lundi 8 juin 2015


ANCHE  QUESTA  È  AMERICA ©

(I racconti di Giuseppe scritti dal Maestro Cuore) 

LA RIVINCITA

      Correvano gli anni ottanta. Un pomeriggio Giuseppe tornava a casa dal lavoro ascoltando,  in macchina, la sua radio del cuore. L’animatrice aveva come suo ospite negli studi radio un rapprentante degli uffici per la tutela dei diritti del lavoratore. La conversazione era interessante e toccava argomenti utili a sapersi, anche se poi più di qualcuno non avrebbe avuto mai bisogno di usufruirne. Lui personalmente, per esempio, non pensava mai di dover ricorrere a un simile ente né tantomeno ai suoi servizi completamente gratuiti “a pord’zo”, come direbbero i francesi di qui. Li prese ugualmente, però, il numero di telefono e l’indirizo dati per radio da quel signore; li annotò e li ripose nel cassetto portaguanti del cruscotto dove teneva altri appunti del genere. Dove lavorava a quei tempi gli avevano dato la responsabilità  del reparto spedizioni. Prendeva una buona paga, la fabbrica andava avanti a gonfie vele, era tenuto in grande considerazione e, quindi, non vedeva proprio un come e un quando si sarebbe potuto trovare nella necessità di dover fare ricorso a quei “santi avvocati” del popolo.

      Passarono suppergiù un paio di anni e il presidente fondatore dell’impresa, dove Giuseppe aveva ormai quasi messo  radici, si ammalò. Cancro maligno, purtroppo, fu l’esito della diagnosi. Sì, proprio quel brutto male che, se ti prende, ti porta immancabilmente dinamzi al Padre Eterno…a scorno sia dei tuoi soldi che della tua importanza! E non ci fu più nulla da fare neanche per lui: anch’egli adesso appartiene al passato e quelli che, ricordandolo, lo chiamano “buon’anima” lo fanno perché fu veramente un brav’uomo, anzi un signore. La sua morte fu come una tempesta in alto mare che, sfortunatamente, portò alla deriva il pur ben veleggiante vascello tessile «di Giuseppe» . Se questo non affondò completamente, fu grazie all’acquisto di esso da parte di altri industriali operanti nello stesso settore. Quel cambio di gestione, però, portò pure una svolta nei modi di pensare, di dire e di fare dell’azienda; detti mutamenti, se per alcuni furono un bene, a molti causarono problemi e grattacapi. Fatidico caso, quest’ultimo, principalmente per coloro che, come il nostro capospedizioniere, si trovavano “in alto loco”; non è forse vero che il toro va preso per le corna? Perché questo e perché quello, come mai di qua e come mai di là, o furono loro a metterselo sul naso o forse fu lui a non saper farsi ben volere…fatto sta che un bel giovedì, allegata alla busta paga, trovò una chiara lettera di licenziamento con effetto quasi immediato: dal lunedì successivo non faceva più parte di quella compagnia! “Non possono slaccarti così su due piedi! Va’ a protestare!” gli suggerì un compagno malvisto anche lui, naturalmente. “Ma no; preferisco andarmi a cercare un lavoro altrove. Ne ho fin sulla cima dei capelli della loro autoritaria arroganza!” ribattè Giuseppe che ormai lì dentro ci stava troppo stretto per poterci restare più a lungo.

      In effetti un altro impiego lo trovò abbastanza presto e senza difficoltà. Nel nuovo posto, intanto, un vecchio volpone del mestiere, con cui Giuseppe aveva fatto amicizia sin dal primo giorno, gli mise la pulce nell’orecchio che avrebbe fatto bene ad andare a reclamare alquanto prima la sua liquidazione nella vecchia fabbrica, altrimenti quelli avrebbero fatto i matti per non andare in guerra. Diede ascolto al nuovo amico e telefonò. “Oh, non preoccuparti, -gli fu risposto- ti manderemo il tutto per le vacanze della costruzione!”. Le vacanze arrivarono e passarono, ma del “tutto” non si era vista neanche l’ombra. Richiamò e si sentì dire: “Ah sì, la tua cecca è sul tavolivo del padrone; appena lui la segna te la mandiamo!”. E una volta e due e tre, finché un giorno ricompose il numero e fece secco: “Se al vostro padrone manca la penna per fir.ma.re l’as.se.gno, adesso glie la porto io una di marca!”. Riattaccò con loro e diede subito un colpo di telefono al famoso numero udito un lontano giorno alla radio italiana. Spiegò il suo caso, gli fu dato un appuntamento e, con la precisione di un orologio svizzero, fu sul posto nel giorno e all’ora stabilita. Venne accolto gentilmente, gli si diede il tempo di esporre le sue cose e, per tutta risposta gli fu suggerito: “Appena hai tutte le prove per dimostrare che hai lavorato in quella ditta per oltre undici anni, portacele e risolveremo il tuo problema!”. “Sì, -soggiunse lui- ma quali prove?”. “Per esempio tutte le slippe paga settimanali!”. Una parola! Dove andarli a prendere, adesso, tutti i tagliandi con le trattenute se, di volta in volta, staccato l’assegno, li gettava via come carta inutile? Fu il contabile che gli faceva la dichiarazione dei redditi che si impegnò a procurargli le ricevute in questione. E così, appena le ebbe in mano, si precipitò subito dove di dovere per un adeguato “risarcimento danni”. L’impiegato d’ufficio diede un colpo d’occhio alle fotocopie da lui portate, riesaminò il dossier e, complimentandosi con lui per la causa quasi già vinta, gli espose tutti i vantaggi di cui avrebbe potuto usufruire. Eccoli esposti in breve: retribuzione corrispondente a due settimane di mancato preavviso; sei per cento della paga annua come congruo vacanze, o liquidazione come sarebbe meglio dire; e, se voleva, poteva anche riprendervi servizio essendo stato messo alla porta senza un giusto motivo.

      Ma Giuseppe conciliò: “Che mi diano soltanto quello che mi spetta. In quanto a ritornare lì…manco morto!”. E fu così che, grazie all’ascolto della nostra radio amica di Montreal, la cfmb, potè arrotondare di parecchi soldini il suo conto in banca…senza aver dovuto sborsare, pertanto, neanche un centesimo.

vendredi 22 mai 2015


ANCHE QUESTA È AMERICA ©              

Prefazione                                                                                                                                                                  

      Chi prima e chi poi, chi più e chi meno, chi bene e chi male l’abbiamo fatta tutti l’America noialtri emigranti. Ci venimmo, infatti, e vi ci siamo pure rimasti. Fare l’America è stato sempre sinonimo di riuscita, di sfondamento, di successo. Noi italiani residenti a Montreal scegliemmo il Canada come paese di adozione e in esso, oltre a trapiantarvi le nostre radici, vi ci abbiamo costruito addirittura un nuovo avvenire. Per molti di noi questo paese è stato realmente un suolo dove fare soldi a palate; per alcuni, purtroppo, si è rivelato come una terra dove le loro speranze sono rimaste pietrificate tra cemento e asfalto.

      Intanto anche questa è America. Pure quella di tanti poveracci che possono solo simulare di averla fatta; in cuor loro, infatti, vanno rimpiangendo di esserci venuti o rammaricandosi di non aver saputo cogliere per tempo questa o quell’altra occasione che avrebbe cambiato da così a così la loro vita o che avrebbe fatto pure di essi della gente fortunata. Dissesti finanziari, dissapori familiari, delusioni sentimentali, progetti non realizzati, sogni rimasti in un cassetto. Vascelli in balia delle onde, corse senza traguardi, vette mai toccate, gare sempre perse. Fatti di gente ordinaria, episodi di uomini dappoco, gesta di persone incapaci o forse ostacolate oppure scavalcate. Vicende di ieri e di oggi, avvenimenti di sempre, cose del semplice quotidiano, segreti spesso repressi, confidenze fatte soltanto a pochi, fatterelli forse di nessuno ma tenuti insieme dal comune subcosciente di tutti.

      Sì, anche questa è America. Pure quella racchiusa nelle storielle di poco conto che andrete leggendo in questi miei racconti non necessariamente autobiografici; è molto più facile, infatti, narrare con una certa verosimiglianza letteraria i fatti degli altri anziché i propri. Come mai, allora, il protagonista della maggior parte di questi porta il nome di Giuseppe? Beh perché, trattandosi generalmente di un povero spiantato, ho preferito dargli il mio nome di battesimo anziché uno dei vostri. Sarete in parecchi, comunque, voi che mi leggete a trovare pure la vostra immagine riflessa in questo modesto specchio di vita emigrante.

Sì, anche questa è America. Pure quella fatta da tanta gente insignificante, ma grazie a cui non pochi sono divenuti grandi. Pure quella fatta da tanta gente senza un nome  e priva di un volto, ma alle cui spalle non sono stati in pochi a mettersi in luce e a divenire illustri. Essere egregio, infatti, vuol dire appunto staccarsi dal gregge, uscire dalla massa…distinguendosi però, naturalmente.

lundi 27 avril 2015


Venti superfantastici spettacoli

«Vent’anni è un sogno che non torna più» recita una vecchia canzone italiana; a proposito di vent’anni e di vecchie canzoni, il 26 aprile 2015 CFMB ha «mandato in onda» la 2oma edizione del suo Superfantastico. Mamma mia quanti anni sono passati senza essercene nemmeno accorti; che bello  quei tanti talenti che abbiamo avuto modo di scoprire durante tutti questi anni; e ci pensate alle belle emozioni che i nostri ragazzi ci vanno ancora facendo rivivere, con il loro andare a spolverare per noi tanti motivi indimenticabili composti anni ed anni fa, prima ancora che essi nascessero? È inutile perdersi in chiacchiere o fantasticare in cerca di parole per ben definire lo spettacolo…è semplicemente SU-PER-FAN-TA-STI-CO! Ed è così superfantastico che, pur avendo già compiuto 20 anni, ha ancora tutta una vita davanti a sé.

      Nick De Vincenzo e Silvana Di Flavio: è questo il binomio promotore che lo ha tenuto a battesimo e continua a mandarlo avanti curandolo nei minimi particolari. Nato quasi timidamente nel 1996 è andato sempre più prendendo quota lungo gli anni, facendo registrare un sempre più crescente interesse comunitario e numero di spettatori. Questi sono solo i primi vent’anni di un dialogo tra diverse generazioni; è addirittura un colloquio tra bisnonni e pronipoti; è da un ventennio che i nostri figli vanno a frugare nelle radici dei loro padri per attingere alla linfa della loro terra di origine, quasi per dissetarsi alla sorgente della musica leggera italiana; è da un ventennio, allora, che la radio italiana di Montreal va educando l’italianità dei nostri giovani attraverso una canzone. In questa simpatica comunicazione intergenerazionale cullata sulle onde delle note, il presente va a tendere la mano al passato quasi a raccoglierne il testimone: la fiducia nel futuro che si nutre della tradizione! Anche a CFMB sono convinti di questo, ragion per cui come stazione radio si impegnano a lavorare seriamente per attirare l’attenzione delle future generazioni; nello specifico di questo contesto Nick e Silvana sono del parere che il Superfantastico è la strada più spedita per farlo; essi sono convinti che mantenere una lingua viva vuol dire mantenere una cultura; ed allora, impegnarsi sia pur minimamente a convogliarla nel domani, questo è veramente stupendo. E che dire del passaggio sul palco delle piccole «lambrette»? Sono proprio queste giovanissime promesse a toccare maggiormente il cuore; sono le loro voci genuine, a volte sorprendentemente calibrate, a toccare il petto e ad imperlare gli occhi. A parte questo mi permetto di dire qualcos’altro di più profondo e lungimirante: mettere il più presto possibile sulla bocca di un ragazzino la parlata dei padri, sia pure mediante il canto, è registrare nella sua mente e mettere nella custodia del suo animo la lingua della terra di origine; ciò premesso deduco che l’odierna quarta lingua, quella di Dante, la più studiata al mondo, potrebbe divenire anche una delle più parlate proprio grazie ad iniziative del genere. I ragazzi in età dell’obbligo scolastico, eccolo il tratto di cielo dove puntare il cannocchiale per il futuro di un’italiano parlato.   

      Alle tante emozioni che una simile manifestazione comporta di per sé, ve ne sono pure delle mie personali che vorrei raccontarvi. Nel 1999 vi ho assistito con particolare interesse in quanto tra i concorrenti figurava una mia alunna di quell’anno che si presentò con «Partirò» del grande Bocelli; nel 2011 vinse l’interprete della canzone «Il silenzio»: alcuni giorni dopo venni a sapere che era una mia compaesana, addirittura nipote di un mio grande amico…naturalmente essa fu ospite d’onore al banchetto annuale della nostra Associazione paesana. Un concorso canoro non è mai fine a sé stesso, anzi per non pochi dei partecipanti si rivela quasi un trampolino di lancio per futuri successi; anche se alcuni  scompariranno nel nulla come stelle vaganti, molti di essi, soprattutto se ben determinati e artisticamente dotati, coltivando questo talento per il canto sfonderanno di certo nel firmamento musicale.  Navigando su fb, per esempio, vedo parecchi di questi giovani italo canadesi che hanno formato gruppi e complessi canori per realizzare i loro sogni nel cassetto costellati di note. Ne volete qualche testimonianza? Ebbene, il «Dolceamare Girl Goup» a breve al Centro Leonardo da Vinci lancerà il suo primo singolo dal titolo «SentiQuestaVoce»; e chi sono le componenti del duo? Nadia Dolce e Alessandra Tropeano…due voci di Superfantastico. Ma ci sono tanti e tanti altri di questi concorrenti  che della musica se ne vanno facendo una ragione di vita, di cui eccovene alcuni: Felicia Tropeano, Andrea Decola David, Rosa Defenza, Liana Carbone e Mike Melino, uno degli addetti alla consol negli studi radio di CFMB; se ne conescete altri aggiungeteli voi stessi perché di sicuro ve ne sono e meritano di essere presi in considerazione tutti quanti.  Di certo sta il fatto che il vincitore del Superfantastico già da alcuni anni partecipa come ospite d’onore a delle manifestazioni canore in Patria: una bella finestra per affacciarsi sul mondo; e chissà che d’ora in poi non potrebbe andare anche a far sosta in qualche tappa del Cantagiro…visto la gradita presenza in giuria dell’illustre Dario Salvatori! Intanto, dulcis in fundo, avete seguito il concorso «La voix» su TVA? È da tempo che, complice la Rai, forse non ci sintonizziamo più tanto spesso sui programmi francesi o inglesi; ultimamente però, c’è stata una piccola eccezione alla regola perché siamo stati in tanti a seguire con particolare interesse il sopracitato show televisivo dove si è messa in luce Angelike Falbo, una nota voce  di Superfantastico. Un tuffo al cuore ad ogni suo passaggio ai turni successivi, una squisita ciliegina sulla torta di questi venti superfantastici spettacoli, una emozionante soddisfazione per Nick e Silvana, per la CFMB e per tutti noi italiani in quanto tra i quattro finalisti di domenica 12 aprile, oltre all’altro talento italocanadese Rosa Laricchiuta, c’è stata  pure la giovanissima Angelike…«una ragazza di Calabria» che ha iniziato la sua avventura artistica grazie alla nostra stazione radio di Montreal. Anche se la nuova voce del Quebec, edizione 2015, consacrata da TVA risponde al nome di Kevin Bazinet, Angelike è stata presente sul palco alla grande come conferma pure il secondo posto conferitole dal voto popolare; sorprendente l’inaspettato supporto datole da Christina Aguilera e molto significativo il complimento fattole dalla sua maestra Isabelle Boulay che ha detto di vedere in lei «la stoffa dei soldati valorosi»!   

Mi permetto di tornare indietro nel tempo per sottolineare che il Rinascimento italiano fu possibile grazie al mecenatismo che favorì il fiorire delle arti e dell’umanesimo. Detto questo vi invito ad alzarvi in piedi per una standing ovation agli odierni mecenati che supportano la cultura in genere e che favoriscono la riuscita dei tanti concorsi e manifestazioni come questo Superfantastico in particolare. Sono ben 16 gli sponsor che quest’anno hanno reso possibile la kermesse, di cui mi limito a citare solo i due più significativi. Non posso far passare sotto silenzio, infatti, la mitica «Pina & Carmelo Sacco Lingerie», da anni ed anni al servizio della nostra gente e delle nostre case, che è stata la prima a credere nello spettacolo ed a sostenerlo sin dalla prima edizione; inoltre è stata sempre presente anche in altre trasmissioni radiofoniche di carattere culturale come, per esempio, il concorso di poesie «E vorrei dire» a cui ho sempre partecipato anch’io. L’altro mecenate che vorrei mettere in evidenza è la «Ditta Saputo», il made in Canada italiano famoso in tutto il mondo, nonché quasi lo sponsor ufficiale della cultura italiana a tutto sesto e ad ogni livello immaginabile e possibile.

Tornando al concetto iniziale di un buon rapporto della tradizione con la fiducia, ci tengo a sottolineare che affidare ai giovani una canzone è come mettere nelle loro mani un patrimonio culturale; ebbene CFMB, la stazione radio internazionale di Montreal, è da ben vari annetti prima della RAI, la radio-televisione italiana, che va lasciando una canzone ai nostri figli nati in terra canadese! Intanto è caduto il sipario pure sulla 20ma edizione del Superfantastico…quella che la storia dirà che è stata vinta da Jessica Abbruzzese. Col sole che è sorto lunedì mattina 27 aprile anche il sogno di questo ventesimo è tornato alla realtà…la stupenda realtà di poter dare inizio ad un altro ventennio di superfantastici spettacoli con CFMB ed i giovani talenti nostrani, sempre più orgogliosi di cantare in italiano!    

jeudi 19 mars 2015


Gente nostra

Ripensando alle mie esperienze di insegnante, spesso mi soffermo a rivivere quei momenti in cui alcuni miei alunni sono stati premiati in concorsi vari a cui io li ho sempre premurosamente invogliati a partecipare. Ce n’è uno in particolare che mi piace raccontarvi anche perché mi da la possibilità di meditare su quanto onesto sudore della nostra gente sono impregnate le pietre e i mattoni di tanti edifici  e costruzioni della grande Montreal.

Non ricordo più in che anno, ma una volta l’Università di Montreal bandì un concorso per giovani studenti multietnici. Il tema da svolgere era «Incontro ai nonni», ed eccovi qui di seguito lo svolgimento dell’allora mio alunno Anthony Franceschini. «Un sabato mattina a scuola si parlava di storia. Il maestro raccontava dei gruppi etnici che venivano a stabilirsi in Canada.  Ad un tratto…ho preso il volo con la fantasia, cosa che mi capita spesso! Mi sono immaginato pure io su di una nave, che si dirigeva verso il Nuovo Mondo, assieme a tutta quella gente che tanti anni fa lasciava l’Italia per venire a vivere in Canada. Stavo camminando sul ponte dell’immenso bastimento quando il capitano dava l’annunzio che in poche ore saremmo giunti ad Halifax. Erano tutti ottimisti quegli italiani sulla nave; tutti volevano cominciare una nuova vita lontani dalla guerra! Quegli emigranti erano sarti, falegnami, barbieri, muratori, ristoratori, calzolai, meccanici…tutta gente che portava usanze e tradizioni nuove da radicare in America! Col tempo si sarebbero comprata una casa e poi, con l’aiuto di Dio, si sarebbero formata una famiglia. Erano queste le speranze di quegli emigranti: una casa dove abitare con la famiglia che è la base di ogni buona società. In questa nuova terra la nostra gente si è andata scambiando abitudini e costumi con altre genti e ha pensato pure all’istruzione all’italiana dei propri figli. Ha praticato la sua fede e ha fatto conoscere la sua cultura. A Montreal, infatti, strade, parchi, edifici, monumenti, interi rioni cittadini parlano italiano. Ecco: nella mia fantasia osservo un quartiere tutto italiano…si chiama Riviere des Prairies; l’odore dei piatti casalinghi, il sapore del buon vino, le liete cene con familiari e amici, le feste patronali. Come sono stati grandi i nostri antenati per creare tutte queste cose in questa terra qui!  «Signor Franceschini, potrebbe stare attento alla lezione invece di pensare a chissà che cosa?». Uops!, mi sono fatto sorprendere a fantasticare. «Allora, dice il maestro, avete capito gli effetti dell’emigrazione italiana nella nostra società canadese?». E ci invoglia a pensare a tutti quegli italiani che si sono distinti nei vari campi delle attività sociali. Non si possono più contare: politici, industriali, commercianti, professionisti, ingegneri, imprenditori e via di seguito. Tutta gente che ha dato una grande importanza al popolo italiano all’estero. Mentre lui parla la mia fantasia riprende di nuovo il volo; ma questa volta mi porta nel futuro e mi fa vedere già grande. Emigrante del terzo millennio sto portando per mano i miei figli. Sto insegnando loro a camminare sui passi dei nonni perché, anche se la strada sembra vecchia, è ancora ricca di avvenire e di futuro. Andare incontro ai nonni, infatti, vuol dire farli continuare a vivere nelle nostre opere e nelle nostre azioni!».

Su 600 e rotti studenti provenienti da ogni dove il Franceschini vinse il primo premio! Come potete bene immaginare partecipai anch’io alla premiazione e mi recai all’università assieme al nonno del mio studente. Riaccompagnandomi a casa dopo la cerimonia mi fece il seguente discorsetto che vi riporto quasi testualmente: «Tu non puoi mai immaginare, mio caro Giuseppe, che soddisfazione e quanta emozione ho provato quest’oggi fra le mura di questa università. Oh no, non puoi mai capire cosa ho provato nel vedere un mio nipote essere premiato proprio in questo padiglione dell’università dove io ho lavorato da giovane…appena arrivato dall’Italia. Avevo solo 19 anni e ne ho portati e ne ho portati di mattoni e di secchi di calce ai mastri con cui lavoravo a quei tempi. E come mi voleva bene il capo cantiere; quasi ogni fine settimana mi regalava un cartone di sigarette!». Ed io da quel giorno là ricordandomi di quelle parole, dovunque vado e dovunque poso il mio sguardo, mi domado se le strutture che vedo intorno a me non siano anch’esse, tutte quante frutto dell’onesto lavoro di questa lodevole gente nostra che mi onoro di andare descrivendo di tanto in tanto con questa mia penna per l’italianità; rifletteteci anche voi andando in giro per Montreal: la nostra già bella città vi diventerà ancora più bella, la sua gente sempre più accogliente e la nostra stessa italianità vi apparirà più limpida e trasparente…perché ci siamo anche noi ad averla resa e a renderla tale ancora adesso!

jeudi 5 mars 2015


Un profumo di giglio

Finalmente San Remo si è rimesso sulla strada giusta e pure i fiori sono tornati a far capolino tra le note dell’Ariston. Non sono stati presenti alla grande, ma solo il giusto necessario sia per profumare l’atmosfera e sia per omaggiare le presenze femminili che hanno calcato il palco proprio nella settimana di San Valentino. Tra i tanti fiori della Riviera ligure quest’anno non è mancato nemmeno l’odore virtuale del giglio, sia fiorentino e sia nostrano…della Bella Provincia. Intanto ci ha pensato Carlo Conti a rimettere «il carrozzone» in carreggiata e ad inondare il tempio sacro della musica leggera italiana di quell’armonia degna di un tanto evento; e l’assenza, o quasi, di critiche negative nei suoi confronti ne sono la prova del nove!
Come lui stesso ha detto questo è stato il festival «macedonia»: una coppa di squisiti frutti…degni talenti di ogni livello e di ogni firmamento artistico e socio-culturale; una macedonia di ospiti d’onore che hanno arricchito le cinque serate senza minimamente far scivolare la musica in secondo piano; anzi tutti indistintamente hanno riportato alla mente vecchie canzoni del festival a loro più care e particolarmente significative; ed abbiamo vissuto, tra l’altro, momenti di emozione con Sammy Basso ed abbiamo iniziato pure ad inseguire il sogno dei mondiali con Antonio Conte. Oltre agli importanti e ben graditi ospiti stanieri, non sono mancate le eccellenze nostrane, altrimenti che festival italiano sarebbe stato? Ed anche qui il profumo del giglio ha pervaso l’etere alla grande; mi limito solo a dire che Panariello mi ha, e vi avrà certamente stupito nel castigare ridendo, su falsariga benigniana, un qualche ben dilagante malcostume di palazzo; cosa fatta, con brillante ironia, anche dal partenopeo Siani. Nek, di questa 65ma kermesse della canzone italiana, ha detto che è stato il festival della gente, ed io aggiungo che è stato addirittura il festival della gente brava ed onesta, di quella attaccata ai sani principi morali e ai giusti valori della vita. Chi avrebbe mai potuto immaginare che Carlo Conti portasse sul palco Concetta e Bartolomeo Manenti, che 65 anni fa coronavano il loro sogno d’amore entusiasmati, forse, anche dal «grazie dei fiori» di Nilla Pizzi? Il palco di San Remo quest’anno è stato testimone pure di quell’Amore con la A maiuscola che, una volta nato, cresce e non muore mai! Che coppia stupenda ed encomiabile i coniugi Rita ed Aurelio Anania: genitori di ben 13 figli sono la famiglia più numerosa dello Stivale; una famiglia staordinariamente normale; un amore, il loro, accompagnato fors’anche dalle canzoni del festival, ma soprattutto consacrato al dono della vita in nome del Signore! Un festival, detto per inciso, addirittura di una familiarità che il noto conduttore ha saputo mettere come sottofondo in ogni momento dello spettacolo; senza dimenticare il suo volo nello spazio per un abbraccio con Samanta Cristoforetti.Gustosa coppa di macedonia pure la musica che da San Remo ha echeggiato sui teleschermi di tutto il mondo: musica varia per ogni gusto e per ogni orecchio, musica di qualità veramente ad hoc che ha visto “il volo” ripartire in quarta; intanto, che vincessero i tre tenorini più di qualcuno l’aveva già dato per scontato sin dalla notifica dei venti big in gara. Ragion per cui, forse, il vincitore morale è stato Nek, che non ha visto il suo amore farsi avanti sino in cima perché frenato appunto da quello grande dei vincitori; secondo posto da vera emozione, comunque, tenendo presente lo choc procuratogli in precedenza dal computer che lo classificava sorprendentemente al nono posto: ingrediente da macedonia anche questo tra suspense, sorprese e delusioni. Intanto che dire di Giovanni Caccamo? È stato il mattatore delle giovani proposte: oltre a classificarsi al primo posto, ha fatto man bassa anche degli altri premi in palio, oltre ad essere pure coautore di «Adesso e qui» portata al terzo posto da Malika Ayane.   La musica di San Remo è stata dunque di buona qualità; ma hanno vinto veramente le canzoni più belle? No comment, ma ai posteri l’ardua sentenza…e forse è meglio! E quelle piombate nella zona rossa, meritavano per davvero quell’inferno dantesco? No comment neanche qui, ma qualcosa mi permetto di dirla. Non sono mai stato un fan di Anna Tatangelo, ma vederla precipitare tanto in basso sin dalla prima sera…mi è veramente dispiaciuto. Dispiacere per dispiacere, ho un altro amaro in bocca che forse più di qualcuno qui nel Quebec condividerà con me; speravo che la “voce” della fleur de lys avrebbe toccato molto di più i cuori dei cutugnani patiti di esterofilia cronica, ma forse stavolta hanno cambiato parere; anche la nostra Lara Fabian si è trovata, infatti, nella zona rossa sin dalla prima sera…non sarà forse che chi non accetta non merita? Fortunatamente per lei, qui da noi un posticino ben meritato ce l’ha nella hit parade curata da Nick De Vincenzo sulle onde della nostra 1280. Secondo me, la riuscita di un qualsiasi concorso dipende in massima parte anche da chi giudica; prima di farlo dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza per saper guardare anche…oltre la punta del proprio naso!
Vincitori e vinti a parte, San Remo quest’anno è stato addirittura «positivivissimo», stando a quanto detto dalla valletta spagnola. Con lei anche la coconduzione ha avuto uno squisito tocco da macedonia; Rocio, Arisa ed Emma, i tre gioielli dell’uomo nero della televisione hanno saputo dare spettacolo, oltre a farsi guardare per la bellezza, apprezzare per la bravura ed ammirare per la semplicità…quasi le beneamate ragazze della porta accanto; ragazze della porta accanto che nell’ultima serata hanno addirittura portato il festival a "un passo dal cielo" nei ringraziamenti personali fatti a Carlo Conti che le ha volute accanto a lui per impreziosire le cinque magiche serate festivalieri. Povera Emma nell’occhio del ciclone dei rituali gossippaioli del bicchiere mezzo vuoto: non potendo prendere il toro per le corna, sono andati a cercare il pelo nell’uovo; Emma, complimenti per essertene infischiata e per aver preso la cosa con filosofia, facendo notare di essere una cantante e non una modella…in senso di solidarietà nei tuoi confronti, mi accingo a raccontare quanto segue. Nel 1958 molti di voi che mi leggete non c’eravate; personalmente c’ero, ero già un giovanotto e leggevo pure i giornali. Sapete cosa riportavano sulle prime pagine l’indomani del trionfo di Domenico Modugno con «Nel blu dipinto di blu»? Qualcuno definiva la canzone «un canto da carrettiere» e qualche altro sentenziava che sarebbe stato meglio che «i cantanti facciano i cantanti e i compositori facciano i compositori e basta»; poveretti, non potevano mai immaginare che Mister Volare sarebbe divenuto il capostipite di quella gloriosa schiera di cantautori che va sempre più arricchendo ed aggiornando la musica leggera italiana; musica leggera italiana che quest’anno a San Remo tutti hanno amato e tutti hanno cantato…finalmente! Poiché non tutti i mali vengono per nuocere sono convinto che è proprio in virtù di questi onnipresenti imprenditori di critiche demolitrici che, pur cambiando e rinnovandosi, San Remo è sempre San Remo? Intanto, come ben dice Gabriele Cirilli, “Viva Carlo Conti!” ed il suo grande festival.     

mardi 17 février 2015


Gente nostra

Ivana Bombardieri: ed è subito italianità a 361 gradi…36o di merito ed uno con lode! Entrata giovanissima negli studi della CFMB, è ormai da anni che accompagna fedelmente il nostro cammino in terra emigrante; è ormai da tempo che la sua calda voce risuona gradita nelle nostre case; è ormai da sempre che, assieme ai suoi colleghi di ieri e di oggi, fa invisibilmente parte della nostra famiglia; ed è sempre rimasta qui tra noi, nonostante qualche vantaggiosa proposta fattale, a suo tempo, da una emittente radio in Patria. 

Mente aperta sullo scenario mondiale, la sua programmazione continua a spaziare a tutto sesto attraverso il globo per trattare argomenti e problematiche comunitarie, locali, italiane, nazionali e internazionali. Culturalmente ben preparata arricchisce le sue rubriche con linee aperte ed interviste varie; ed ecco che, con la stessa professionalità e competenza, è all’altezza di sostenere utili ed istruttive conversazioni con persone di ogni ceto sociale e gente di varia cultura: dall’uomo del popolo a quello intellettuale; dal piccolo imprenditore al grande industriale; dal giovane studente all’uomo di scienza, da non dimenticare a tal proposito le sue familiari chiacchierate con tanti e tanti cervelli in fuga dall’Italia; dall’oscuro commediografo locale alla mitica Sofia Loren; dagli emozionati vincitori di Superfantastico agli affermati big della musica leggera e classica italiana, nazionale e mondiale.

Giornalista attenta ed emigrante convinta, le sue animazioni radiofoniche non possono non essere motivate da nostalgico sentimento Patrio: sembra che l’Italia sia lì, assieme a lei, davanti al suo microfono! In questo contesto  non tralascia nulla pur di mantenerci in contatto con la Madre Patria; non perde nessuna occasione per tenerci aggiornati su ciò che accade nel nostro Bel Paese; musica, arte, cultura, folclore, moda, politica, cronaca rosa o nera che sia, economia, eventi sociali e fenomeni naturali…attraverso la sua voce, da lì a qui, arrivano quasi in tempo reale. La sua dedizione per la nostra gente è il fiore all’occhiello della sua brillante carriera di presentatrice. Padrona e ben sicura sul da farsi, si muove con spigliata maestria anche in occasioni del tutto speciali: oltre a coordinatrice di manifestazioni socio comunitarie di stampo italiano qui a Montreal è stata anche, non ricordo in quale anno, inviata speciale di CFMB al festival di San Remo. Cose, tutte queste, che hanno contribuito non poco a renderla giorno dopo giorno sempre più simpatica e benvoluta dalla nostra comunità e non solo: così facendo è entrata spontaneamente sia nel cuore della gente da storie di tutti i giorni, sia nella stima della gente di spicco. Personalmente mi fa piacere sottolineare che, allorché iniziai seriamente questa mia attività letteraria, i suoi consigli e i suoi apprezzamenti mi incoraggiarono alquanto a continuare e a migliorare… e di questo la ringrazio di cuore; come le sono pure alquanto riconoscente per avermi dato l’oppportunità di coanimare, negli studi radio, un «buon pomeriggio» assieme a lei. 

Purezza linguistica e proprietà di linguaggio sono due prerogative che hanno sempre contraddistinto la nostra radio internazionale di Montreal; e di questa impeccabile parlata italiana Ivana  ne è una rappresentante storica sulle onde della CFMB; e questo non sono né io a dirlo e nemmeno voi che mi state leggendo; lo hanno fatto notare a più riprese tante personalità italiane di passaggio qui a Montreal e da lei intervistate. Una volta, parlando con Vittorio Giordano in uno dei loro giri d’orizzonte, ebbe a dire che una delle doti di cui è particolarmente soddisfatta e che non cambierebbe mai è la voce…e ne ha ben ragione perché per noi radio ascoltatori questa sua qualità è divenuta quasi un’istituzione. Molto tempo prima, intanto, non mi venne in mente di dedicarle un acrostico e di intitolarlo appunto, guarda caso, «La tua voce»? Che ci crediate o no, nel testo originale un endecasillabo recitava: «una voce che è tutta simpatia»; solo qualche settimana dopo , però, cominciò ad andare in onda un omaggio cantato e dedicato proprio a lei  dove tra l’altro si dice: «una voce che è simpatia»; sia per orgoglio personale e sia per non essere accusato di plagio mi premurai di apportare le dovute modifiche al testo che vi vado a presentare così com’è ora.    

LA TUA VOCE    

In queste terre estere hai sempre dato

Vanto e risalto alla nostra cultura.

Affermandoti come animatrice

Nella stazione radio CFMB,

Anche i nostri valori ancestrali hai

     Brillantemente saputo onorare…

     Oltre alla tua solerte dedizione

     Messa al servizio del nostro retaggio,

     Ben conscia della sua maestosità.

     Alquanto intelligenti, i tuoi interventi

     Radiofonici interessano ed informano

     Donando a te l’affetto di chi ascolta.

     Intanto la tua voce inconfondibile

     Esalta il nostro idioma, ed al contempo

     Riscalda tante case e focolari

     Illuminandoli di Patrio ardore!

Ivana Bombardieri, autrice radiofonioca e televisiva, già insignita nel 2004 dell’onorificenza di Croce di Cavaliere della Repubblica Italiana, il 30 gennaio scorso è stata nominata dalla CIBPA «personalità dell’anno 2014», un riconoscimento che onora al contempo pure la cultura italiana, quella con la C maiuscola, in terra canadese. A questo pensiero, che le ho voluto regalare nel giorno del suo compleanno, vorrei aggiungere un augurio; quello che possa vedere esaudito il suo desiderio di intervistare papa Francesco; e con un papa così alla mano qual’è papa Bergoglio…chissà che non possa veramente realizzare, in un domani non lontano, questo suo sogno nel cassetto sulle onde della CFMB, la nostra stazione radio del cuore, come lei giustamente la chiama!  

mercredi 4 février 2015


Gente nostra

Sabato 31 dicembre 2015, fumata bianca a Montecitorio: il dodicesimo presidente della Repubblica italiana è stato eletto al quarto scrutinio, con un suffragio di ben 665 voti, nella persona di Sergio Mattarella! L’Italia ha un fremito di gioia inaspettata e tutta la penisola viene pervasa da una inattesa ventata di soddisfazione…al pari di quando, alcuni anni fa, in Piazza San Pietro papa Bergoglio dava il suo saluto di «buona sera» al mondo intero. «Il mio pensiero va alle difficoltà e alle speranze degli italiani», queste le scultoree e significative parole con cui ha salutato il suo popolo, la nostra Italia e i suoi cittadini in Patria e all’estero. Il «buona sera» di Francesco I allargava gli orizzonti alle speranze del mondo cattolico, il saluto del dodicesimo presidente della Repubblica ha illuminato di giustizia gli ideali del nostro Paese.

Dopo le dimissioni di Napolitano, il Quirinale ha il suo nuovo inquilino che non ha nemmeno molta strada da fare per il trasloco; abita nella Foresteria della Consulta, proprio a due passi dalla sede presidenziale. Come tanti, mi sono ricordato solo in questi giorni del suo passato politico; non so perché ma mi è capitato di fare un raffronto tra lui e Di Pietro. Due cammini opposti da cui quest’ultimo ne è uscito un pò penalizzato; l’indegerrimo creatore di mani pulite, abbandonando la toga, mise le sue nella pasta politica, fors’anche nell’alto intento di darle un corretto utilizzo; vedendolo ora nella notte dell’oblio, mi chiedo se, restando nelle aule giuridiche, non avesse avuto pure lui l’opportunità di salire il colle più prestigioso d’Italia. Con processo inverso, Sergio Mattarella un pò di anni fa abbandona la politica e veste la toga di giudice…coprendo forse con essa quelle ferite al cuore procurategli dal crimine organizzato: cambio di rotta che oggi l’ha degnamente onorato.

Come tanti anch’io mi sono chiesto chi fosse, politicamente parlando, Sergio Mattarella e, dopo quello che si è detto, adesso lo so e lo dico anche a voi. Figlio d’arte la sua carriera lo vede ricoprire la carica di ministro: dei Rapporti con il Parlamento, della Pubblica Istruzione, della Difesa, nonché di vice presidente del Consiglio…per poi dedicarsi alla giustizia. E in quanto a fede politica su quali fronti ha militato? Come a me, penso sia bastato pure a tanti di voi rispolverare il libro della memoria per ripercorrerne i passi che lo hanno portato a militare con diverse forze politiche: Democrazia Cristiana prima ed in seguito Partito Popolare Italiano e poi Ulivo e Margherita; dei ripensamenti di fede convergenti su diversi orizzonti, a quanto sembra. Banderuola al vento questo suo percorso politico oppure: pura integrità morale, coerenza nei suoi principi, forte volontà di soddisfare le necessità dei cittadini e i veri bisogni del Paese? Nella mia ingenua veduta delle cose, mi permetto di dire che tale cambiamento di colori altro non è che la determinazione di una mente di chiare vedute sociali, nonché di un intuito secondo cui, se non raccogli buoni frutti in un determinato terreno, vai a seminare altrove.Di certo rimane il fatto che l’Italia tutta ne ha salutato la sua nomina con emozionato entusiasmo: il suo sorriso sofferto, il suo sguardo sincero, il suo volto cordialmente severo hanno già comunicato: speranze al buon cittadino, timori alla gente corrotta, paura nei cuori della malavita. La carta vincente di Matteo Renzi, lungi dall’essere un’astuzia macchiavellica, la vedo come il suo asso nella manica per dare al Paese il suo giusto presidente; e su questo si sono trovate d’accordo tutte le forze politiche: di destra, di sinistra, di centro e di ogni dove. Nonostante questa unanimità di opinioni, il teatrino politico continuerà imperturbabile il suo corso sin da domani perché the show must go on!

Intanto sarà Sergio Mattarella a dirigere, d’ora in poi, i fili delle illustri marionette parlamentari; colui che, dal momentaneo silenzio della consulta, è uscito fuori come il presidente ideale della nazione; l’uomo retto che ha già allargato l’orizzonte delle speranze a tanti suoi concittadini; la persona incorrotta che, emozionando i giusti, avrà causato turbamento nell’animo del crimine organizzato; il cattolico che chiede alle suore di pregare per lui «affinché sia strumento di aiuto per il paese»: ci sarà di certo un abbraccio con papa Francesco che, tra i primi a congratularsi per la sua nomina, ha benedetto l’Italia e il suo neo-eletto presidente; il primo presidente siciliano, l’arbitro imparziale che, promettendo di «ricucire gli strappi della nazione per guardare oltre», mi ha fatto pensare a Pertini allorché disse: «Vorrebbero che fossimo chiechi e sordi; ma per fortuna ci vediamo e ci sentiamo ancora molto bene». Eccolo il nostro nuovo presidente in carne ed ossa a cui sono arrivati pensieri di felicitazione da ogni parte del mondo; in questo contesto vorrei ricordare una raccomandazione fattagli da un suo corregionale intervistato per Porta a Porta: «Sergio, nun farti futti!». E sono certo che non se la farà fare, anche a costo di sfidare il destino…quel destino che ha reso martiri Falcone, Borsellino, il suo stesso fratello Piersanti  e tanti altri eroi, solo perché tutori dell’ordine pubblico. Mio caro presidente, da cittadino fuori Patria mi permetto di dedicarti un acrostico con l’applauso di tutti gli emigranti sparsi nel mondo per cui tu hai avuto un pensiero nel tuo discorso di insediamento.

Luce nuova     

Sei stato eletto quasi all’improvviso

E tutti hanno esultato, anche se pochi

Realmente sapevano chi tu fossi.

Giudice della Consulta sei stato,

In questi ultimi anni, dopo aver dato

Onore alla Patria su ben tre seggi

Ministeriali, e pur da vice premier;

Assai saggia, la tua scelta ha trovato

Totale unione, o quasi, in Parlamento.

Toccato un giorno da inaudito fato,

Avrai messo in agenda, forse, come

Rinsavire il crimine organizzato,

E dare alla tua gente un pò di pace.

Luce nuova pervade ora l’Italia,

La stessa che ci fa inviare anche il grande

Applauso nostro, di italiani all’estero!