ANCHE
QUESTA È AMERICA ©
(I racconti di Giuseppe scritti dal Maestro Cuore)
IL SOGNO PROIBITO
Dalla caffettiera, ancora
sborbottante sul fornello appena spento, si versò una tazzina di caffè e la
sorseggiò lentamente, come per assaporarne il gusto fino all’ultima goccia. Era un lunedì di
festa, ma Angela, sua moglie, per un imprevisto contrattempo si era dovuta
recare al lavoro pure quel giorno. Cosa avrebbe fatto Giuseppe, solo soletto,
tutta la santa giornata in casa ? Uscì, prese l’auto e partì senza sapere
nemmeno lui dove andare. Ad una fermata d’autobus, poco lontano, la sua
attenzione fu attratta da una sagoma di donna. Più si avvicinava, più si
rendeva conto che era proprio lei, Clara la moglie del suo migliore amico. Lei
pure lo riconobbe e non ci fu bisogno né di invito, né di richiesta per un
passaggio in macchina. Dopo i convenevoli, fu lui a rompere il ghiaccio: “E
allora, come stai, Clara? Non mi dire che stai andando a lavorare!”. E lei: “Oh
no, oggi lavora solo Franco. Per non restarmene tutta sola in casa, ho pensato
di andare a curiosare un po’ a Place Versailles!”. Al che lui soggiunse: “Bene,
allora ti accompagno. Anche mia moglie lavora e io pure me ne sono uscito per
non annoiarmi in casa!”.
A
dire il vero, quell’imprevisto incontro mattutino aveva fatto piacere a
entrambi. Nutrivano dentro, infatti, una reciproca simpatia che erano sempre
riusciti a tenere ognuno per sé, senza mai lasciarla trapelare a nessuno. Tutto
sommato, tra le loro famiglie ogni cosa era sempre andata liscio come l’olio. I
mariti erano amici per la pelle, le mogli sembravano più che sorelle; perché
dunque incrinare quel limpido specchio di rara amicizia familiare? Quel giorno
più che mai, entrando e uscendo dalle buotiques, girovagando di qua e
gironzolando di là, il tarlo della loro segreta attrazione dovette avere un bel
daffare per starsene rintanato nei loro cuori e non uscire allo scoperto. Così
vicini l’uno all’altra come non lo erano mai stati prima, tanto uniti che solo
la mancata mano nella mano poteva far pensare che non erano marito e moglie,
dovette di sicuro essere passato più di qualche volta nella loro mente lo
stesso pensiero: “Ma perché non ci siamo conosciuti prima?”.
Fu
verso mezzogiorno, quando erano seduti a uno snak bar, che decisero di fare un
salto allo chalet di campagna dove lui aveva qualcosa da sistemare. Un
lavoretto da poco che avrebbe permesso loro di essere nuovamente in città prima
dell’ora di chiusura delle fabbriche. E così, regolato il conto, eccoli subito
in macchina per andarsi a prendere una boccata d’aria pura in piena campagna; e
la giornata era proprio una di quelle ideali per trascorrere qualche oretta
all’aperto. Imboccando l’autostrada verso il nord lui disse: “Ecco, mentre io
eseguo le mie riparazioni, tu puoi approfittare del bel tempo per fare
bicicletta!”. Poiché non c’era troppo traffico in una mezz’oretta, a velocità
sostenuta, avrebbero raggiunto la meta. A tratti fischiettando, a tratti
discorrendo con lei era quasi giunto in fondo al rettilineo che porta alla
curva prima dell’uscita da prendere; sul contromano, proprio da quella curva,
sbucò una macchina rossa che attirò subito la loro attenzione. Era appena
sfrecciata al di là dello spartitraffico che lei esclamò: “Ma quella non era la
macchina di tua moglie?”. E lui: “Ma non era tuo marito quello accanto a
lei?”. “Hai capito i due? -commentò lei
a mezza voce- Stupidia io che ho represso i miei sentimenti per sensi di
scrupolo!”. Al che lui, rallentando, sussurrò: “Cosa hai detto? Allora anche
tu…?”. E, guardandola negli occhi, vi lesse
il suo stesso desiderio! Le poggiò una mano sulla spalla e la lasciò
scivolare giù dal suo braccio fino a prenderne la sua. Se le strinsero e se le
tennero serrate sin quando lui non parcheggiò la macchina dinanzi alla porta
dello chalet. Ansiosi, quasi tremanti, aprirono ed entrarono. Cingendosi l’un
l’altra i fianchi, si avviarono direttamente verso la camera da letto. Ma sì, a
quel punto lì era più che giusto realizzare quel sogno custodito da anni in
fondo ai loro cuori. Lui aveva già iniziato a sbottonarle la blusa quando lei,
respingendolo con scrupolosa delicatezza fuori dalla stanza, quasi parlando a
sé stessa disse: “E se per caso non erano loro? E se, pur essendolo, fossero
venuti qui così come lo stiamo facendo noi…in tutta amicizia?”.
Allorché
Giuseppe rientrò in casa, Angela stava già apparecchiando per la cena. “E la
macchina?” chiese lui dopo averle dato un bacio sulla fronte, come era solito
fare rincasando. E lei spiegò: “Ti ho telefonato tutta la giornata per dirti
che stamattina, recandomi al lavoro ho avuto un incidente, ma non ti ho mai
trovato. Stasera mi ha riaccompagnata il marito di Clara. E dire che pure lei
oggi era introvabile. Ma tu, a proposito, dove sei stato?”. “Proprio assieme a lei; -rispose lui
sinceramente- l’ho incontrata per caso e siamo andati in campagna. Mentre lei
faceva bicicletta, io ne ho approfittato per aggiustare la porta del salotto.”…e,
fortunatamente, continuarono a vivere tutti felici
e contenti!
P.S. Al tempo in cui avvennero i fatti
il cellulare non era tanto in voga così come oggi.
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