L A C O V I D I A N I T À
Se il meditare sul covid è stato utile,
perché non riprenderlo in
considerazione?
In interrogativa covidianità agosto
2020
Una delle tante cose che ci chiediamo in questo periodo di pandemia è
questa: «Cosa ricorderanno i nostri figli, una volta grandi, di questo
scombussolamento covidiano?».
Vi rispondo subito con un’altra domanda: «Cosa ricordiamo noi, attuali
nonnini, di quei catastrofici scombussolamenti causati dalle due guerre
mondiali?». Di bombardamenti e di coprifuoco non ricordo niente anche perché,
forse, vivevo in un piccolo paesino di provincia; ma di soldati, soprattutto
americani, me ne ricordo eccome ed anche molto bene. Mio zio era proprietario
di un mulino ad acqua e quindi si affacciavano spesso da quelle parti per
scroccare qualche pranzo. Personalmente ricordo che, quando sentivo il motore
delle loro jeep, subito scappavo ai bordi della strada e loro mi gettavano
scatolette di corn-beef o blocchetti di cioccolata; e ricordo pure che
all’asilo infantile ci davano la «farinallatte» bianca e appiccicosa alle
labbra: tutto sommato…quasi dei cari ricordi! Noi, piccoli di allora, la guerra
non l’abbiamo vissuta direttamente sulla nostra pelle, ma le conseguenze di
quelle «nuove abitudini», da essa provocate e a cui dovevamo adattarci, ci
hanno spinto sin qui in quest’America lontana: in un Nuovo Mondo!
Ed allora oggigiorno,
in questa nuova covidiana realtà, cosa stanno vivendo i nostri figli? Di cosa ci sentono continuamente parlottare? Immagino che
quest’obbligatorio uso della mascherina sarà di certo il ricordo più simpatico
e caratteristico che si porteranno dietro con più affetto e nostalgia. Ricordo
che quand’ero piccolo io, appena entrati in classe, i maestri come prima cosa
ispezionavano le nostre mani e soprattutto le unghie per accertarsi che fossero
pulite. E ricordo pure che nei luoghi pubblici e nelle strade passavano
sistematicamente degli impiegati comunali per una disinfettazione a base del
famoso DDT (diclorodifeniltricloroetano), popolarmente detto «u flit». E voi
volete che i nostri figli non si ricordino di questo accurato lavarsi spesso le
mani e di questa scrupolosa pratica dell’igiene personale? E scommetto che
anch’essi tutte queste cose, che oggi
vivono con gli occhi dell’innocenza, domani, forse, le rivedranno come in un
alone di nostalgico sogno! Naturalmente nel nastro della loro memoria
resteranno pure le tante «chiacchiere» dette e ridette, scritte e riscritte,
lette e rilette virtualmente on line o sentite attraverso radio, televisione ed
altri mezzi moderni di comunicazione…chiacchiere dei soliti sapientoni di
occasione che, anziché allontanare il contagio, diffondono panico e confusione.
Tanto per non andare troppo per le lunghe, un’ultima domanda me la faccio io
personalmente che mi chiedo cosa penseranno i nostri figli, una volta grandi,
degli abituali litigi e polemiche tra virologi e politici ed anche tra virologi
e virologi nonché tra politici e politici per cercare di dare una giusta
soluzione a questo benedetto covid 19. Non sarà che, soffocati da tanto fumo e
niente arrosto, non se ne vadano a cercar fortuna sulla luna o su di un altro
pianeta?
Appena spuntato, il coronavirus dall’est, tutto il globo si è dato la
mano per un esemplare girotondo di pace e di benessere; ma già sembra che
ognuno abbia dimenticato questo saggio proposito e che, anche in tema di
pandemia «passata la festa, gabbato lo santo». Ah scusate, visto che sto
parlando dei nostri figli, c’è ancora un altro interrogativo che mi pongo.
Possibile che non si trovi un giusto compromesso e non si opti per un comune accordo almeno per questo
già iniziato rientro a scuola, facendo in modo che almeno una volta
l’opposizione non intralci il partito al potere? È mai possibile che col virus
ancora in giro, e quindi ancora a tu per tu con la morte in faccia, non si
sappia prendere una decisione giusta ed unanime nemmeno quando sono in
gioco gli albori stessi della vita?
Riuscirà, qualche
sciagura naturale o qualche sventura umana, a rendere l’uomo più buono? Non
penso perché, se così fosse, ci sarebbe riuscita a farlo la peste di Atene che,
guarda caso, spazzò via, con buona parte della sua famiglia, anche il grande
Pericle, colui che aveva portato all’apogeo la Grecia del quinto secolo avanti
Cristo. Penso che l’uomo resterà in eterno o figlio di Caino o figlio di
Abele…che piova o che splenda il sole; per diventare buono dovrebbe «sapersi»
fare un buon esame di coscienza!
In
lavorativa covidianità settembre 2020
Scongiuri di rito ed amuleti di
buona fortuna alla mano onde evitare un’eventuale seconda ondata del covid 19,
sembra quasi che le lancette dell’orologio stiano pian pianino riprendendo il
loro quotidiano ticchettìo intorno al mondo. Intanto bene o male già ci siamo
quasi adattati a quelle nuove modalità di vita che il virus ci va imponendo; ed
infatti sono già parecchie le nuove normalità a cui ci stiamo assuefacendo per
camminare sottobraccio alla covidianità.
Naturalmente
uno scossone di vasta portata lo sta subendo di certo il settore lavorativo:
manuale, di concetto o digitale che sia, le fabbriche ancora non si riprendono,
il mondo dello spettacolo è ridotto al minimo e in tutti gli altri settori o ci
si arrangia o si arranga. Comunque in nessun posto di lavoro il buon giorno del
mattino, il saluto della chiusura, le pause caffè o la sosta pranzo sono come
quelli, lieti e spensierati, dell’anti covid. Si fa di tutto per rimettersi in
sesto, ma l’umore collaborativo e il contatto fisico di una volta sembrano
quasi essere stati messi sotto gamba dal lavoro a distanza. Si lavora per la
stessa impresa, ma non ci si può guardare in faccia, non ci si può scambiare
sguardi di complice sostegno né, tantomeno, sentirsi uniti dalla soddisfazione
di collaborare tutti insieme lì, presenti in loco. In poche parole va sempre
più prendendo piede il telelavoro, che prima della pandemia era appannaggio di
pochi eletti privilegiati. Ma quello che è più preoccupante è come gestire in
sanitaria sicurezza quei lavori prettamente manuali che, magari, richiedono
anche una collaborazione gomito a gomito. Il virus si è già messo alle spalle
la prima metà di questo sconcertante 2020 e intanto l’uomo si chiede ancora che
ne sarà del nostro immediato domani ed anche di quello più lontano: che scia
lascerà nel futuro questo drammatico presente? C’è all’ordine del giorno una
nuova normalità, una diversa maniera di agire a cui adattarsi per poter sopravvivere:
saprà, l’uomo, travare la giusta via per continuare il cammino? È preparato ad
affrontare questo differente modus vivendi?
Ma
vogliamo ritornare per un momento indietro nel tempo? Anche in passato ci sono
stati dei momenti che ci hanno dato delle preoccupazioni economiche. Ricordo,
negli anni 70, lo sbarco in fabbriche ed aziende di robot e mezzi
computerizzati: erano macchinari che potevano rimpiazzare la manodopera di più
lavoratori e, quindi, avevano la capacità di aumentare gli introiti diminuendo
le paghe e di mettere, di conseguenza, gente sul lastrico! E quale gente finiva
sul lastrico? Le vecchie manovalanze che, sebbene esperte e competenti, non
erano pertanto in grado di familiarizzare con i nuovi congegni della tecnica
moderna. Intanto, col tempo, quegli allarmi di allora si sono andati man mano
attutendo ed ognuno si è automaticamente assuefatto a quel nuovo fare che,
ormai oggi giorno, è anch’esso invecchiato. In quel frangente ebbi a scrivere
in qualche mio componimento che, forse, l’uomo «per suo danno il suo progresso
impasta» ed in un altro punto che «avvantaggiando il futuro dell’umanità,
spesso il progresso rovina il presente dell’uomo». Cabala o non cabala, corsi e
ricorsi storici che dir si voglia, mi sembra che si tenta spesso di assestare
l’economia mondiale favorendo le fulve chiome giovanili e quelle dorate delle
genti mature a scapito di quelle argentate della canizie senile. Non è giunta
anche al vostro orecchio la teoria del ringiovanimento della specie umana per
ristabilire un giusto equilibrio nell’economia sociale? A tale proposito un bel
bravo a te, uomo: quanto sei grande! Dopo essere riuscito a creare la vita in
vitro, adesso vai anche rimproverando Iddio per aver messo troppa gente sulla
faccia della terra!