Dal Colle alla Riviera
Ligure
L’ultima di gennaio
e la prima di febbraio sono state le due settimane che, sotto un certo aspetto,
possiamo definire come quelle “nazionali” del nostro Stivale. Anche i nostri
occhi di emigranti sono stati rivolti in Patria con emozione, commozione e
nostalgia.
Procedendo con ordine, è stato il
Colle a polarizzare l’attenzione in attesa della nomina del nuovo presidente
della Repubblica Italiana. Ed anche questa volta sono stati i politici a
mandare avanti il Paese facendolo rimanere fermo lì dov’è da sempre; hanno
cercato, come al solito, di fare un passo avanti senza avanzare affatto, in
quell’eppur si muove che fa da sfondo statico nel cosmo politico nel Paese del
“bel sì che suona”. Si trattava di dare una nuova guida alla terra che ha
prestato al nostro vessillo il verde dei prati, il bianco dei monti e il rosso
del sangue dei caduti ieri in guerra ed oggi e sempre stesi a terra da
governanti senza scrupoli. Come se non sapessero che detto momento sarebbe
giunto, hanno atteso l’ultimo minuto per decidersi a scegliere il giusto
candidato. Uno dei papabili più indicati era Draghi; ma chi mettere a capo del
Consiglio al posto suo? Indirettamente hanno fatto capire che nessuno di loro
era adatto a sostituirlo! Che ci stanno a fare, allora, lì a Palazzo…per
intrallazzo? E manco a dirlo, pure per la salita al Quirinale, tolto Draghi e
Mattarella, nessun altro aveva i requisiti per una buona scalata. Ed è così che
nessun pezzo degli scacchi è stato mosso e tutto è andato avanti come prima; ed
a missione compiuta eccoli ritornati ad alzare la cresta nel pollaio di
Montecitorio, senza immaginare di venir poi derisi dai cugini d’oltralpe: i
veri galli di un tempo!
Ci ha pensato San Remo, la settimana
successiva, a mettere su di morale il popolo italiano: quello in Patria e
quello sparso ovunque nel mondo! Ed è stato veramente all’insegna della buona
musica il primo festival del post-covid; quello che mi piace definire
dell’unicità, anche se arricchito pure dai soliti contrasti e divergenze di
look e di vedute. Alquanto all’altezza della situazione i più giovani e ancora
piena di carisma anche la vecchia guardia: non a caso l’eterno ragazzo Morandi
metteva in risalto la presenza sul podio di ben tre generazioni di cantanti.
Sì, di musica ce n’è stata tanta anche quest’anno sul palco dell’Ariston: di
alta qualità, di vario genere e densa di messaggi. E solo per questo già lo
ritengo degno di un quarto e pure di un quinto mandato il tandem Ama-Fiore. Ci
avete fatto caso alla simpatica unicità
proprio di Amadeus in quest’itala manifestazione? Ha messo alla berlina, per la
terza volta, l’incallita esterofilia dei suoi predecessori nell’arricchire il
festival con ospiti stranieri, avvalendosi come spalla unicamente del gentil sesso
nostrano. Delle cinque esimie co-conduttrici di quest’anno è stata la solare
esibizione della giovane foggiana Giannetta (and company) a farla da padrona,
surclassando addirittura la mitica Muti e la stupenda Ferilli; laddove è stata
la Drusilla a scandire la vera nota dell’unicità, unitamente all’accorata
testimonianza della Cesarini che sono state entrambe giustamente fonti di
commozione e di umana comprensione. Da parte mia mi vado ancora domandando come
mai l’osannato Mahmood non abbia mai chiesto un applauso per il non razzismo
italiano nei suoi confronti; che stupenda l’ispana Ana Mena, che ha accettato
la sua bocciatura con solare serenità. Visto che anche l’occhio vuole la sua
parte, permessivismo a tutto trend in quanto a moda e abbigliamento: dallo
spacco al nudo completo, dal provocante all’indecente. Ragion per cui tanto di
cappello alle scelte di gusto e di buon senso di giacca e cravatta, nonché di
abiti di circostanza…mosche quasi sempre più rare dell’alta moda!
Intanto San Remo è sempre San Remo e
questo ne è stato uno dei tanti, uguale e diverso dai precedenti e forse anche
dai successivi, quello che per la prima volta si è visto incorporato il
fantasanremo…un’altra gioiosa unicità nell’unicità! San Remo: lo specchio
dell’odierna italianità, e magari pure dell’intera umanità, che in un non
ancora nuvoloso passato sogna un post-covid più sereno.
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