ANCHE
QUESTA È AMERICA ©
(I racconti di Giuseppe scritti dal Maestro
Cuore
LA CARITÀ
PELOSA
Correvano
i tempi in cui Giuseppe dimorava nella cittadina di San Leonardo, allorché
questa era scherzosamente chiamata la città di quelli che si grattavano la
testa. Abbiamo detto “grattavano”, cioè all’imperfetto, perché…valli a toccare
oggi quelli lì! La casa in cui stava in affitto si trovava sul lato sud di una
stradina a forma di ferro di cavallo. Quelli che la abitavano si conoscevano
tutti e tra loro sussistevano anche ottimi rapporti di amicizia…pettegolezzi e
dicerie di comari a parte! Il loro tenore di vita ti faceva sembrare di stare
in Italia: in uno di quei tipici vicoletti di paese. Seduti dinanzi alle case
si chiacchierava, ci si prendeva il caffè e si trascorrevano liete serate sotto
le stelle. Tra la famiglia di Giuseppe e quella di un dirimpettaio, poi, si era
venuta a creare una tale relazione che, più che amici, sembravano parenti. “Ah
Pè, -gli faceva a volte l’amico di fronte- vieni qui con Angela che ci facciamo
una partita a carte!”. E, specialmente nei week-end invernali, se ne facevano
di cenette e di partite a carte insieme. Spesso vi prendeva parte pure
Raffaele, un cognato del vicino. Raffaele era sì una brava persona, ma pure uno
di quelli che anche quando parlano devono sempre “far carte” loro. In compenso,
però, sapeva farsi ascoltare e parlava con buona favella e tanta umanità.
Giuseppe cominciò a considerarlo una persona corretta da quando raccontò di
quella lontana volta che era rimasto senza lavoro, e nemmeno a farlo apposta,
proprio quando aveva appena comprato la sua prima casetta. “Voi non sapete
-diceva fra l’altro- che pena demoralizzante per me, vedere mia moglie
andarsene ogni mattina al lavoro e io dovermene restare lì in casa perché non
mi era possibile trovare nemmeno una mezza giobba dove guadagnare qualcosa!”. E
sottolineava pure che, se fosse stato lui un datore di lavoro, sarebbe stato
molto generoso con la povera gente.
In
appresso Giuseppe cambiò casa, i suoi amici non li frequentò più tanto spesso
come prima e il loro parente, se ebbe modo di rivederlo, fu solo per motivi di
festa o per ragioni di lutto. Un tempo il nostro Peppe, quando lavorava come
capospedizioniere in una grande fabbrica di Montreal, fece amicizia con un
certo Johny, un loro abituale fornitore. Parla oggi e parla domani, un bel
giorno questo benedetto Johny non si fece scappare il nome del suo socio in
affari? “Fammi sentire un po’, -chiese subito Giuseppe nell’udire quel nome-
questo tuo socio Ralph non è, per caso, uno alto, robusto, dalla buona
parlantina e che risponde al cognome di Tal dei Tali?”. “Ma sì, è lui. -rispose
l’altro- Perché lo conosci?”. “Se lo conosco?! –confermò Giuseppe- Ce ne siamo
fatte di partite a carte insieme. Salutamelo e dagli una forte stretta di mano
da parte mia!”. Ma tu guarda solo come è piccolo il mondo e come vanno a finire
certe cose della vita. Ricordandosi di quel suo vecchio amico, Giuseppe si
compiacque per lui soprattutto per il successo che aveva fatto. Era così bravo,
sensibile, generoso che la soddisfazione di essere divenuto uomo d’affari se la
meritava davvero; meglio a lui, che era un amico, quella fortuna anziché a un
altro. E poi, aveva così
sofferto, appena arrivato dall’Italia, il poveretto!
Col passar del tempo
la manifattura dove lavorava Giuseppe chiuse i battenti e fu la sua volta di
trovarsi in mezzo a una strada…si fa per dire perché in quale famiglia di
emigranti, dopo tanti anni di America, non c’è di che poter vivere discretamente?
E poi, mica non li aveva pagati pure lui i contributi alla cassa integrazione!
Non ne valeva, quindi, la pena sfruttare un po’ anche il governo? Lo facevano
tanti quasi per abitudine! In ogni modo a quale italiano di buona volontà piace
restarsene a casa senza far niente? Perciò, la domanda alla cassa integrazione
la fece sì, ma subito si mise in cerca di un altro lavoro. Intanto, gira di qua
e gira di là, forse per l’età o forse per scalogna, vedeva chiudersi le porte
prima ancora che gli venissero aperte. Fu la moglie Angela ad aprire uno
spiraglio di luce nella confusione dei suoi pensieri. “Perché non vai a trovare
i tuoi amici Johny e Ralph?” gli disse un giorno che lo vide particolarmente
abbattuto. Ehi, ma come aveva fatto a non pensarci prima? Ci andò e appena
Ralph se lo vide davanti lo abbracciò forte forte, gli diede un paio di
amichevoli manate sulla spalla e disse: “Eh sì, mio caro Peppe, è stato un duro
colpo anche per noi la chiusura della vostra fabbrica. Il tuo padrone era uno
dei nostri migliori clienti!”. E Johny, che si era recato pure lui a salutarlo,
aggiunse: “Per quello che è successo a voi, la nostra produzione è diminuita di
un quarto e forse più!”. Finiti i convenevoli di rito, il nostro subito fece
presente che si era recato da loro perché era in cerca di lavoro. “Ma senza
dubbio, vai a fare l’applicazione in ufficio e vedremo cosa potremo fare per
te!”, gli disse Ralph con fare entusiasta e promettente. “Ma si , vai vai pure.
-soggiunse Johny- La nostra segretaria è Laura; tu la conosci: ha lavorato pure
da voi!”. E fu appunto Laura, dopo essersi salutati da buoni e vecchi amici, a
riempire la sua domanda d’impiego. “Ecco, -disse dopo avergli fatto firmare il
formulario- la tua richiesta la metto qui, sopra sopra: in assoluta priorità.
Se c’è qualcosa, sarò proprio io a chiamarti!”. Nell’andarsene, tra il sorpreso
e il deluso, Giuseppe pensò: “Ma, se mi conoscono, perché sono ricorsi a tutte
queste formalità? Non me la potevano dare subito una risposta?”. Passarono
parecchie settimane e di chiamate non se ne sentì neanche l’eco. Un altro
lavoro lo trovò ugualmente e il trio dei vecchi amici ritornò nel
dimenticatoio.
Tempo
dopo, andando con sua moglie per degli acquisti alle Galleries d’Anjou,
incontrarono gli amici della famosa strada a ferro di cavallo? “Un tipo
veramente generoso, il tuo caro cognato Raffaele. -si sfogò con l’amico, mentre
le mogli parlavano d’altro- Ero senza lavoro; sono andato da lui e mi ha
fatto…fesso e contento!”. “E a chi lo dici, mio caro Peppe? -confermò l’altro,
continuando ironicamente- Quello ormai è diventato un pezzo grosso. Non hai
notato che adesso si fa chiamare Ralph, all’inglese? È diventato grande pure di
nome. Capisci, mio caro don Peppino?”. E a don Peppino non restò che fare,
purtroppo, un’amara considerazione: “È proprio vero che il sazio non crede al
digiuno, A questo punto, però, è meglio essere poveri e rispettare il prossimo,
anziché avere il portafoglio pieno e voltare le spalle agli amici!”.
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