L A C O V I D I A N I T À
Delle promesse fatte in pandemia,
Quante ne stiamo mettendo adesso in pratica?
In paziente
covidianità luglio 2020
Ben per noi il coronavirus ci sta distogliendo dalla
frettolosità della vita per immetterci in una nuova quotidianità, fatta di
calma e pazienza come, per esempio, all’ingresso di vari esercizi pubblici e
soprattutto supermercati. Che ci crediate o no queste lunghe attese prima
dell’entrata le trasformo in un tranquillo luogo dove approfittare per mettere
nero su bianco.
Avendo il privilegio di essere uno della veneranda
età, utilizzo spesso il mattino presto per andare a fare la spesa nel
supermercato del quartiere che dà agli attempati il gradito vantaggio di aprire di buon’ora
espressamente per loro. Ed eccomi lì, carta e penna in mano, col carrello che
mi fa da tavolino, mettere giù appunti per le mie cose scritte. Mascherina in faccia, debito distanziamento sociale, un
passo dopo l’altro scrivo qualcosa mentre avanti e dietro a me chi parla, chi
digita cellulari, chi verifica o manda messaggi virtuali…mentre tu, virus
infame, nascosto in qualche parte ci sbirci e forse godi e deridi beffardo i
nuovi comportamenti sociali a cui ci hai costretti! Una buona mezz’oretta di
attesa mi dà la possibilità di trascorrere il tempo in maniera interessante e
in solitaria compagnia scrivendo ed anche pensando a voi che adesso mi state leggendo. Non mi era mai capitato prima di scrivere all’aperto intorno
alle sette del mattino, con un fresco venticello che carezza il volto, quello fuori
dalla mascherina, che mette in bella mostra la squadra del moi cuore…quella dei
diavoli rosso-neri, quelli buoni, bravi e degni di rispetto naturalmente.
A tratti alzando gli occhi noto vari sguardi interrogativi
nei miei confronti; comunque non faccio nulla di male, me ne infischio di loro
e continuo a ingannare il tempo sfruttando il mio hobby preferito, cioè quello
di scrivere. Del resto gli altri pure fanno qualcosa che non hanno mai fatto;
c’è chi parlotta, chi si guarda distrattamente intorno, chi magari borbotta scocciato
da quel tempo di attesa. Appena arrivato mi sono messo in fila e davanti a me
c’erano, e ci sono ancora, una diecina di persone; trascorre del tempo, che
trascorro a scrivere, e, rialzando gli occhi e voltandomi indietro, noto che la
fila d’attesa si è fatta chilometrica; mentre io, fortunatamente, sarò tra i primi ad antrare!
Finalmente scocca l'ora di apertura e i carrelli,
scattanti e frettolosi, vanno a riempirsi di spesa e a dare una pennellata di
verde alle tasche dei nostri pantaloni.
In riflessiva covidianità agosto 2020
La vita continua, bisogna andare avanti
e ci si deve adattare a convivere col nemico. Alcuni giorni fa, dopo vari mesi chesiamo
rimasti su, al terzo piano del nostro condominio, mia figlia per telefono quasi
quasi ci ha imposto: “Domani fatevi trovare pronti per le undici che ce ne
andiamo alla spiaggia!”; “Ahò, ma che sei matta? Alla spiaggia col virus che sta
in giro?!”. “E che c’è di male –risponde mia moglie- vuol dire che prenderemo
le debite precauzioni!”. Difatti a lei basta che le dai l’occasione di stare
come lucertola al sole e te la sei fatta amica per la pelle. E perciò io, un pò
per accontentarle e un pò per non sembrare all’antica, acconsento ed in quel
bel giovedì, che è l’indomani, ce ne andiamo in quel di Sainte Adèle.
Intanto, però, che ordine, e che disciplina,
e che reciproco rispetto e senso civico in quella paziente coda alla biglietteria;
che debito distanziamento, mascherine al volto o sventolanti al gomito mentre
un vistoso cartello fa notareche la sosta in spiaggia non può durare più di tre
ore; bah, ormai ci siamo e chi si accontenta gode. Proprio di rimpetto all’entrata
c’è un piccolo spazio, un pò distante dall’acqua, con tavolino, qualche comoda sedia
e degli alberi che ti danno ombra. Lì comunque non c’è limite di tempo e vi ci
accampiamo immediatamente; deponiamo le vettovaglie sul tavolo, apriamo le
nostre sedie sotto un albero e vi restiamo in santa pace quasi fino al
tramonto. Le sedie, guarda caso, sono due nere e una rossa: ancora una volta i
colori della mia squadra del cuore, quella che in campo sportivo sembra aver preso
la stessa piega del suo ex presidente in politica! Intanto in quel piccolo
fazzoletto d’erba ci godiamo appieno la nostra prima, conscia o inconscia che sia,
covidiana escursione fuori porta tra il verde degli alberi e il profumo della rigogliosa
natura intorno ad un suggestivo laghetto quasi incantato. A tratti andiamo nell’acqua,
a volte ci aggiriamo tra i gruppetti, ben separati l’uno dall’altro, dei bagnanti e, naturalmente,
mascherina obbligatoria al volto, si fa anche una capatina al bagno. Che pulizia
su quella spiaggetta, che igiene in quelle toilette; ma come mai prima del
coronavirus non si aveva tanto senso civico, tanta collaborazione, tanta comprensione,
tanta accortezza per gli altri, tanta voglia di essere più prossimi, più vicini gli
uni agli altri, essere quelli che ognuno dovrebbe essere: uomini e basta? Mi sa
mi sa che questo covid 19 ci abbi amesso proprio la testa a posto; mi sa che forse
mi sono sbagliato anch’io nel definirlo un poco di buono sin dalla mia prima
lettera che gli ho scritto. Qui mi sa che bisogna rivalutare il suo affacciarsi
su terra e rimettere in discussione tutto il suo operato in mezzo a noi, poveri
comuni mortali; d’ora in poi mi sa che devo onorarmi di chiamarlo il nostro caro nemico…il
diversamente amico!
Come ho già detto, in quel piccolo «paradiso
per un giorno» si giunse al tramonto e si decise di consumare una pizza lì stesso
per non perdere tempo a preparare la cena al rientro a casa. Ed ecco pure al
ristorante il covidiano rispetto delle igieniche sante regole: disinfettarsi le
mani prima di entrare, mascherina al volto se ti alzi dal tavolo a te
riservato, seguire la direzione delle frecce se ti sposti o esci dal
locale…grazie virus per questi esemplari comportamenti a cui ci stai abituando!
Comunque, mani lavate o mani pulite che fossero, non ci fu pizza per nessuno quella
sera, in quanto mia figlia optò per le farfalle alla bolognese e mia moglie scelse
tagliatelle alla vegetariana; in quanto a me, per il semplice fatto che il moi occhio,
appena aperto il menu, si posò sul termine “all’arrabbiata”, mi ricordai dello scrittore
inquieto Ugo Foscolo e fui tentato di ordinare delle buone penne
all’arrabbiata…per l’appunto!
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