ANCHE QUESTA È AMERICA ©
(I racconti di
Giuseppe scritti dal Maestro Cuore)
PER MEZZO $ IN PIÙ
Correvano i tempi in cui nei
cieli del Quebec e di Montreal in particolare spirava aria da grande boom
economico. Dopo l’Esposizione Mondiale del 1967 si giungeva alla
costruzione dei Padiglioni Olimpici nel 1976. Trovavi lavoro quanto ne volevi,
dove volevi e come volevi. Pure i salari
erano abbastanza buoni, solo che “chi più ne ha più ne vuole” e quindi si ha
sempre l’impressione di non percepire mai la giusta ricompensa per il lavoro
prestato. Visto che in quegli anni non mancavano possibilità di assunzioni e di
ingaggio, se non ti piaceva in un posto te ne andavi proprio lì di fronte e
facevi dispetto ai tuoi vecchi datori di lavoro che o non apprezzavano il tuo
comportamento, o non si accontentavano del tuo rendimento o, peggio ancora, pur
lodando le tue ottime doti di operaio, facevano orecchio da mercante in fatto
di conquibus. Insomma, incontravi tante di quelle opportunità di lavoro che gli
uffici del benessere sociale o quelli di cassa integrazione erano tenuti in
piedi dagli sfaticati, dai fannulloni o dai furbacchioni. Poiché a quei tempi,
infatti, si era soliti chiudere un occhio sul lavoro sotto banco, non erano in
pochi quelli che sfruttavano il governo da una parte e fregavano il prossimo
dall’altra.
Giuseppe
era stato assunto da poco in una fabbrica di trapunte e ricami dove per la sua
diligenza e per il suo impegno era stato subito preso a ben volere da tutti,
senza dire che sembrava proprio tagliato per quel mestiere. Dopo neanche
qualche mese, con generale meraviglia, gli era stata affidata una “one inch”:
una di quelle macchine maggiormente cariche di aghi posti a distanza appunto di
un pollice l’uno dall’altro e che richiedevano attenzione e destrezza. Lusingato da tale inatteso privilegio, cominciò a carezzare l’idea di
andare a chiedere un aumento paga. “Tu qui dentro sei ben visto; domandalo
direttamente al manager, perché se passi per il caporeparto hai voglia ad
aspettare!” gli suggerì un amico più anziano di lui. Ma egli preferì seguire la
via gerarchica e si rivolse al suo capo
che entusiasticamente gli promise: “Senza alcun dubbio, amico mio. Oggi
stesso vado a parlarne in direzione!”. Intanto si susseguirono due giovedì di
paga e dell’aumento non si era ancora vista neanche l’ombra. Un po’ timoroso,
un po’ titubante, ritornò dal suo superiore e gli chiese spiegazioni. Questi,
dandosi una manata sulla fronte in atto di autorimprovero, esclamò: “Mannaggia,
come ho fatto a dimenticarmene? Non preoccuparti, metto la tua richiesta in
priorità!”. Ma passata la festa, gabbato lo santo, perché pure sul terzo
assegno la paga era rimasta invariata.
Di
cosa si parla, qui in America, quando si incontrano o si va a far visita ad
amici o parenti? Di salute e subito dopo di lavoro! Di questo si parlò pure
quella sera che Giuseppe e la moglie Angela andarono a trovare una coppia di
amici che avevano avuto una bambina. E parlando di lavoro diede sfogo anche al suo disappunto per l’aumento
richiesto in fabbrica e mai avuto. A quel punto Tony, così si chiamava l’amico,
corrugando la fronte in segno di riflessione e gesticolando con l’indice della
mano destra, sentenziò: “Stammi a sentire. Voglio farti una proposta. Se ti va, ti va;
altrimenti come non detto!”. “Perché non fai come dice lui, Peppino? -disse
Angela dopo aver ascoltato il suggerimento dell’amico- Non ti costa nulla
andare a provare!”. In pratica Tony aveva fatto capire di essere, in seno alla
compagnia per cui lavorava, uno di quelli che possono fare il bello e il brutto
tempo a loro piacimento. Di conseguenza aveva proposto all’amico di fare una
capatina, il sabato seguente, nella fabbrica in cui lavorava così gli avrebbe
fatto vedere il posto che voleva affidargli qualora gli fosse piaciuto.
Giuseppe si convinse, passò di lì il sabato dopo, vide il da farsi e
acconsentì. “Allora, facciamo una cosa. -disse Tony- Lunedì mattina vieni qui,
provi e mi dai una risposta decisiva!”. “Sì, ma dove sto adesso cosa dico?”
domandò Giuseppe. E Tony rispose: “Non preoccuparti, la troveremo una buona
scusa!”. E no, non poteva farsela sfuggire quell’opportunità più unica che
rara: un posto di caporeparto con mezzo dollaro in più all’ora! E così un po’
invogliato dall’amico, un po’ stimolato dagli ottimi vantaggi, accettò e cambiò
padroni.
E
in quell’opificio tessile si trovò bene e vi lavorò per svariati anni. Ma
benché la mossa diplomatica dell’amico l’intuì sin dai primi giorni di lavoro,
né se ne ebbe a male, né gli diede mai a intendere di averla capita. Infatti quel
compito, assai delicato e abbastanza impegnativo, era privo di un addetto già
da alcune settimane e tale responsabilità era caduta tutta di peso sulle spalle
di Tony che aveva trovato in Giuseppe la sua ancora di salvezza. E c’è di più
perchè quel mezzo dollaro in più fatto avere a Giuseppe, forse fruttò pure a
lui un qualche apprezzamento dalla parte padronale: il precedente addetto a
quell’incarico percepiva ben altri cinquanta soldi in più di quelli accordati
al nostro Joe, come avevano cominciato a chiamarlo lì!
E
con i suoi vecchi datori di lavoro come la mise? Quando questi l’interpellarono
per sapere il motivo della sua dipartita rispose: “Beh vedete, dove sto adesso
già mi danno un dollaro in più di quello che mi davate voi!”…esattamente come
gli aveva consigliato il suo mecenate per garantire una sicura chiusura dei
conti. E in effetti,
dall’altro capo del filo, nell’udire ciò, commentarono: “Un dollaro in
più? Se è veramente così, ti suggerisco di restarci. Pensavo che
avessi cambiato per la sciocchezza di qualche semplice soldo!” . E a parlargli così era stato il padrone in persona della fabbrica di trapunte e ricami.
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