ANCHE QUESTA È AMERICA ©
(I
racconti di Giuseppe scritti dal Maestro Cuore)
LA SAINT-JEAN
Correvano
i tempi in cui a Montreal di lavoro ce n’era a bizzeffe; ma tanto a bizzeffe
che, magari, ne andava di mezzo pure la festa nazionale del Quebec, la
Saint-Jean Baptiste. Nella nostra bella provincia, infatti, fra tutte le feste
dell’anno questa è la più sentita e rispettata; e guai a chi ne tocca la data.
Il 24 giugno cade, per esempio, di giovedì? E allora è quel giorno lì che
bisogna festeggiare; e di slittamento al lunedì non se ne parla nemmeno; e
tutte le fabbriche devono restare chiuse perché la festa di San Giovanni
Battista è sacrosanta.
Comunque,
quando di lavoro ce n’è fin sulla cima dei capelli, popolo consenziente, uno
strappo alla regola qualcuno la fa, nonostante sia il giorno del santo
protettore. Perciò per quella Saint-Jean Baptiste, nella manifattura dove
prestava servizio Giuseppe, furono in parecchi a recarsi al lavoro pure quel
santo giorno; naturalmente era stata una loro libera scelta perché nessuno
aveva fatto pressione su di essi. In ogni modo lavorare in un giorno festivo fa
anche comodo in quanto ci si stressa di meno e si è pagati di più: e quel giorno lì la retribuzione oraria era il
doppio e mezzo. E ci fu tanta aria di rilassamento e spensieratezza che quando
suonò la campana di mezzogiorno colse tutti di sorpresa. Salirono in
caffetteria per il pranzo e dopo mangiato, come d’abitudine, ci fu pure chi si
fece la passatella a carte. Ritornando giù dopo la sosta, nel vedere i locali
semibui, cominciarono a chiedersi l’un l’altro: “Che succede?”, “Perché le luci
sono spente?”, “Mica si finisce adesso?”. In fondo al corridoio che portava all’ufficio scorsero il figlio del
padrone con due signori: uno distinto e incravattato, l’altro in manica di
camicia e barba folta. Da dietro una macchina di fronte alla scalinata sbucò
fuori il caporeparto che, in fretta e furia, cercava di metterli fuori alla
chetichella. «Via, via! Non vi fate vedere!» andava ripetendo a ciascuno indicando la porta. “Ma cosa è succes…” provò
a chiedere qualcuno e lui: “Presto, presto, uscite! Vi spiegherò tutto
domani!”. E ognuno se ne tornò a casa all’oscuro dell’accaduto e mezzo
preoccupato.
Quando
l’indomani Giuseppe si presentò in azienda con sguardo interrogativo, per
alcuni il mistero non aveva più segreti. Infatti quando lui chiese: “E
allora?”, si sentì rispondere: “Ma non hai ancora capito niente?”; e un altro
gli fece: “Insomma, bisogna proprio metterti le cose col cucchiaino in bocca?”;
e un terzo spiegò: “Ti ricordi di Denis, il caposquadra francese che è stato
slaccato qualche mese fa? È stato lui la causa di tutto quel trambusto di
ieri!”. Ma ecco come erano andati i fatti. Denis era una di quelle persone che,
per la loro arroganza, non vanno d’accordo con nessuno e sono malviste da
tutti. Inutile dire che era sul libro nero della compagnia e che si era in
attesa del momento opportuno per sbatterlo fuori. Siccome era pure uno di
quelli che di leggi se intendono, fu un po’ difficile raggiungere lo scopo ma
alla fine ci si riuscì. Intanto si dava anche il caso che Denis fosse tra quei
sapientoni che conoscono tutti i buchi, sanno dove muovere i passi e dove
mettere le mani…soprattutto allorché si vuole giustiziare legalmente qualcuno.
Perciò, a mo’ di vendetta, si recò dove lui ben sapeva e spiattellò che nella
ditta Tal dei Tali, situata al numero civico tot della via Caio e Sempronio, si
era soliti aprire i battenti pure il giorno della festa patronale del paese, la
Saint-Jean Baptiste. Si doveva a lui, quindi, la presenza dei due signori in
manifattura quel giorno di festa: in qualità di tutori dei sacri diritti, erano
venuti a intimare l’obbligo del precetto festivo…che da quel giorno in poi
anche lì si è presa l’abitudine di osservare rigorosamente!
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