dimanche 16 juillet 2023

 

Per sempre     

         E così vissero tutti felici e contenti. Ma chi? I principi della favola? Dato e non concesso che sia andata a finire proprio così, questo è solo frutto della fantasia dell’immaginario popolare perché, nella realtà dei fatti, i rampoli di nessun reame sono stati risparmiati dalle intemperie della vita ed anche i loro occhi sono stati imperlati di lacrimucce amare.

Al di qua del muro del tempo e dello spazio nessuno può essere «sempre» felice e contento perché l’essere umani, l’essere fatti di carne già comporta a priori problemi di decomposizione e di deterioramento a cui nessuno, per par-condition stabilita da Lassù, può sottrarsi e che è bene sapere accettare proprio per poter essere sereni e spensierati. Va da sé che non si può essere sempre giovani e nemmeno si può godere sempre di ottima salute…man mano che si va avanti negli anni. Quindi bisogna sapersi adattare alla mentalità delle varie età che si raggiungono e soprattutto ai famosi  acciacchi della vacchiaia che più avanza e più complica le cose. In una sola parola dovremmo essere fieri anche delle rughe, preziosi solchi di esperienze vissute, ed accettare pure le immancabili malattie di routine con la stessa rassegnazione Sua, di Lui che ci  fu di esempio immolandosi per noi addirittura con la morte in croce

Inutile strapparsi i capelli dinanzi alle avversità della vita; non facciamo altro che gettare acqua sul fuoco che, con l’alone di fumo che sprigiona, finisce anche per inquinare l’aria che ci circonda. Nei giorni di buio non sarebbe meglio rivolgervi gli occhi con intenti di liete speranze invece di farcelo sconsolatamente cadere addosso…il cielo? È solo al di là del muro del tempo e dello spazio che si può essere «sempre» felici e soddisfatti: è solo lì che potremo essere perfetti perché non più umani, non più fatti di carne ed ossa, non più esseri deperibili perché il sempre, infatti, è appannaggio della sola eternità.

Di conseguenza, chi non sa adeguarsi alle contrarietà dell’esistenza terrena o non ha capito nulla della vita, oppure si ribella a Dio!

lundi 3 juillet 2023

  Il fascio

Nella quotidianità che incalza giornalmente e la veridicità storica che si assesta nel tempo, il giornalismo di oggi diventerà storia domani e, spesso e volentieri, ci si interroga sul come certi fatti siano potuti accadere. Uno dei momenti più controversi della storia italiana, per esempio, è il fascismo; c’è chi lo esalta e chi lo deplora, chi ne parla bene e chi ne parla male. Intanto in quel tempo era giornalismo e nessuno poté fermare il suo cammino che divenendo storia, è andato ad issare sui suoi passi varie pietre miliari…ben messe o mal messe che si voglia!

Anche qui a Montreal ci sono tracce di quel fascio littorio che il contrastato Benito prese in prestito dai nontri antichi padri romani e che portò in giro per il vasto mondo. Nel 1936 venne eretta la casa d’Italia e lì su di essa spicca in tutta la sua austera semplicità proprio il fascio littorio appena menzionato. Ancor prima, nel 1919 veniva consacrata la chiesa Madonna della Difesa, passata alla storia come la «chiesa a Dante». Ebbene nella cupola sovrastante l’altare maggiore spicca pure Mussolini a cavallo vicino a Pio XI; nel corso degli anni la sua presenza lì  su quella volta santa non ha mai dato fastido a nessuno, oggi intanto ci si va sempre più chiedendo cosa ci faccia quel Tizio e Caio lassù!

Una volta il popolo emigrante non era troppo calcolato; è da subito dopo i due conflitti mondiali che è divenuto un fenomeno consistente e degno di rilievo che anche i governi vanno sempre più prendendo in considerazione. Infatti si parla quasi giornalmente di emigrazione: in particolar modo di quella di ritorno! Il ritorno di chi? Di quelle braccia che nell’immediato dopo guerra dovettero lasciare, per fame, le zolle native o quella dei cervelli a cui l’attuale Stato italiano non riesce a dare una sistemazione? Da questa mia dissertazione risulta chiaro che se oggi si vuole sfruttare l’emigrazione di ritorno (dei portafogli riempiti all’estero) ieri, invece, il governo di allora favorì l’emigrazione di partenza con utili sovvenzioni che permisero  la costruzione di solenni baluardi che resteranno a parlare italiano per molti anni ancora nel tempo.

Concludendo mi sa che gli italiani di allora, attraverso il pennello del Ningheri, abbiano voluto sdebitarsi della generosità del governo di allora che si prendeva cura di loro…al di là dal fatto che quella presenza lì è un doveroso ricordo dei Patti Lateranensi

samedi 10 juin 2023

 

Traduzione simultanea

In questo mondo ormai globalizzato a 360 gradi e forse più, il perno principale intorno a cui tutto dovrebbe ruotare per una pacifica convivenza, da tutti auspicata benefica e produttiva, è il capirsi, lo spiegarsi, l’intendersi per ben collaborare in vista di un beneficio comune. È facile dire capirsi, spiegarsi, intendersi, ma come è possibile se ognuno parla la propria lingua e non tutti sono poliglotti? Mi sembra che gli effetti di voler andare a toccare il cielo, lì a Babele, siano rimasti in eredità al genere umano che ancora non riesce a realizzare il sogno di un esperando.

In ambito televisivo abbiamo la traduzione simultanea grazie alla bravura di un interprete oppure mediante congegni adatti alla traduzione istantanea. Anche su internet abbiamo un pratico accesso dove tradurre testi e brani da una lingua ad un’altra in modo rapido e veloce. E questo sistema, se mi consentite di dire pure la mia, permette spesso anche a me di risparmiare tempo e di mettere da parte quei dizionari bilingue acquistati prima della navigazione in rete. E  l’uomo è fiero ed orgoglioso di questi meccanismi che sono frutto del suo ingegno e della sua creatività; e si gongola e si impettisce dei tanti risultati che riesce a realizzare sui passi del suo progresso: ma dimentica il tocco del Creatore di ogni cosa al mondo e vado a spiegarmi.

Domenica 28 maggio la Chiesa ha celebrato la festa della Pentecoste e, da buon cattolico, sono stato a messa; durante la prima lettura mi sono trovato a riflettere e meditare proprio su quella che è la traduzione simultanea. Lì dove gli apostoli erano radunati in quel giorno di Pentecoste «venne all’improvviso dal cielo un fragore…apparvero lingue come di fuoco…e tutti furono colmati di Spirito Santo…Abitavano allora a Gerusalemme giudei osservanti di ogni nazione sotto il cielo. A quel rumore la folla si radunò e rimase turbata perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua». E tutto questo 2000 e rotti anni fa quando all’uomo non poteva passare neanche per l’anticamera del cervello un simile avvenimento fuori dalla norma; farsi capire in più lingue nello stesso tempo: traduzione, dunque, in simultanea e addirittura multipla!

Ed ancor prima di allora detta favella a traduzione istantanea doveva essere già stata programmata nei disegni divini per poter essere tradotta in pratica proprio in quel giorno di Pentecoste  lì! E tu, comune mortale, puoi essere dinamico ed inventivo quanto vuoi che ogni tuo atto creativo non può essere messo a punto se non già disegnato dall’Ente Supremo per essere messo su tela a tempo stabilito. E di conseguenza anche questa tua facoltà di conversare mediante una traduzione in tempo reale ti è consentita solo in virtù di una potenza surreale e soltanto in un determinato momento della tua giornata temporale che Lui ti concede.

samedi 20 mai 2023

 Respirare

Su nel tempo al mio paese c’era un simpatico vecchietto che, quando gli chiedevano cosa facesse, rispondeva: «Rifiato per non morire!»…e non penso affatto che volesse parafrasare il cogito ergo sum di Cartesio. Respiro per non morire: quanta saggezza in detta risposta e a  quanta meditazione ci potrebbe invitare e quante riflessioni si potrebbero sviscerare da queste semplici parole del tutto normali, quasi banali, ma anche tanto profonde e dense di significato.

Ed allora, come prima considerazione, il caro nonnino con un pizzico di ironico sarcasmo voleva spiattellarci in faccia il più puro e limpido principio di vita: la cosa più essenziale di cui si ha bisogno per vivere è il respiro e nient’altro di più! E difatti dentro cosa ci aggiriamo qui su terra per campare? Ci spostiamo dentro l’aria «nutrendoci» di ossigeno: senza aria e senza ossigeno soffocoremmo! Il busillis vitale del nostro anzionotto era, quindi, il respiro, prima ancora della salute, del lavoro, del cibo e di quant’altro di utile e necessario alla nostra esistenza.

Praticamente voleva quasi dire che per realizzarci come  esseri viventi dobbiamo rimetterci nelle mani della natura nuda e cruda, senza scervellarci più di tanto ad andare in cerca di cose superflue e magari anche costose, ma che a conti fatti non ci rendono affatto più felici e soddisfatti così come le esigenze sociali sempre più all’avanguardia vorrebbero farci credere. Soffermiamoci seriamente sull’utile  necessità del respiro come fulcro essemziale della nostra esistenza, dando ad ogni altro nostro bisogno solo il valore e l’importanza che meritano affinché la nostra routine quotidiana non ci venga intasata da fatue  priorità che, magari, potrebbero nuocere alla tranquillità e alla serenità del nostro vivere.

Ma la parola fiato non richiama pure alla vostra mente delle espressioni come «alito divino» e «soffio di vita»? Comunque considerando che essa, la vita, è meravigliosamente semplice così com’è, perché mai, di tanto in tanto, ci facciamo prendere dall’estro del progresso…per complicarla?!

mercredi 3 mai 2023

 

Saper convivere   

Correva l’anno 33 d.C. allorché nella caput mundi imperava Tiberio che non diede troppa importanza, o forse non seppe nemmeno, ciò che succedeva nel sinedrio di Gerusalemme quel fatidico «venerdì santo» in cui fu eseguita la condanna alla morte in croce di Gesù Cristo, il figlio di Dio fattosi uomo per redimere il genere umano: e se così non fosse avvenuto noi uomini non saremmo mai stati liberati dal peccato originale dei nostri progenitori. Una sentenza ignominiosa ed ingiusta per una morte redentrice; un verdetto insensato tanto inaccettabile quanto, pertanto, benefico.

E quel crocifisso lì per anni e secoli è stato simbolo di fede, di pace e di giustizia; e quel crocifisso  lì per anni e secoli è stato un invito al perdono, al volersi bene, a rispettarsi, a saper convivere; e quel crocifisso lì per anni e secoli è rimasto appeso alle pareti di scuole ed aule magne, di uffici comunali e luoghi pubblici, di chiese e di edifici sacri per «predicarci» silenziosamente la collaborazione, il rispetto reciproco, il darsi la mano, il sentirsi fratelli, il comportarsi per bene. E sì, quel crocifisso lì tutto questo lo insegna ancora finché noi uomini non ci mettiamo una mano sulla coscienza e non ci riscontriamo anche noi in quella marea di gente che la domenica prima lo osannò e il venerdì seguente, abilmente  manipolata, lo mise in croce.  

Intanto è rimasto lì appeso a pareti e muri di somma importanza sociale per duemila e rotti anni senza mai dare fastidio a nessuno. Neanche gli ebrei hanno portato il muso a credenti e cattolici a causa di quella sua presenza lì; né mai nessuno ha avanzato l’assurda pretesa di staccarne il chiodo e far cadere per terra quel pezzo di storia universale, appannaggio di tante ideologie religiose e del retaggio di svariate genti sul globo.

Inaudita e vergognosa la condanna a morte dell’uomo giusto là sul Golgota; preziosa ed edificante la presenza di quel crocifisso appeso, per anni e secoli, nelle sale di Enti pubblici e luoghi di culto: un invito silenzioso al perdono, alla fratellanza, all’umanità. Poiché omne trinum est perfectum, eccoti arrivato l’uomo del terzo millennio a far cadere giù, in un solo istante, anni di storia, di fede, di valori umani densi di tanta spiritualità redentrice!

mercredi 12 avril 2023

 Ad un Maestro di italianità

Nato il 27 gennaio del 1948 a Guglionesi in provincia di Campobasso da Antonio Salvatore e Elda Maria Paolone, giunge a Montreal nell’ottobre del 1964, dove continua gli studi prima nell’università McGill di Montreal e poi nell’università di  Haward negli Stati Uniti. Intanto conosce Helen Riel con cui convola a nozze e dalla loro unione nascono quattro figli e cinque nipoti. Naturalmente la sua professione è stata sempre quella di docente sia nell’università di Montreal che nella Concordia.

       Per quanto riguarda la sua implicazione ed il suo impegno nelle attività socio comunitarie della Grande Montreal vado a ricordarvi solo le più significative. Ricordo che per un tratto di tempo scese pure in politica nelle file del partito dell’NDP; ma fu solo un «soggiorno» temporaneo perché era un terreno dove non si sentiva di essere libero come voleva e, di consegnuenza, se ne tornò alla svelta sui banchi di scuola dove poteva dettare leggi da paladino senza macchia e senza paura. Mi vengono in mente, inoltre, le sue colte chiacchierate domenicali, attraverso la CFMB, con la compianta Giuliana Hawa; una cosa in particolare che ricordo di quelle «domeniche wonderfull» è allorché definì la grande Mina «la Greta Garbo della musica leggera italiana». Ed anche ultimamente ha spesso preso  parte in radio, con i suoi saggi commenti, nella rubrica settimanale «Flash, la cultura a portata di mano» condotta dalla brava Lidia Russo: lei pure ormai compianta. 

       Iniziando il profilo di Filippo ho citato il  suo primo lavoro in versi «Tufo e gramigna»; nel gennaio 2020, intanto, è stato dato il lancio alla sua ultima opera letteraria intitolata «Nuova Mente». Sembra quasi il cammino culturale delle sue radici che, trapiantate in Canada, si sono ramificate fino a divenire i fertili rami di una poesia di «ispirazione classica e immortale…che riflette la precarietà dell’umana esistenza e che trova nell’amore, spirituale e carnale, le sue fonti inesauribili, tanto da assicurare un continuo rinnovamento del vivere umano». A tenere uniti questi due momenti poetici c’è una vasta produzione letteraria che vede impegnata la penna del Salvatore come saggista, giornalista e scrittore. È, infatti, autore di svariati articoli scientifici, di politica, di cinema e di altro ancora; ma eccovi i titoli di alcuni altri suoi libri: La fresque de Mussolini, Tra Molise e Canada, Le fascisme et les Italiens de Montreal, Terre e infiniti, Ancient memories, Modern identities e molto altro ancora. Ma vorrei prendere in considerazione pure il suo impegno e la sua operosità in seno a vari Enti ed Organismi di stampo prettamente italiano, come per esempio: editorialista del Cittadino Canadese, editore di Panoramitalia e di Qui Quotidiano, vicepresidente dell’Associazione italiana scrittori e del Congresso italiano-canadese, presidente dell’Associazione Professori Italiani del Quebec, nonché presidente della Dante Alighieri di Montreal. Potrei fermarmi anche qui, ma prima mi permetto di additarvi un raggio di italianità che viene a rendere più maestosa la personalità di Filippo Salvatore e che rappresenta quasi una ulteriore stretta di mano tra la Madre Patria e questa sua terra adottiva: nel 2003 l’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi conferiva al nostro professore emerito la nomina a Cavaliere della Repubblica Italiana. Infine mi fa piacere ricordarvi pure la sua italo-passione per il calcio; difatti militò, e dire alla grande è poco, nella Monitalia fondata da Domenico Iasenza e diretta da Nino Di  Stefano.

       A fare da ponte tra la terra nativa e quella adottiva ci hanno pensato le molteplici Associazioni paesane da noi messe su in questi anni di emigrazione. Nel Centro Comunitario Leonardo da Vinci ha sede la direzione della Federazione delle Associazioni Molisane del Quebec; nella sala delle riunioni di questa una “nostalgica” foto ritrae uno dei primi consigli d’amministrazione della Federazione ed in prima fila balza subito all’occhio la figura di Filippo Salvatore: una ulteriore chicca, quasi ciliegina sulla torta, della sua italianità a 360 gradi onorata sin dai suoi giovani anni verdi. Come va di moda oggi, mi sono onorato di avere il Salvatore come amico su fb; tutto ciò che «postava» o era di puro indirizzo aritistico e culturale oppure parlava del suo casolare e della sua tenuta di Fonte Nuova (parva sed apta mihi=Piccola ma adatta a me) dove l’amore per la terra nativa lo riportava di sovente…manco a dirla, in una delle sue ultime comparse in rete, si chiedeva proprio per quanto tempo avesse potuto farlo ancora!

       Intanto in uno degli ultimi mattini dello scorso marzo, nell’intimità del suo focolare domestico, «da chiuso morbo combattuto e vinto», ci ha silenziosamente lasciati per volarsene al Cielo. Di certo resterà nei nostri ricordi come l’emerito professor Salvatore; per me comunque è stato e rimarrà sempre un Maestro esemplare del saper vivere all’italiana anche in terra emigrante!

jeudi 23 mars 2023

 

Subito Papa?

L’arcivescovado di Toronto nasce il 17 settembre del 1841 come una regolare diocesi ed il 18 marzo del 1870 diviene arcidiocesi. Si trova sulla Yonge Street e a tutt’oggi conta ben 223 parrocchie con 811 sacerdoti e 668 religiose; comprende le regioni di York, Peel, Simcoe, Dufferin, Durham e, naturalmente, Toronto; si estende su 13.000km quadri e la sua popolazione cattolica è di circa 1.626.465 anime. La cattedrale dell’arcivescovado è intitolata a San Michele ed il clero riceve la sua formazione nel seminario di Sant’Agostino.

I vescovi del tempo in cui fu semplice diocesi sono tre: Michel Power dal 1841 al 1847, Armand François-Marie de Charbonnet dal 1847 al 1860 e John Joseph Linch dal 1860 al 1870. I suoi arcivescovi, invece, sono 10: John Joseph Linch dal 1870 al 1888, John Walsh dal 1888 al 1898, Denis T. O Connor dal 1898 al 1908, Fergus Patrick Mc Evay dal 1908 al 1911, Neil Mc Neil dal 1911 al 1934, James Charles Mc Guigan dal 1934 al 1971, Philip Francis Picock dal 1971 al 1978, Gerald Emmett Carter dal 1978 al 1990, Aloisius Ambrozic dal 1990 al 2006 e Thomas Christofer Collins dal 2006 all’11  febbraio 2023 quando per raggiunti limiti di età ha presentato le sue dimissioni a papa Francesco.

E sapete chi ha tempestivamente nominato come 14mo monsignore dell’arcivescovado di Toronto? Con grande gioia e soddisfazione di noialtri italiani, ha messo il pastorale del Cardinal Collins nelle mani del giovanissimo vescovo ausiliare di Montreal Frank Leo…che non ha fatto neanche il tempo a programmare il suo cammino di vescovo ausuliare che subito il papa gli ha aperto una strada più larga e più impegnativa da percorrere. Da buon rivierano mi permetto di dire che solo alcune domeniche  fa il neo-eletto vescovo ausiliare di Montreal aveva scelto proprio la Missione Maria Ausiliatrice per dare il via ai suoi primi passi pastorali in mezzo a noi italo montrealesi.

In occasione di tale nomina, come ben sapate, proprio in questo mio blog ho parlato in lungo e in largo di monsignor Frank Leo. Al termine di quest’altra mia piccola dissertazione a suo riguardo vorrei soffermarmi a sottolineare tre cose. Primo: Frank Leo ha soltanto 52 anni ed allora il suo cammino nella vigna del Signore è ancora abbastanza lungo e ben gli si addicono delle aspirazioni “ad maiora”. Secondo: benché giovane Frank Leo ha già un curriculum sacerdotale ben consistente e nutrito e che già conosce molto bene pure i palazzi apostolici  del Vaticano. Terzo: non sembra anche a voi, ora che è stato insignito del titolo di eccellenza, che possa ben sperare a divenire ben presto una porporata eminenza prima ed una  santità vestita di bianco in appresso?  Eccovi intanto il suo pensiero a proposito dell’incarico appena ricevuto: «È con grande umiltà che accetto questa nomina del Santo Padre a servire i fedeli dell’Arcidiocesi di Toronto. Ringrazio papa Francesco per la fiducia che ha riposto in me. Questa è stata una nomina davvero inaspettata, eppure ho imparato durante il mio sacerdozio e il mio servizio alla Chiesa che momenti inaspettati portano enormi benedizioni»…e quelli che diventi eminenza e poi «subito papa» siano altri due momenti inaspettati da realizzarsi a tempo opportuno!