LA NATIVITÀ
753 anni dopo la
Fondazione di Roma, a Betlemme nasce Gesù Bambino. Dopo solo 33 anni la sua
condanna alla cricifissione, emessa a Gerusalemme da Ponzio Pilato, passa alla
storia come il processo più sconcertante dell’umanità; divenendo, intanto per
noi cattolici, il sine qua non di quella Resurrezione che ha redendo il mondo.
Natività e crocifissione: le radici della nostra anima…perché strapparle dai
nostri cuori? Francesco d’Assisi, il
santo dalle stimmate – l’altro Cristo, istituisce a Greccio la natività con il
primo presepio vivente della storia. L’otto dicembre scorso papa Bergoglio,
l’altro Francesco, apre la porta santa per il Giubileo speciale della Misericordia.
Papa Francesco…un sovrano della terra che invita anche tutti gli altri, di
buona volontà, a combattere il terrorismo col cuore dell’umanità, ovvero con
l’umanità del cuore; un sovrano che porge l’esempio a «dar cuore ai miseri» per
dissipare la paura da ogni animo!
Ciò premesso, rieccoci
alle soglie delle tanto attese feste natalizie cui fanno da sfondo mille
tradizioni, una miriade di usanze care, nonché innumerevoli «abusanze»
commerciali. Portata in giro nei centri di acquisto sontuosamente addobbati a
festa, per la ricordevole foto col babbo natale, la nostra infanzia va sempre
più allontanandosi dalla suggestività della grotta di Betlemme; di conseguenza
pure l’umanità va sempre più distorcendo il reale e sublime significato della
Santa Natività. In ogni modo oggigiorno nelle case di mezzo mondo a farla da
padrone, oltre allo sfarzo di ghirlande e luci sui balconi, alle finestre e per
le strade, c’è immancabilmente il verde abete a mantenere la tradizione e la
caratteristica ricostruzione del presepio a ricordare la nascita del Bambinello
in una fredda grotta di Betlemme 2015 anni or sono. E quest’ultimo, senza ombra
di dubbio, porta il marchio del made in Italy. Ma da quegli sprazzi di luci che
si diramano dall’alberello...non c’è proprio nemmeno un raggio a ricordare la
luminosità della nostra terra?
Procedendo con ordine, nel 1223 in una
campagna di proprietà di un certo Giovanni Velita, nei pressi di Greccio in
provincia di Rieti nel Lazio, San Francesco d’Assisi realizzò per la prima volta
una rappresentazione vivente della Natività per ricreare la mistica atmosfera
della notte Santa a Betlemme...ed anche
quella notte nacque, miracolosamente, un Bambinello che il santo d’Assisi ebbe
la gioia di cullare fra le sue braccia: prendeva il via la cara usanza del
presepio! Ma, guarda caso, non si narra pure che la gente del luogo, per
illuminare l’oscurità delle tenebre, si recasse sul posto con torce e fiaccole
accese?. Ed ora, questo scintillìo di fiammelle nello sfondo degli alberi
circostanti non balza pure al vostro sguardo come un raggio di serafica
italianità che manda ancora la sua significativa luce pure dagli alberelli
natalizi dei nostri giorni?
Intanto da qualche ramo di quello di casa mia
o accanto al presepio, a dispetto del rosso panciuto dalla barba bianca (anch’egli
«raggio di italianità» perché Santa Close deriva, neanche a farlo apposta, da
San Nicolaus) che distribuendo regali a manca e a dritta sembra beffarsi della
«saggia» creduloneria umana, è religiosamente presente ogni anno anche l’arcana
calza della vecchia Befana, a ricordare i doni dei saggi magi, nonché…a spazzar
via ogni festa. Un altro magico raggio di italianità che l’andazzo dei tempi va
progressivamente relegando nella notte dell’oblio o, forse, a intrappolare
nella rete di qualche clan di Halloween. Una volta passati a miglior vita
noialtri anzianotti, infatti, quanto tempo ancora resterà a irradiare la sua
calorosa luce di dolcezza e bontà la nonnina
dei nostri giorni bambini?