Luci in fondo al tunnel: la speranza
Dal vagito al
rantolo è la speranza a fare da colonna sonora alla nostra esistenza. Lieto di
vederci nascere ognuno spera per noi una miriade di cose belle; al momento in
cui due giovani sposi salgono l’altare ognuno augura loro una famiglia serena e
ricca di prole; quando si ode nell’aria un triste rintocco di campana ognuno
prega Iddio di accogliere il trapassato nei regni della pace eterna. E mille e
mille altre sono le rosee speranze che accompagnano i passi del nostro cammino
terreno e ci incoraggiano ad andare avanti anche a costo di inciampi ed
ostacoli da superare. Cosa dire mai della speranza in questo sconfortante
periodo di covidianità? È da quando è apparso il virus che essa è divenuta la
nota di sottofondo di ogni nostro pensiero e il ritornello di rito in attesa
dell’accorato «ritornerà il sereno». Segregati in quarantena, isolati in zone
rosse, chiusi in casa per il coprifuoco è stata solo la speranza a consolare la
mancanza di abbracci e a riempire il vuoto di esseri cari; e, purtroppo, è
ancora essa a dare ossigeno ai nostri respiri soffocati dalle mascherine e a
farci intravedere ancora sogni da cullare e desideri da realizzare in attesa
del Te Deum da intonare allorché raggiungeremo la fatidica luce in fondo al
tunnel.
Sembra che dal vaso
di Pandora sia saltato fuori un estremo malanno ad affliggere il genere umano;
fortunatamente la speranza, ultima dea, era lì anch’essa a dare un senso al
nostro futuro. Intanto, noi uomini, come lo abbiamo gestito questo sentimento
che ci sprona ad affrontare l’avvenire? La speranza, purtroppo, è pur sempre un
termine astratto e a mio avviso è il rovescio della medaglia del destino perché
siamo noi gli unici artefici del nostro domani. La speranza, al pari del
destino, non cammina al posto nostro; essa si limita ad affiancare i nostri
passi lungo i sentieri della vita. Nel caso specifico dell’attuale pandemia ci
sono stati suggeriti dei punti da rispettare onde evitare il peggio: uso della
mascherina, igiene personale, isolamento, coprifuoco ed altro ancora. Laddove
queste regole sono state rispettate abbiamo dato anche noi un colpo di mano
alla speranza per farci intravedere un sereno futuro all’orizzonte; laddove,
invece, queste prescrizioni sono state prese sotto gamba siamo stati ugualmente
noi ad ostacolare il compito della speranza, liberata dal vaso per prospettarci
tempi migliori…ma sempre grazie alla nostra collaborazione! Anche nel caso di
una normale malattia, se il medico curante ci prescrive delle cure e noi non le rispettiamo, possiamo mai nutrire la
«speranza» di guarire? Ugualmente in questo tempo di pandemia, se vogliamo
realmente far tornare il sereno sul nostro capo affidiamoci e rispettiamo i
suggerimenti di chi si prodiga per la salute del genere umano. In questo tempo
di meditativa covidianità mi è passato spesso per la testa il pensiero che
quando Dio creò il mondo non gli diede una data di scadenza; gli prescrisse
soltanto dei ricostituenti geologici per potersi rigenerare. E questo covid 19
è appunto una ulteriore «ricetta» medica che permetterà all’uomo di continuare
il suo cammino sulla terra!
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