GENTE NOSTRA
Qual’è
il ricordo più bello della vostra vita di italo emigranti? A parte quello
indimenticabile del giorno in cui mia moglie ed io convolammo a nozze, vado a
raccontarvi uno dei miei e vi assicuro che il calamaio in cui ho intinto la mia
penna questa volta è uno di quelli dove si trova ancora inchiostro doc,
ovverosia di una italianità verace. Detto ricordo è legato ad una persona che
ha fatto brillare un forte raggio di italianità nella mia mente allorché ero
ancora un fresco emigrante. É un raggio di italianità che continua ad
illuminare il mio cammino di italocanadese e cerco di trasmetterlo a mia volta,
da buon insegnante, anche nell’animo dei miei studenti…particolarmente, per
ovvie ragioni, in quelli di quinta media che, con una lacrimuccia di commiato,
saluto con questo consiglio: «Siate sempre fieri di essere dei canadesi di
origine italiana!».
Ma
ecco come si svolsero i fatti. Nel 1976 mia moglie ed io decidemmo di prendere
la cittadinanza canadese..per poter partecipare attivamente a tutti gli
obblighi politico-sociali di questo paese che avevamo scelto come seconda
Patria. Ne facemmo domanda presso gli uffici competenti, ci furono consegnati
degli opuscoli da studiare e ci fu dato appuntamento per la tale data e ad una
determinata ora presso lo studio di un giudice di pace. E fu così che, nel
giorno e all’ora stabilita, ci recammo puntuali al desiderato incontro. Venimmo
ricevuti da una distinta signora che sin dal primo sguardo ci ispirò fiducia e
simpatia; ci accolse con un bel sorriso di benvenuto e ci invitò a sederci
dinanzi a lei. Cominciò ad esaminarci e, di tanto in tanto che lei si fermava
per prendere appunti, noi esaminandi parlottavamo tra noi in italiano. Finito
l’interrogatorio, svoltosi naturalmente in lingua francese, ci fece mettere una
firma sui documenti dovuti e, congratulandosi con noi, si disse soddisfatta di
essere stata proprio lei a conferirci la cittadinanza canadese. A quel punto ci stavamo alzando per andarcene...quando
lei: «Oh no, -ci disse in lingua italiana- restate pure seduti. Adesso,
che la prassi è finita, nessuno ci impedisce di scambiarci due parole nella
nostra lingua madre!». E ci intrattenne per una buona mezz’oretta a parlare del
più e del meno e di questo e di quest’altro; e da dove venivamo e quali fossero
le nostre esperienze di vita o professionali; e di cosa facevamo e quali
fossero i nostri progetti qui in terra canadese. Dopo di che, accompagnandoci
alla porta del suo studio e accommiatandosi da noi, soggiunse: «Anche se ora siete divenuti cittadini canadesi,
continuate ad essere sempre fieri di essere italiani!».
Suppongo
che non fummo i soli italiani a passare per quel suo ufficio per ottenere la
cittadinanza o per altri motivi; e immagino pure che quel patrio consiglio
l’abbia seminato, quasi raggio di italianità, nella mente e nel cuore di molti
di noialtri italiani all’estero. Questa insigne signora della comunità italiana
di Montreal purtroppo non l’ho più rivista, ma sono sempre rimasto affezionato
a quella sua singolare raccomandazione. Dirò di più, man mano che gli anni sono
passati il pensiero di poterla incontrare di nuovo si è sempre più impossessato
di me fino a divenire quasi una specie di «speranza in una carrambata». Questo
mio sogno, purtroppo, l’ho dovuto chiudere definitivamente a chiave nel
cassetto alcuni anni fa quando, attraverso la CFMB e i settimanali in lingua italiana
di Montreal, venni a sapere che era deceduta, in veneranda età, una certa
signora Maria Marelli, benemerita della Casa d’Italia; era morta Maria Marelli
che nel corso della sua vita aveva esercitato pure la professione di «giudice
di pace». Era dunque lei la distinta signora che in quel lontano 1976 diede un
indirizzo ben preciso alla mia vita di italo emigrante!
Non
sarà che, forse, anche ciascuno di noi diventi, a volte, una magica bussola di
orientamento per chi ci sta intorno? Attenti quindi a ciò che diciamo e a ciò
che facciamo, cercando di non parlare bene e razzolare male! Ciò premesso mi
permetto di condividere con voi una massima che partecipo immancabilmente ogni
anno, da buon educatore della loro italianità, ai miei «nipotini del sabato
mattina»: «Molte persone entreranno ed usciranno dalla tua vita; ma solo un
vero amico lascerà una traccia nel tuo cuore»…ed aggiungo che per ognuno di
loro, e a questo punto anche per ognuno di voi, mi auguro di essere una di
queste preziose persone che illuminano inconsapevolmente il cammino di chi,
magari segretamente, li ammira al punto
da considerarli modelli da seguire, se non addirittura maestri di vita!
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