Corsi e ricorsi storici
Ma si può sapere cosa sta passando per la testa della gente in questo periodo di covidianità? Sembra che siamo giunti ad un punto in cui ognuno va dando numeri a modo suo, senza che nessuno si preoccupa di dare un giusto valore alle conseguenze delle sue asserzioni. Se ben ricordo, ad inizio pandemia i morti si contavano a migliaia: negli ospedali bisognava scegliere chi far morire e chi salvare, e le salme dei defunti non trovavano più posto nei cimiteri. Fortunatamente la ricerca medica trovò in tempi da record un rimedio al male e con dei vaccini più o meno validi va ancora prodigandosi a portare il genere umano fuori pericolo. Eppure proprio questo benedetto «ago salvifico» si vede ora il dito puntato contro e messo alla berlina: tanti i pro ed altrettanti i contro nei suoi confronti, e vari luminari della medicina, suoi sostenitori, si vedono addirittura minacciati di morte solo perché favorevoli a queste benefiche punture che -anche ammesso che abbiano un effetto temporaneo- hanno comunque ridotto al minimo i casi di contagio e quasi azzerato i rischi di morte.
Ed allora mi permetto di dire pure io la
mia in questa ventilazione di pensieri e di idee personali. Premetto che 2000 e
rotti anni fa ebbe luogo a Gerusalemme il fatidico processo, unico nella storia
dell’umanità, che sentenziò la condanna alla morte in croce di Gesù, il figlio
di Dio fatto uomo! Quale, intanto, il reato da Lui commesso? Ufficialmente
essersi proclamato re; ma ufficiosamente perché aveva predicato bene e
giustizia, pace ed amore: valori troppo scomodi in un mondo dove ciò che conta
sono gli interessi personali, non importa se per raggiungerli bisogna mettere
il prossimo sotto i piedi. Detto questo cercherò di dare una spiegazione a
suddetti avvenimenti, inquadrandoli nella veduta filosofica del nostro
Giambattista Vico, assertore dei corsi e ricorsi storici. A quel corso storico
che ha lasciato testimonianza del più clamoroso processo della storia
dell’uomo, sta facendo riscontro, nella presente pandemia, un ideologico
ricorso storico: ancora una volta la mentalità della gente si vede spaccata in
due, quella del pro e quella del contro. Come ben sappiamo alla nascita del
Cristo il tempo si fermò e il conteggio degli anni riprese da quelli ante e da
quelli post Cristum; 2021 anni dopo il tempo sembra essersi paralizzato di
nuovo e, in un non lontano futuro, ci si riferirà di certo ad un prima e ad un
dopo covid19.
Può sembrare paradossale, ma anche questi
giorni bui di pandemia possono essere inseriti nel pensiero filosofico dei
corsi e ricorsi storici del nostro grande Vico. Eccovi quel che ho letto su
intertnet: «Ciò che si presenta di nuovo nella storia è solo paragonabile per
analogia a ciò che si è già manifestato.
Proviamo ad applicare questo concetto ai nostri giorni scanditi dal numero dei
contagiati da coronavirus; dinamiche già vissute in un passato recente e che
ripropongono la scarsa preparazione e incapacità di programmazione
dell’organizzazione sanitaria secondo schemi chiari e definiti nei confronti di
minacce biologiche potenzialmente devastanti per la collettività». Intanto
anche questa volta i camici bianchi sono stati all’altezza della situazione e
sembra proprio avvicinarsi il sospirato momento del Te Deum di ringraziamento;
ed anche questo si eleverà come ricorso storico di altri corsi analoghi avutisi
in tempi passati e scomparsi lentamente, man mano che la memoria di essi si è
lasciata alle spalle il tempo che aveva trovato. Non approfittiamo, però, di
queste buone speranze per lasciarci andare a profusione di abbracci e di
imprudenti ed eccessivi contatti umani, anche per scongiurare altre probabili
ondate: il covid è ancora in mezzo a noi e va ancora combattuto con discrezione
e con prudenza; la scienza ormai ha fatto la sua parte, ora tocca a noi fare la
nostra con responsabilità e rispetto: sia per noi stessi che per gli altri!
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