In danzante covidianità
Uno dei settori più frustrati dalla pandemia è
quello dello spettacolo e della cultura; purtroppo proprio quelli che hanno a
che vedere con il sacrosanto riposo settimanale, nonché per un giusto
nutrimento mentale. Fortunatamente in «campo sportivo» c’è stata una certa
ripresa delle manifestazioni anche se, per precauzioni antivirus, a porte
chiuse. Intanto sembra che la maggiore problematica adesso sia legata alle
«piste da ballo»: discoteche e danze sociali…giovani da una parte ed anziani
dall’altra. Sono questi i luoghi ancora più soggetti a rischio e ancora
maggiormente penalizzati…purtroppo!
Punto fermo della covidianità è stato, sin
dall’inizio, l’isolamento e il distanziamento sociale; questo è l’antidoto e
non ci sono se e non ci sono ma che tengano: se si vuol sopravvivere bisogna
evitare i contatti stretti e tenersi lontani il più possibile, a parte
tutte le altre sante regole di igiene personale e pubblica. Poiché centri d’age
d’or e discoteche comportano assembramenti di una certa portata, gestire queste
attività e conciliare detti punti in contrasto è risultato difficile ed ha
richiesto un compromesso di saggia dose di buon senso civico non indifferente.
Difatti, come fa l’uomo, questo animale socievole, a tenersi alla larga dai
suoi simili e non concedersi il godimento di sani svaghi ricreativi e di relax?
Come fa la nostra terza età a privarsi di quegli incontri «ballerini» che
ripagano sacrifici e rinunzie in una vita intera? È una vera tortura a cui
si è cercato di sfuggire anche sfidando i divieti di circostanza o facendo
finta che il covid fosse già qualcosa del passato. Non me ne vogliano neanche i
giovani, ma sembra proprio questo l’attuale andazzo pure degli amanti della discoteca.
Ciò premesso, cari voi
negli anni verdi e cari voi dai capelli d’argento, mi permetto di farvi
presente che nella filosofia scolastica l’uomo è definito come «animalis
rationalis». Non pensate che sia appunto questo il caso di saper fare uso di
questa umana facoltà razionale? C’erano buone
speranze di una ripresa; ma sembra che siano state distrutte dal comportamento
impulsivo cui ho appena accennato. La prevista seconda ondata, infatti, si è
verificata e, guarda caso, ha preso di mira pure i giovani che sembravano aver
quasi dimenticata la presenza in mezzo a noi del covid. Fortunatamente in
questa ricaduta la medicina è pronta all’assalto e sa cosa fare; ma noi umani
cosa abbiamo appreso dalla lezione del coronavirus? Se non vogliamo veramente
cadere nel baratro, cerchiamo di uniformarci alle nuove norme che il governo ha dovuto imporci a partire dal colorato mese
di ottobre, cercando, una tantum e almeno quando è nel nostro interesse, di
agire da «animalis rationalis»!
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