mardi 17 octobre 2023

 

 L  A    C  O  V  I  D  I  A  N  I  T  À

Delle promesse                              fatte in pandemia,

 Quante ne stiamo mettendo           adesso in pratica?

In paziente covidianità  luglio   2020

Ben per noi il coronavirus ci sta distogliendo dalla frettolosità della vita per immetterci in una nuova quotidianità, fatta di calma e pazienza come, per esempio, all’ingresso di vari esercizi pubblici e soprattutto supermercati. Che ci crediate o no queste lunghe attese prima dell’entrata le trasformo in un tranquillo luogo dove approfittare per mettere nero su bianco.

Avendo il privilegio di essere uno della veneranda età, utilizzo spesso il mattino presto per andare a fare la spesa nel supermercato del quartiere che dà agli attempati il  gradito vantaggio di aprire di buon’ora espressamente per loro. Ed eccomi lì, carta e penna in mano, col carrello che mi fa da tavolino, mettere giù appunti per le mie cose  scritte. Mascherina in faccia, debito distanziamento sociale, un passo dopo l’altro scrivo qualcosa mentre avanti e dietro a me chi parla, chi digita cellulari, chi verifica o manda messaggi virtuali…mentre tu, virus infame, nascosto in qualche parte ci sbirci e forse godi e deridi beffardo i nuovi comportamenti sociali a cui ci hai costretti! Una buona mezz’oretta di attesa mi dà la possibilità di trascorrere il tempo in maniera interessante e in solitaria compagnia scrivendo ed anche pensando a voi che  adesso mi state leggendo. Non mi era  mai capitato prima di scrivere all’aperto intorno alle sette del mattino, con un fresco venticello che carezza il volto, quello fuori dalla mascherina, che mette in bella mostra la squadra del moi cuore…quella dei diavoli rosso-neri, quelli buoni, bravi e degni di rispetto naturalmente.

A tratti alzando gli occhi noto vari sguardi interrogativi nei miei confronti; comunque non faccio nulla di male, me ne infischio di loro e continuo a ingannare il tempo sfruttando il mio hobby preferito, cioè quello di scrivere. Del resto gli altri pure fanno qualcosa che non hanno mai fatto; c’è chi parlotta, chi si guarda distrattamente intorno, chi magari borbotta scocciato da quel tempo di attesa. Appena arrivato mi sono messo in fila e davanti a me c’erano, e ci sono ancora, una diecina di persone; trascorre del tempo, che trascorro a scrivere, e, rialzando gli occhi e voltandomi indietro, noto che la fila d’attesa si è fatta chilometrica; mentre io,  fortunatamente, sarò tra i primi ad antrare!

Finalmente scocca l'ora di apertura e i carrelli, scattanti e frettolosi, vanno a riempirsi di spesa e a dare una pennellata di verde alle tasche dei nostri pantaloni.

 

In riflessiva covidianità  agosto   2020

         La vita continua, bisogna andare avanti e ci si deve adattare a convivere col nemico. Alcuni giorni fa, dopo vari mesi chesiamo rimasti su, al terzo piano del nostro condominio, mia figlia per telefono quasi quasi ci ha imposto: “Domani fatevi trovare pronti per le undici che ce ne andiamo alla spiaggia!”; “Ahò, ma che sei matta? Alla spiaggia col virus che sta in giro?!”. “E che c’è di male –risponde mia moglie- vuol dire che prenderemo le debite precauzioni!”. Difatti a lei basta che le dai l’occasione di stare come lucertola al sole e te la sei fatta amica per la pelle. E perciò io, un pò per accontentarle e un pò per non sembrare all’antica, acconsento ed in quel bel giovedì, che è l’indomani, ce ne andiamo in quel di Sainte Adèle.

         Intanto, però, che ordine, e che disciplina, e che reciproco rispetto e senso civico in quella paziente coda alla biglietteria; che debito distanziamento, mascherine al volto o sventolanti al gomito mentre un vistoso cartello fa notareche la sosta in spiaggia non può durare più di tre ore; bah, ormai ci siamo e chi si accontenta gode. Proprio di rimpetto all’entrata c’è un piccolo spazio, un pò distante dall’acqua, con tavolino, qualche comoda sedia e degli alberi che ti danno ombra. Lì comunque non c’è limite di tempo e vi ci accampiamo immediatamente; deponiamo le vettovaglie sul tavolo, apriamo le nostre sedie sotto un albero e vi restiamo in santa pace quasi fino al tramonto. Le sedie, guarda caso, sono due nere e una rossa: ancora una volta i colori della mia squadra del cuore, quella che in campo sportivo sembra aver preso la stessa piega del suo ex presidente in politica! Intanto in quel piccolo fazzoletto d’erba ci godiamo appieno la nostra prima, conscia o inconscia che sia, covidiana escursione fuori porta tra il verde degli alberi e il profumo della rigogliosa natura intorno ad un suggestivo laghetto quasi incantato. A tratti andiamo nell’acqua, a volte ci aggiriamo tra i gruppetti, ben separati l’uno  dall’altro, dei bagnanti e, naturalmente, mascherina obbligatoria al volto, si fa anche una capatina al bagno. Che pulizia su quella spiaggetta, che igiene in quelle toilette; ma come mai prima del coronavirus non si aveva tanto senso civico, tanta collaborazione, tanta comprensione, tanta accortezza per gli altri, tanta voglia di essere più prossimi, più vicini gli uni agli altri, essere quelli che ognuno dovrebbe essere: uomini e basta? Mi sa mi sa che questo covid 19 ci abbi amesso proprio la testa a posto; mi sa che forse mi sono sbagliato anch’io nel definirlo un poco di buono sin dalla mia prima lettera che gli ho scritto. Qui mi sa che bisogna rivalutare il suo affacciarsi su terra e rimettere in discussione tutto il suo operato in mezzo a noi, poveri comuni mortali; d’ora in poi mi sa che devo onorarmi di chiamarlo il nostro caro nemico…il diversamente amico!

         Come ho già detto, in quel piccolo «paradiso per un giorno» si giunse al tramonto e si decise di consumare una pizza lì stesso per non perdere tempo a preparare la cena al rientro a casa. Ed ecco pure al ristorante il covidiano rispetto delle igieniche sante regole: disinfettarsi le mani prima di entrare, mascherina al volto se ti alzi dal tavolo a te riservato, seguire la direzione delle frecce se ti sposti o esci dal locale…grazie virus per questi esemplari comportamenti a cui ci stai abituando! Comunque, mani lavate o mani pulite che fossero, non ci fu pizza per nessuno quella sera, in quanto mia figlia optò per le farfalle alla bolognese e mia moglie scelse tagliatelle alla vegetariana; in quanto a me, per il semplice fatto che il moi occhio, appena aperto il menu, si posò sul termine “all’arrabbiata”, mi ricordai dello scrittore inquieto Ugo Foscolo e fui tentato di ordinare delle buone penne all’arrabbiata…per l’appunto!

dimanche 1 octobre 2023

 

 L  A    C  O  V  I  D  I  A  N  I  T  À

    Non castigo,                                ma lezione di vita! 

   Che frutti ha tratto, l’uomo,    da suddetta lezione?

 Carissimo coronavirus giugno 2020

Eccomi di nuovo a te, spuderato covid 19 per quest’altra ramanzina. Certo che è una bella faccia tosta quella tua: dopo averci rattristato il sorridente arrivo della primavera, eccoti ancora qui tra noi ad annuvolarci pure il sereno della soleggiata estate. Ed, infatti, insidiosamente appostato in un qualsiasi angoletto di strada, hai già impedito a noialtri nordamericani di sventolare alla grande, come da nostra tradizione, sia la bandiera blu gigliata della Bella Provincia che quella rosso acerata del vasto Canada. Era costume per noi preparare con largo anticipo queste ricorrenze nazionali, questi festeggiamenti di folclore capaci di coinvolgere gente di ogni razza e colore, di ogni cultura e ceto sociale, gente comune e gente colta, uomini e donne degni di essere chiamato popolo canadese in generale e quebecchese in particolare. Quest’anno, intanto, ha serpeggiato sulle nostre teste lo spauracchio della tua letale presenza e quindi: parchi vuoti, piazze deserte, niente assembramenti, niente bandiere colorate sui volti, ma solo mascherine in faccia quasi a mozzare il fiato…fonte di vita unica ed essenziale; sporco razzista, non ti accorgi che non possiamo respirare?!

Intanto grazie per darci la possibilità di valorizzare la nostra casetta in Canada pure dal punto di vista vacanziero. È da una vita che lavoriamo e ci sacrifichiamo per pagarcela e tenerla in buono stato e poi, nelle rinomate vacanze della costruzione ce ne siamo andati in riva al mare a far sì che anche gli albergatori di quei posti potessero pagare i loro alberghi a varie stelle. Detto per inciso, prima le vacanze si prendevano solo a luglio, ma ultimamente si è arrivati a prenderle quando e come meglio si vuole…addirittura anche se non si può! Meno male che quest’anno il tuo silente stare in mezzo a noi ci ha «costretti» a mettere in pratica un saggio, ma incalcolato,consiglio: «Godetevi le modeste spiagge di balcon-ville e back-la-yard beach: risparmierete soldi ed alloggerete gratis!». Estate: stagione di pin-nic, feste campestri e patronali, periodo della settimana italiana! Ed anche in queste ecco pure te, come il prezzemolo, a condizionare suddette celebrazioni di carattere ancestrale; ragion per cui anche qui: niente riunioni sui prati, niente combriccole festaiole, niente processioni e messe all’aperto, niente moda sotto le stelle, niente concerti e niente esibizioni dei nostri giovani artisti; e nessuno sprazzo di luci pirotecniche a rischiarare l’oscurità dei nostri cuori!  

Ma chi l’ha detto che queste celebrazioni estive non possono essere benefiche anche quest’anno? Sia pure senza contati fisici e a debito distanziamento sociale, grazie ai mezzi della tecnica moderna «virtualmente» si può dare ugualmente libero sfogo al nostro spirito festaiolo: ci stai permettendo, caro coronavirus, di arricchire i nostri animi di buone «virtù»; come ti ho detto già nella mia precedente lettera, questa tua bastonata, che ci ha fatto abbassare la testa a terra, ci ha permesso di alzare gli occhi al cielo e di diventare veramente «virtuosi»; penso proprio che tu  abbia proprio voglia di mettere sul nostro capo l’aureola dei santi! Metto fine a questo mio scritto augurando, pur se non lo meriti, una buona estate anche a te dandoti appuntamento al prossimo autunno con il rientro a scuola e con il lieto evento di Halloween…che mascherina indosserai tu in occasione di quella movimentata notte?

dimanche 17 septembre 2023

  1.  L   A                 C   O   V   I   D   I   A   N   I   T   À 

    Non castigo,                              ma lezione di vita:

    che frutti ha tratto, l'uomo, da suddetta lezione?

Carissimo coronavirus,   aprile 2020

Ti scrivo queste poche righe per ringraziarti di avere intimato all’uomo di abbassare la testa a terra e di rivolgere lo sguardo al cielo. Era arrivato, l’uomo, quasi a ritenersi un padreterno in terra, impettito dalla sua sete di potere e inorgoglito dalla sua smania di progresso; fiero del suo genio inventivo era arrivato fin’anche a sfidare Dio in questi suoi voli spaziali che gli hanno inquinata l’aria stessa che respira. Per merito tuo, comunque, l’umanità si è quasi rinsavita; se non fossi giunto tu a tormentarci forse non avremmo mai apprezzata la grandezza della nostra medicina, le stupende doti dei nostri medici, la generosità di chi si prodiga per gli altri negli ospedali; né mai ci saremmo accorti dell’altruismo di chi si mette a servizio del prossimo anche a costo della propria vita: di questi angeli custodi della salute pubblica! Grazie per averci dato la possibilità di prendere in considerazione la disponibiltà dell’uomo buono che solidarizza con il proprio simile…finalmente divenuto il suo prossimo! Grazie anche perché, con questo tuo perentorio «resto a casa», in questo silenzio che sembra parlare all’anima, ci hai fatto rivalutare, anche se ho sentito parlare di alcuni dissensi coniugali che hanno fruttato introiti extra in qualche studio legale, il calore del focolare domestico, gli affetti di famiglia, la bellezza di vivere quelle piccole cose che gli andazzi della società ci avevano fatto dimenticare; ci hai quasi invitati a riscoprire l’innocenza di quel bambino che c’è in noi! Grazie anche per il fatto che stai suggerendo alla società l’idea di ristrutturare il sistema lavorativo, cercando di dare molto più rilievo ed importanza anche ad un lavoro fatto da casa, a quello che ormai ha già preso il distintivo di «telelavoro»; nel frattempo, in questi giorni bui, sembra che alcuni umili lavori stiano divenendo i più necessari. Intanto un grazie personale anche da parte mia: se non fosse stato a causa tua forse non sarei rimasto qui a casa per collaborare a questo «Flash»radiofonico di Lidia Russo, né ti avrei dedicatoalcune miepoesie, né le presenti note che sto mettendo giù.

 Ciò premesso vengo subito a dirti che sei un vigliacco: perché non trovi il coraggio di farti vedere in faccia in modo da darci la possibilità di trovare l’antivirus adatto a schiacciarti? Ma non preoccuparti più di tanto: i nostri efficienti ricercatori sono già all’opera e prima o poi la vittoria sarà nostra come nel caso di tanti altri tuoi predecessori. Scusami se ti faccio presente che, spaventato ed intimorito dalla tua virulenza, vorrei che tu sparissi per sempre dalla nostra beneamata terra e non vi tornassi mai più. Sì, questo è quello che spero di tutto cuore e mi auguro che avvenga il più presto possibile! D’altra parte, però, ho anche il presentimento che appena sparisci tu, l’uomo possa ritornare ad essere l’homo homini lupus di sempre! Stai facendo più vittime tu che le due guerre mondiali messe assieme, ne stai ammazzando più tu di gente che ogni altra epidemia nel passato. Fermati, per piacere, perché per curare i contagiati si devono costruire ospedali di emergenza, senza contare che nei cimiteri non ci sono più posti ed è inumano dover scegliere tra chi far morire e chi salvare! Fermati perché non abbiamo più né lacrime per piangerli, né spazio per pregare, né libertà di abbracciarli, i nostri morti,e  dir loro addio: ci costringi a cremare le salme in solitudine e senza il conforto di alcun parente! Perlomeno, smettila di inveire anche contro i buon samaritani e le solerti crocerossine in soccorso dei fratelli da te contagiati. Prendo sempre più coscienza che stai paralizzando pure ogni genere di affari ed ogni tipo di commercio; non sarà che, una volta passato tu ed il tuo pericolo, i magnati del lucro non facciano scontare i loro perduti guadagni alla povera gente? A proposito di lucro, è vero che tu ti sia potuto propagare così velocemente proprio perché i «sacerdoti del soldo» non hanno denunciato tempestivamente la tua «tenuta a battesimo»! Prima di andare oltre, permettimi di dare una stretta di mano ai media di tutto il mondo per tenerci informati delle tue misfatte e, al tempo stesso, di dare un pò di conforto al nostro spirito; infatti per colpa tua proprio le chiese e i luoghi di preghiera sono divenuti i primi a non essere frequentati; un sentito grazie a voi dunque, radio e tele operatori, per averci fatto trascorrere, fra l’altro, le scorse feste pasquali da buoni cristiani: facendoci accompagnare il Signore sul Golgota e poi farcelo vedere risorto dal Santo Sepolcro. In quanto a te, batterio crudele, non ti rattrista il fatto, unico nella storia della Chiesa e delle telecomunicazioni, di averli costretti a parlarci di un papa, vestito di bianco, andarsene da solo meditando a passi lenti, pastore privato del suo gregge, per Piazza San Pietro sotto la Sua finestra vuota? Tu un cuore non ce l’hai e quindi non puoi capire cosa vuol dire per essi raccontarci di città deserte e di solitudine nel mondo. Giacché ci siamo, sai per quale altro motivo, sia pure ironicamente, mi sento di ringraziarti? Per aver cercato di svalutare «i soldi sporchi»; finché tu sarai tra noi in vari punti vendita non si può pagare in contanti, bisogna pagare o con interact o con carta di credito; il contante può infettare ed ecco che, finalmente per la prima volta nel corso della storia dell’uomo, i soldi sporchi sono stati messi al bando…ma, naturalmente, si fa per dire. Ti giunga gradito, comunque, il saluto dei tanti ragazzi e giovani studenti che hai reso felici impedendo loro di andare a scuola. Molti di essi, fortunatamente, hanno cercato di istruirsi ed educarsi attraverso la telematica offertaci dalla scienza moderna; se tanti altri, al contrario avessero dovuto darsi alla pacchia, la colpa è tua; ragion per cui, vergognati di imbrattare la futura società sin da ora. Che tristezza i nostri week-end senza calcio e le nostre giornate senza divertimenti e svaghi. A questo punto non so proprio come definirti: vorrei chiamarti così come si insultano in campo certi arbriti, ma non lo faccio per decenza.  Hai fischiato la massima punizione addirittura allo sport e alle sue entusiastiche manifestazioni che trascinano folle esultanti. Se, guarda caso, lo hai fatto per punire gli ultras che generano solo disordini e guerriglie, beh non posso proprio darti tutti i torti.

            Scherzi a parte, la terra è ancora terrorizzata dal tuo passaggio e di giorno in giorno i focolai del tuo soggiorno si propagano ancora. Ma, come già ti ho detto, non l’avrai vinta tu e a conti fatti, uniti e compatti come siamo, ti sconfiggeremo! Stando così le cose, vorrei darti un consiglio, vorrei farti un piccolo suggerimento, vorrei porgerti un’umile preghiera; però non arrabbiarti e cerca di capirmi. Se ancora hai qualcosa da farci scontare e la tua missione non è ancora finita e tu avessi altre vittime da sacrificare, perché non ti fai un bell’esame di coscienza e non ti indirizzi verso chi veramente se lo merita?! Lascia stare la povera gente e gli uomini senza malizia e va da chi, incoscientemente, ti ha permesso di poter circolare a manca e a dritta; lascia stare le persone innocenti e va a dare una bastonata in testa a quegli sciacalli che sfruttano questi momenti di confusione e di sbando per fare lucri vergognosi e spuderati guadagni; lascia stare gli agnelli e va da chi si sta già preparando a divenire «lupo per l’altro uomo»! Termino questa mia presente chiedendoti di darmi retta perché, se tu esaudusci questo mio desiderio, spazzando via la cattiveria e ponendo all’orizzonte il variopinto arcobaleno del «tutto andrà bene», la gente che resterà dopo il passaggio di questo tuo disastroso temporale sarà esattamente quella di quel mondo migliore che tutti speriamo: faccela questa grazia e dacci, finalmente, la gioia di intonare al più presto il «Te Deum» di ringraziamento! Amicalmente tuo…ma giusto per gentilezza, Giuseppe

P.S. Pensando con riconoscenza a tutti quelli che ti combattono in prima linea senza nemmeno badare alla loro stessa incolumità, mi permetto di invitare ad uno spontaneo volontariato quanti sono ormai nella fascia «ultra»: non di sport, ma di età. Prendendo la vita con filosofia, vorrei che tu scendessi con loro ad un compromesso. Ammesso che ognuno di essi possa valere la vita di un gruppetto di più giovani, sei disposto ad allontanarti da questi gagliardi e promettenti under e avvicinarti, se sei proprio obbigato a farlo, a qualche over già attempato? Ed allora, miei venerandi e saggi canuti, accettate la sfida e dimostrate al mondo intero che non c’è età alcuna per diventare eroi. Se questa immaginaria barchetta che ho gettato in alto mare dovesse giungere in porto, avrai il merito di passare alla storia come l’unica pestilenza che ha ringiovanito l’umanità sulla faccia della terra! E adesso, con rancore e senza amore, addio per sempre, virus della mal’ora!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


mercredi 30 août 2023

  Non castigo, ma lezione di vita!

     

                            

                                   LA COVIDIANITA’

                                                               


Poesie e pensieri

scritti durante la pandemia

dovuta al covid 19

 


 Montreal, 2020-2022                          Giuseppe Circelli

 

 

                 A Lidia Russo -riposi in pace- 

                che ringrazio per avermi dato modo

                di trascorrere in produttiva attività   

                il mio “resto a casa”  dovuto al coronavirus

  


Dov’è Dio?       21 giugno 2021

Dio dov’è? Quante volte

ci siamo chiesti questo

nel nostro «resto a casa»

a causa di un’assurda quarantena?

Beh, chi ama non punisce,

caso mai ammonisce! 

Allora valutiamo

cosa non va in questa pandemia.

Non è affatto un castigo,

è soltanto un consiglio

per dare all’universo

il suo normale equilibrio iniziale.

Creando il tutto dal nulla

a niente mise un fine;

 prescrisse invece cure

ricostituenti per mettersi in sesto.

Si è troppo incattivito,

l’uomo, dai suoi primordi

ai suoi ultimi giorni:

gli toccava una lavata di testa!

Ed è giunto inatteso

il monito divino

ad un attento esame

di coscienza individualmente fatto.

Non agli altri è rivolto

l’invito a ravvedersi;

è ad ognuno di noi

che Iddio suggerisce a guardarsi dentro,

in quest’aria di covidianità!

dimanche 16 juillet 2023

 

Per sempre     

         E così vissero tutti felici e contenti. Ma chi? I principi della favola? Dato e non concesso che sia andata a finire proprio così, questo è solo frutto della fantasia dell’immaginario popolare perché, nella realtà dei fatti, i rampoli di nessun reame sono stati risparmiati dalle intemperie della vita ed anche i loro occhi sono stati imperlati di lacrimucce amare.

Al di qua del muro del tempo e dello spazio nessuno può essere «sempre» felice e contento perché l’essere umani, l’essere fatti di carne già comporta a priori problemi di decomposizione e di deterioramento a cui nessuno, per par-condition stabilita da Lassù, può sottrarsi e che è bene sapere accettare proprio per poter essere sereni e spensierati. Va da sé che non si può essere sempre giovani e nemmeno si può godere sempre di ottima salute…man mano che si va avanti negli anni. Quindi bisogna sapersi adattare alla mentalità delle varie età che si raggiungono e soprattutto ai famosi  acciacchi della vacchiaia che più avanza e più complica le cose. In una sola parola dovremmo essere fieri anche delle rughe, preziosi solchi di esperienze vissute, ed accettare pure le immancabili malattie di routine con la stessa rassegnazione Sua, di Lui che ci  fu di esempio immolandosi per noi addirittura con la morte in croce

Inutile strapparsi i capelli dinanzi alle avversità della vita; non facciamo altro che gettare acqua sul fuoco che, con l’alone di fumo che sprigiona, finisce anche per inquinare l’aria che ci circonda. Nei giorni di buio non sarebbe meglio rivolgervi gli occhi con intenti di liete speranze invece di farcelo sconsolatamente cadere addosso…il cielo? È solo al di là del muro del tempo e dello spazio che si può essere «sempre» felici e soddisfatti: è solo lì che potremo essere perfetti perché non più umani, non più fatti di carne ed ossa, non più esseri deperibili perché il sempre, infatti, è appannaggio della sola eternità.

Di conseguenza, chi non sa adeguarsi alle contrarietà dell’esistenza terrena o non ha capito nulla della vita, oppure si ribella a Dio!

lundi 3 juillet 2023

  Il fascio

Nella quotidianità che incalza giornalmente e la veridicità storica che si assesta nel tempo, il giornalismo di oggi diventerà storia domani e, spesso e volentieri, ci si interroga sul come certi fatti siano potuti accadere. Uno dei momenti più controversi della storia italiana, per esempio, è il fascismo; c’è chi lo esalta e chi lo deplora, chi ne parla bene e chi ne parla male. Intanto in quel tempo era giornalismo e nessuno poté fermare il suo cammino che divenendo storia, è andato ad issare sui suoi passi varie pietre miliari…ben messe o mal messe che si voglia!

Anche qui a Montreal ci sono tracce di quel fascio littorio che il contrastato Benito prese in prestito dai nontri antichi padri romani e che portò in giro per il vasto mondo. Nel 1936 venne eretta la casa d’Italia e lì su di essa spicca in tutta la sua austera semplicità proprio il fascio littorio appena menzionato. Ancor prima, nel 1919 veniva consacrata la chiesa Madonna della Difesa, passata alla storia come la «chiesa a Dante». Ebbene nella cupola sovrastante l’altare maggiore spicca pure Mussolini a cavallo vicino a Pio XI; nel corso degli anni la sua presenza lì  su quella volta santa non ha mai dato fastido a nessuno, oggi intanto ci si va sempre più chiedendo cosa ci faccia quel Tizio e Caio lassù!

Una volta il popolo emigrante non era troppo calcolato; è da subito dopo i due conflitti mondiali che è divenuto un fenomeno consistente e degno di rilievo che anche i governi vanno sempre più prendendo in considerazione. Infatti si parla quasi giornalmente di emigrazione: in particolar modo di quella di ritorno! Il ritorno di chi? Di quelle braccia che nell’immediato dopo guerra dovettero lasciare, per fame, le zolle native o quella dei cervelli a cui l’attuale Stato italiano non riesce a dare una sistemazione? Da questa mia dissertazione risulta chiaro che se oggi si vuole sfruttare l’emigrazione di ritorno (dei portafogli riempiti all’estero) ieri, invece, il governo di allora favorì l’emigrazione di partenza con utili sovvenzioni che permisero  la costruzione di solenni baluardi che resteranno a parlare italiano per molti anni ancora nel tempo.

Concludendo mi sa che gli italiani di allora, attraverso il pennello del Ningheri, abbiano voluto sdebitarsi della generosità del governo di allora che si prendeva cura di loro…al di là dal fatto che quella presenza lì è un doveroso ricordo dei Patti Lateranensi

samedi 10 juin 2023

 

Traduzione simultanea

In questo mondo ormai globalizzato a 360 gradi e forse più, il perno principale intorno a cui tutto dovrebbe ruotare per una pacifica convivenza, da tutti auspicata benefica e produttiva, è il capirsi, lo spiegarsi, l’intendersi per ben collaborare in vista di un beneficio comune. È facile dire capirsi, spiegarsi, intendersi, ma come è possibile se ognuno parla la propria lingua e non tutti sono poliglotti? Mi sembra che gli effetti di voler andare a toccare il cielo, lì a Babele, siano rimasti in eredità al genere umano che ancora non riesce a realizzare il sogno di un esperando.

In ambito televisivo abbiamo la traduzione simultanea grazie alla bravura di un interprete oppure mediante congegni adatti alla traduzione istantanea. Anche su internet abbiamo un pratico accesso dove tradurre testi e brani da una lingua ad un’altra in modo rapido e veloce. E questo sistema, se mi consentite di dire pure la mia, permette spesso anche a me di risparmiare tempo e di mettere da parte quei dizionari bilingue acquistati prima della navigazione in rete. E  l’uomo è fiero ed orgoglioso di questi meccanismi che sono frutto del suo ingegno e della sua creatività; e si gongola e si impettisce dei tanti risultati che riesce a realizzare sui passi del suo progresso: ma dimentica il tocco del Creatore di ogni cosa al mondo e vado a spiegarmi.

Domenica 28 maggio la Chiesa ha celebrato la festa della Pentecoste e, da buon cattolico, sono stato a messa; durante la prima lettura mi sono trovato a riflettere e meditare proprio su quella che è la traduzione simultanea. Lì dove gli apostoli erano radunati in quel giorno di Pentecoste «venne all’improvviso dal cielo un fragore…apparvero lingue come di fuoco…e tutti furono colmati di Spirito Santo…Abitavano allora a Gerusalemme giudei osservanti di ogni nazione sotto il cielo. A quel rumore la folla si radunò e rimase turbata perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua». E tutto questo 2000 e rotti anni fa quando all’uomo non poteva passare neanche per l’anticamera del cervello un simile avvenimento fuori dalla norma; farsi capire in più lingue nello stesso tempo: traduzione, dunque, in simultanea e addirittura multipla!

Ed ancor prima di allora detta favella a traduzione istantanea doveva essere già stata programmata nei disegni divini per poter essere tradotta in pratica proprio in quel giorno di Pentecoste  lì! E tu, comune mortale, puoi essere dinamico ed inventivo quanto vuoi che ogni tuo atto creativo non può essere messo a punto se non già disegnato dall’Ente Supremo per essere messo su tela a tempo stabilito. E di conseguenza anche questa tua facoltà di conversare mediante una traduzione in tempo reale ti è consentita solo in virtù di una potenza surreale e soltanto in un determinato momento della tua giornata temporale che Lui ti concede.