hanno cercato, come al solito, di fare un passo avanti senza avanzare affatto, in quell’eppur si muove che fa da sfondo statico nel cosmo politico nel Paese del “bel sì che suona”. Si trattava di dare una nuova guida alla terra che ha prestato al nostro vessillo il verde dei prati, il bianco dei monti e il rosso del sangue dei caduti ieri in guerra ed oggi e sempre stesi a terra da governanti senza scrupoli. Come se non sapessero che detto momento sarebbe giunto, hanno atteso l’ultimo minuto per decidersi a scegliere il giusto candidato. Uno dei papabili più indicati era Draghi; ma chi mettere a capo del Consiglio al posto suo? Indirettamente hanno fatto capire che nessuno di loro era adatto a sostituirlo! Che ci stanno a fare, allora, lì a Palazzo…per intrallazzo? E manco a dirlo, pure per la salita al Quirinale, tolto Draghi e Mattarella, nessun altro aveva i requisiti per una buona scalata. Ed è così che nessun pezzo degli scacchi è stato mosso e tutto è andato avanti come prima; ed a missione compiuta eccoli ritornati ad alzare la cresta nel pollaio di Montecitorio, senza immaginare di venir poi derisi dai cugini d’oltralpe: i veri  galli di un tempo!

Ci ha pensato San Remo, la settimana successiva, a mettere su di morale il popolo italiano: quello in Patria e quello sparso ovunque nel mondo! Ed è stato veramente all’insegna della buona musica il primo festival del post-covid; quello che mi piace definire dell’unicità, anche se arricchito pure dai soliti contrasti e divergenze di look e di vedute. Alquanto all’altezza della situazione i più giovani e ancora piena di carisma anche la vecchia guardia: non a caso l’eterno ragazzo Morandi metteva in risalto la presenza sul podio di ben tre generazioni di cantanti. Sì, di musica ce n’è stata tanta anche quest’anno sul palco dell’Ariston: di alta qualità, di vario genere e densa di messaggi. E solo per questo già lo ritengo degno di un quarto e pure di un quinto mandato il tandem Ama-Fiore. Ci avete fatto caso alla simpatica  unicità proprio di Amadeus in quest’itala manifestazione? Ha messo alla berlina, per la terza volta, l’incallita esterofilia dei suoi predecessori nell’arricchire il festival con ospiti stranieri, avvalendosi come spalla unicamente del gentil sesso nostrano. Delle cinque esimie co-conduttrici di quest’anno è stata la solare esibizione della giovane foggiana Giannetta (and company) a farla da padrona, surclassando addirittura la mitica Muti e la stupenda Ferilli; laddove è stata la Drusilla a scandire la vera nota dell’unicità, unitamente all’accorata testimonianza della Cesarini che sono state entrambe giustamente fonti di commozione e di umana comprensione. Da parte mia mi vado ancora domandando come mai l’osannato Mahmood non abbia mai chiesto un applauso per il non razzismo italiano nei suoi confronti; che stupenda l’ispana Ana Mena, che ha accettato la sua bocciatura con solare serenità. Visto che anche l’occhio vuole la sua parte, permessivismo a tutto trend in quanto a moda e abbigliamento: dallo spacco al nudo completo, dal provocante all’indecente. Ragion per cui tanto di cappello alle scelte di gusto e di buon senso di giacca e cravatta, nonché di abiti di circostanza…mosche quasi sempre più rare dell’alta moda!

Intanto San Remo è sempre San Remo e questo ne è stato uno dei tanti, uguale e diverso dai precedenti e forse anche dai successivi, quello che per la prima volta si è visto incorporato il fantasanremo…un’altra gioiosa unicità nell’unicità! San Remo: lo specchio dell’odierna italianità, e magari pure dell’intera umanità, che in un non ancora nuvoloso passato sogna un post-covid più sereno.   

mardi 1 mars 2022

 

Lettera a Putin

Gent.mo Signor Putin, ammesso e non concesso che tu possa essere un gran signore, lo sai che, per quanto riguarda noialtri quebecchesi, ci stai quasi facendo passare la voglia di gustare in pace una delle più prelibate pietanze nostrane che, guarda caso, manco a farlo apposta si chiama “putine”? Non allarmatevi ristoratori della Belle Province, sapremo resistere alla tentazione e respingere “l’immaginario” attacco sovietico. Ma cosa mai ti passa per la testa illustre Vladimir? Ma stai perdendo completamente il cervello sfidando altezzosamente quasi tutti gli altri stati del mondo? Io penso che abbia ragione chi avanza l’ipotesi che questa tua demenza non sia frutto della vecchiaia, come ad esempio l’alzheimer, bensì un effetto collaterale del nostro diversamente amico coronavirus che ancora non si decide, nemmeno lui, a lasciarci in pace. Se veramente così fosse vuol dire che comincia a serpeggiare in mezzo a noi con un’ennesima ulteriore variante: il tocco di testa degli illusi!

Ma ce l’hai un cuore nel petto? Come si fa ad essere così privi di sensibilità tanto da terrorizzare senza ritegno mezzo mondo? Non dicono niente alla tua coscienza quei volti imploranti di bimbi spauriti con lo sguardo nel vuoto? E quelle famiglie decimate e straziate dal dolore non dicono niente al tuo essere padre? Quelle colonne di profughi  in cerca di una mano pietosa che regali loro un tozzo di pane per sfamarsi e un giaciglio per riposare, non suggeriscono nulla al tuo essere un capo di stato? Ti sono proprio indifferenti quelle sfilate di protesta che contestano, in ogni strada e piazza del globo terrestre, il tuo operato? Invece di infuriarti e reprimere sommosse,  finanche nella tua stessa Mosca, poni orecchio a quegl’inni di libertà di giovani e intellettuali innalzanti cartelli di “NO ALLA GUERRA”. Non sporcarti ancora le mani di sangue innocente; non gettare il tuo Paese nel degrado più completo; ammaina le vele prima che sia troppo tardi. Ogni gente ha diritto a ideali di libertà, ogni popolo ha diritto ad un pezzo di terra dove coltivare sogni di fraterna convivenza e di giustizia. Non ti vergogni di disonorare la politica perestrojka del tuo insigne predecessore Gorbaciov? Lui sì che fu un grande statista per il tuo secolare Paese e per il mondo intero. Fu così disposto a stabilire rapporti di vita pacifica tra le genti da consentire visite e strette di mano con il pontefice, vostro mezzo compaesano, san Giovanni Paolo II. E che dire di quello attuale di cui hai profondamente rattristato il cuore: papa Francesco I? Hai visto il grande gesto che ha fatto recandosi a perorare la pace nel mondo presso la tua ambasciata in Vaticano? Sei fortunato che la Santa Sede di oggi abbia declinato ogni potere temporale per dedicarsi esclusivamente ai valori spirituali ed eterni; se fosse  ancora “come te” ancorata al Medio Evo…una crociata te l’avrebbe già bella ed allestita!

Con una mentalità stralunata come la tua bisognerebbe applicare per davvero la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente; senza mettere in second’ordine il diritto alla legittima difesa. Beato te che gli altri governanti non la pensino, almeno fino ad ora, secondo il canone da me esposto. La mia Italia, per esempio, “ripudia la guerra” addirittura costituzionalmente parlando; e il resto dei potenti della terra, a parte qualche altra capacalda come la tua, cercano di farti mettere la testa a posto con i mezzi di un saggio colloquio e di trattative pacifiche. Non ingalluzzirti, però, perché loro non sono mica santi come i papi; sono esseri umani come te ed anche la loro pazienza ha un limite. Ritira i tuoi carrarmati dall’Ucraina, metti dei fiori nei loro cannoni, zittisci le sirene dei coprifuoco, purifica i cieli europei dalla minaccia nucleare, interrompi i borbardamenti su caseggiati e gente innocente, fa che tutti respirino aria pura e che tutti abbiano una dimora dove vivere in pace. Abbassa umilmente la testa e non tirare troppo la corda perché potrebbe spezzarsi ed allora sì che vedresti che male che fa quel suo capo spezzato che viene a sbatterti in faccia!

Caro Vladimir, non volermene per questo mio “dipinto quasi da Guernica”, fatto più da te che da me; al contrario cerca di prendere in considerazione, per il tuo e nostro bene, tutti questi bei consigli che mi sono permesso  di darti anche a nome di ogni altro essere umano sulla faccia della terra. Ascoltami e vedrai che, così come in una favola a lieto fine, vivremo tutti felici e contenti…in questo beneamato pianeta azzurro. E che, francescanamente fratelli, pace e bene sia a te che a tutti!