
Luci in fondo al tunnel: fede e scienza gennaio 2021
Indietro nel tempo nei momenti
di calamità corporali o di avversità naturali ci si rivolgeva a Dio per
scongiurare le avversità che giungevano ad affliggere l’intera umanità. La medicina veniva sì in soccorso
delle genti, ma le sue vedute di allora poco potevano di fronte ai malanni che seminavano
morte e spavento nel mondo di quei tempi. Anche lontano dalla Madre Patria,
noialtri emigranti, abbiamo trapiantato la caratra dizione delle feste patronali…santa
costumanza a cui, causa coronavirus, abbiamo dovuto dare un attimo di tregua. Anticamente
erano appunto i santi patroni che debellavano miracolosamente i flagelli ch esconvolgevano
contrade, paesi e città.
Detti momenti
di sconcerto sembravano quasi essere “passati alla storia”…soprattutto alla
luce della moderna medicina che, grazie alla scienza e alla ricerca, sembra aver
soppiantato la fede e la preghiera! Ed invece un invisibile “alito soffocante”
è venuto a rimettere in discussione la stessa vita del genere umano. Con
solerzia i virologi sono prontamente passati all’attacco ed hanno già trovato vaccini
adatti a respingere il nemico. Ma basterà la scienza da sola a proteggere la
vita sulla terra o s’incombe il dovere di rivolgere ancora gli occhi al cielo
per proiettare nello spazio l’arcobaleno del “tutto andrà bene”?
Il
sospirato 2021 ha fatto il suo ingresso in mezzo a noi. Il vaccino pure è
giunto più che puntuale a confortare le speranze dell’uomo. Anch’esso però, il
virus ha preso una variante più rapida e nociva. Affidiamoci alle encomiabili doti
dei camici bianchi e alle capacità dei ricercatori; ma, per avvicinarci più
velocemente alla luce in fondo al tunnel, non sarebbe consigliabile rimettersi
pure nelle mani di Dio, secondo i dettami dei nostri antenati? Infatti, quanti
di noi non hann pensato, appena comparso il covid 19, che era forse un castigo del
cielo?
Che
sconforto intanto, in questo periodo di pandemia che non accenna a finire, quei
tanti trapassi senza l’abbraccio di una prece amica!
Luci in fondo al tunnel: il PICAI in rete febbraio 2021
Adesso che ci penso un tentativo di insegnamento a
distanza l’ho fatto anch’io in seno al PICAI. In un determinato anno fu bandito
un concorso che aveva come premio il “patentino” di istitutore per accompagnare
dei bimbi di scuole elementari per una vacanza di due settimane a Pestum in
provincia di Salerno in Campania. Ci fu pure assegnato un programma da svolgere
che, però, poteva essere effettuato in classe solo se tutti gli studenti fossero
stati d’accordo; solo pochi alunni si dichiararono interessati e, quindi,
dovetti ammainare le vele per la traversata verso “o paese d’o sole”. Notanto,
però, un accorato rammarico in quelli che erano favorevoli al progetto, chiesi
l’attenzione della scolaresca e feci una proposta: “Sentite ragazzi, visto che
non ci sono le condizioni per prepararci in classe posso mettermi a
disposizione di chi ne ha voglia via telefono e via e-mail”. E fu così che prese
piede quella singolare avventura didattica che, complice il covid, oggigiorno sta
divenendo, grazie ai mezzi di informazione odierni, di normale routine in quasi
tutte le scuole del globo. Intanto fu sì una bella esperienza, ma quando il
sabato mattina contattavo i miei alunni de visu era tutto molto più socievole e
reale perché, detto tra noi, l’habitat naturale dell’educazione e
dell’istruzione resterà sempre e soltanto la scuola. Anzi mi chiedo quale
ripercussione avrà questo nuovo sistema educativo nell’impatto di quella futura
società che da oggi in poi appunto la scuola andrà preparando.
Detto questo, o meglio ho detto questo perché anche il PICAI, in questi momenti
di covidianità, ha avuto i suoi piccoli o grandi problemi che siano. Il covid
ha obbligato anche il nostro Ente linguistico ad adeguarsi ai tempi che corrono
interrompendo i corsi e adattandosi alle
norme di igiene sanitaria e di distanziamento sociale. Personalmente è già da
anni che non insegno più il sabato mattina, ma mi sento sempre un membro dell’Istituzione
ed il mio pensiero non può non seguirne il cammino…anche perché passo spesso dinanzi
alla Leonardo da Vinci dove sono stato di casa per oltre un quarto di secolo.
Ed allora mi fa piacere farvi partecipi del fatto che, dopo l’oscura pausa
dovuta al virus, dal prossimo 30 gennaio le lezioni riprenderanno, anche se con
un nuovo palinsesto dovuto al rispetto delle nuove norme educative e dei nuovi sistemi
di insegnamento “telematico”; oltre al sabato verranno impartite delle lezioni
pure la domenica mattina per venire incontro alle esigenze dei vari studenti.
Quindi anche il PICAI si è dovuto inchinare all’insegnamento a distanza tramite
le varie piattaforme on rete come per esempio via zoom nel nostro caso specifico.
Il presidente Piero Iannuzzi ha accennato pure ad un insegnamento ibrido (in
classe e on line) per quanto riguarda il futuro dell’insegnamento della lingua
e cultura italiana del sabato mattina. Ne approfitto per sottolineare che lo
scorso 29 gennaio, grazie appunto all’applicazione zoom, ha potuto aver luogo
la riunione generale dei soci del PICAI; zoom, lo strumento in rete che ha
onorato col dono dell’ubiquità pure questi epici missionari della nostra
lingua! E sono contento di questo sprazzo
di luce e di quest’aria di positività che è giunta a circondarlo perché è già
la seconda volta, in questo terzo millennio, che l’Ente è soggetto a qualche scossone
di vitale importanza.
Fortunatamente, mitico tempio della lingua italiana a
Montreal, anche stavolta, quasi Fenice, è come rinato dalle ceneri di questa
fatale pandemia. Fortunatamente anche stavolta il “carrozzone” si è rimesso in
carreggiata per dirigersi con buone speranze incontro alla luce in fondo al
tunnel.