Covid 19: una lezione di vita
Seguendo la
filosofia del pensare positivo mi faccio un onore di adattarmi alla teoria del
bicchiere mezzo pieno, nonostante tutta questa pandemia che sembra essere
ancora l’ago della bilancia della nostra quotidianità. Ciò premesso penso che
sia cosa buona e giusta vivere la cividianità non come un castigo divino, bensì
come un insegnamento che ha voluto impartirci il Signore attraverso l’ancora attuale esperienza del covid 19. Ed
allora, vediamo un po’ quali utili riflessioni fare per immettere su di un
vantaggioso cammino pure i passi che sta dando l’umanità in questo momento
alquanto buio della sua storia.
Sono quasi
due anni che stiamo lottando contro un tanto invisibile quanto letale nemico ed
è opportuno chiedersi pure cosa abbiamo imparato da questa involontaria
convivenza con il sopraggiunto diversamente amico virus. Cosa pensammo di
quest’essere abietto appena cominciò a serpeggiare tra noi e venne a posare la
sua mano velenosa sulle nostre spalle? Un improvviso esame di coscienza ci
portò a riflettere che la giustizia divina volesse punire il nostro orgoglio ed
il nostro comportamento sfrontato e privo di ogni umano ritegno. Siamo semplici
esseri umani, infatti, e non creature sovrumane: il nostro raggio di azione,
quindi è limitato alle zolle terrestri e circoscritto nello spazio della sua
atmosfera; noi intanto abbiamo oltrepassato i recinti dei nostri poteri
erogandoci finanche l’ardire di creare la vita in vitro, di solcare lo spazio e
scrutarne i suoi meandri ed i suoi segreti.
Un lodevole
riflessivo ragionamento ci consigliò un indispensabile ritorno alla moderazione
e alla parsimonia; ad accontentarci dell’utile e del mero necessario per
rispettare anche la libertà del nostro prossimo e non appropriarsi
indebitamente di ciò che va fraternamente condiviso con amore ed uguaglianza,
senza rompere l’equilibrio di una umana convivenza. Questi ed altri ancora
furono i proponimenti che ci impegnammo a rispettare in tutta coscienza
allorché il coronavirus venne a scuotere il nostro cuore di peccatori: un
afflato di contrizione e di bontà ci sconsigliò ogni agire sconsiderato; ci
invogliò a dare una mano ai più bisognosi; ci chiese di essere più rispettosi
della natura e del creato; e noi ci proponemmo di diventare più buoni perché,
sotto il colpo improvviso, avevamo rivolto lo sguardo alla saggezza e alla
rettitudine.
Ma, in
conclusione, cosa abbiamo imparato da questa lezione di vita? Sfortunatamente
troppo poco! Infatti alle soglie di una probabile quarta ondata di pandemia non
ci siamo ancora resi conto di trovarci inginocchiati al confessionale come
l’incallito lupo della favola.
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